Centro studi del dialetto nocese, dalle gnostre il grande contributo della comunità

08-09laerafusillogabrieleNOCI (Bari) - Il Centro Studi del Dialetto Nocese comincia a disporre di alcune basi. Si tratta di basi fatte di persone e di cultura immateriale che viene trasmessa in maniera orale; si tratta di basi fatte di ricerche all'interno delle famiglie e confronti di piazza. La dimostrazione di quanto sta accadendo l'abbiamo vissuta, lo scorso giovedì 7 agosto a Largo Torre, insieme ai membri delle due associazioni culturali Presidi del Libro e Uten e della Cooperativa Meridies in occasione dell'iniziativa intitolata "Tutte i pète servene o puarète".


08-09pubblicolargotorreNon una scelta casuale, tantomeno un'indicazione pervenuta dall'alto. La location nella quale la suddetta iniziativa ha avuto luogo è stata selezionata volutamente dagli organizzatori. Largo Torre, nei suoi tratti storici e caratteristici, è stata designata per trasmettere al meglio concetti quali "vita di comunità", "scambio d'esperienze", "messa in comunione di beni e ricchezze", proprie di una comunità che in quei luoghi – nelle gnostre - e nel tempo non ha fatto altro che viverle usufruendo di un unico importante canale, il dialetto. Dall'interno della gnostra "più alta di Noci" dunque, più volte qualificata come "mamma di figli" o "nuvola buona nel cielo", sono state lanciate, lo scorso giovedì, nozioni legate all'uso della lingua, al fine di incentivare tutta la cittadinanza nocese a collaborare per raccogliere quante più espressioni, detti e parole in vernacolo nocese affinchè l'Accademia possa dare il via allo studio partendo da una solida base. E' nelle gnