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L'impatto ambientale delle estrazioni petrolifere: il caso "Pertusillo", da cui proviene l'acqua potabile pugliese

11 21 estrazione petrolifera nei pressi del pertusilloNOCI (Bari) - Dopo il racconto dell'ex operaio della discarica Martucci a Conversano, Domenico Lestingi, sul grave problema dello smaltimento dei rifiuti nel nostro territorio, per il ciclo di incontri "Terra Madre" organizzato da Differenzia Noci, sabato 21 novembre si è parlato di un altro tipo di smaltimento, quello degli scarti dell'estrazione petrolifera e dell'attività petrolifera in sè.

Ospiti e relatori la professoressa Albina Colella, ordinaria di geologia dell'Università della Basilicata, in contrasto con l'ENI per aver rilevato differenze tra le sue e le loro analisi delle acque di cd. La Rossa in Val d'Agri ed il giornalista Giorgio Santoriello, autore di numerose ed importanti inchieste su Basilicata24 intorno all'estrazione petrolifera in Basilicata e le sue possibili ricadute sull'ambiente. Ancora una volta un caso vicinissimo alla Puglia, i cui rubinetti sono giornalmente alimentati dalle acque del lago lucano del Pertusillo, grazie al servizio dell'Acquedotto Pugliese, ma cosa succede vicino e all'interno di questo bacino d'acqua?

L'IMPATTO AMBIENTALE DELL'ESTRAZIONE PETROLIFERA: Il lago artificiale Pertusillo, in Val d'Agri, è vicino alla sponda di estrazione petrolifera della regione Basilicata, terra ricca di risorse minerarie ed energetiche e quindi polo d'attrazione anche delle compagnie petrolifere. Sono ben 27 i pozzi petroliferi vicini all'invaso del Pertusillo, ma la domanda è: quale impatto ambientale provoca, eventualmente, l'attività di estrazione petrolifera? Ovviamente lo sversamento del petrolio stesso o dei rifiuti della sua lavorazione nelle acque attigue, a seguito di incidenti durante il trasporto, comporterebbe un rischio di inquinamento diretto, ma non si riducono solo a questa le conseguenze dell'estrazione e lavorazione petrolifera e la professoressa Colella le indaga in un primo caso "letterario" e documentaristico, rappresentato dal suo libro "L'impatto ambientale del petrolio. In terra, in mare", con fotografie, dati, rilevamenti e analisi.

SMALTIMENTO DELL'ACQUA DI SCARTO: In primis: l'estrazione del petrolio comporta la separazione dello stesso dall'acqua presente nel sottosuolo accanto allo strato di greggio. Questa acqua è fortemente inquinata e deve perciò essere eliminata e qui ritroviamo, come per il caso dello smaltimento dei rifiuti, il problema della depurazione o della lavorazione dell'agente di scarto, al quale il nostro territorio non sarebbe ad oggi in grado di rispondere in maniera adeguata. Partendo dalla consapevolezza che per un barile di greggio si producono 159 litri di acqua, immaginate le quantità industriali di questo liquido di scarto. Le opzioni di smaltimento sono due: la depurazione al Tecnoparco di Val Basento e la reimmissione post depurazione o la reiniezione nel sottosuolo, ma in entrambi i casi vi sono rischi di insuccesso. La professoressa lucana mostra le acque verdi del Basento, un verde olivastro, mettendo in dubbio l'effettiva depurazione delle stesse, mentre per la reiniezione deve essere assicurata l'impermeabilità meccanica dei pozzi, al fine di evitare lo sversamento nelle falde acquifere.

MONITORAGGIO DEL PERTUSILLO? - Se quest'ultimo si attesta tra i rischi della lavorazione del greggio, la falda acquifera del Pertusillo, che fornisce per il 34% la Basilicata per uso agricolo e per il 65% la Puglia, soprattutto per USO POTABILE, tramite il servizio dell'Acquedotto Pugliese, la possibilità di accertare l'effettivo inquinamento di queste acque e soprattutto dei suoi sedimenti (sulla valle del lago, si intende) è concreta. Gli organi imputati a questo lavoro di monitoraggio ed analisi dovrebbero essere l'Arpab (Agenzia Regionale per la protezione dell'ambiente) e le aziende petrolifere stesse, in primis, ma la professoressa sostiene che il primo ente non abbia personale qualificato per farlo e le seconde (ricordiamo la sua querelle con l'ENI che le grava ad oggi una condanna in primo grado a 9 anni di reclusione, 5 per concussione e 4 per peculato in seguito alle sue analisi sul caso) non starebbero monitorando e analizzando al meglio la questione, a quanto pare.

DATI D'INQUINAMENTO - Il lavoro d'analisi risalente al 2011 della professoressa e della sua equipe è pubblicato nel suo libro e parla di sostanze inquinanti dell'invaso del Pertusillo sulla sponda interessata dalla lavorazione petrolifera e le motivazioni potrebbero essere sversamenti o cattiva lavorazione della materia prima, appunto. I dati parlano di altissima concentrazione di idrocarburi (600 volte superiore ai limiti) e metalli, presenti nella fonte primaria di approvvigionamento dell'acquedotto pugliese: quest'ultimo, secondo le cronache recenti, ne sarebbe consapevole e per questo preleverebbe l'acqua nello strato di mezzo, perchè sarebbe la parte meno interessata dall'inquinamento, ma per la Colella non è questa la soluzione migliore. Un altro dato che ha allarmato sulla situazione del lago è stata la moria di pesci, capitata nel periodo estivo, che ha portato all'analisi della fauna lacustre da parte dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale su dati registrati tra 2012 e 2013: risultato? I pesci risulterebbero contaminati da idrocarburi, metalli pesanti e microcistine, quest'ultime altamente dannose per la salute dell'uomo.

TRASPARENZA E INFORMAZIONE - Peccato che l'IZS e l'Azienda Sanitaria di Potenza non abbiano dato alla ricerca il giusto peso, parlando invece di esiti negativi: fu l'IZS, però, nel 2010, a far luce sulla contaminazione con il dott. Chiaravalle, come citato nel racconto di Santoriello. In quella stessa conferenza stampa di presentazione dei risultati, l'allora presidente Arpab, Sigillito, abbandonò in senso di dissenso l'importante evento informativo. E ancora, sempre Santoriello ed il "settore inchieste" di Basilicata24 parlano con sicurezza della consapevolezza da parte della regione della contaminazione nelle aree di estrazione lucane dal 2009, delle acque, ma anche degli alimenti coltivati sulle terre attigue e che arrivano poi in tavola, grazie al lavoro di monitoraggio di Metapontum Agrobios: nel 2008 le falde della Val d'Agri erano piene di cloroformio come ad Augusta, in Sicilia, dove per questo problema si sono registrate addirittura mutazioni fetali, nonchè alta mortalità. In questi giorni si è parlato di un'operazione di bonifica della zona interessata, quasi un silenzioso assenso della criticità del territorio, ma nulla di chiaro: Santoriello lamenta in questo senso la mancanza di trasparenza dei dati da parte dell'Acquedotto Pugliese. Il cittadino merita di avere tutte le informazioni su ciò che accade sul suo territorio e che potrebbe inficiare la sua salute e quella dei suoi simili, art. 32 della Costituzione, ma un grazie doveroso e sentito va agli autori di queste inchieste giornalistiche, documentaristiche e di ricerca che hanno posto l'attenzione sulla gravosa questione dell'impatto ambientale da estrazione petrolifera. E' grazie al loro lavoro, nonostante pressioni e difficoltà, che possiamo oggi parlarvi di questo ed instillare la voglia di verità ed informazione intorno a queste papabili minacce alla salute umana e ambientale.

11 19 colella santoriello

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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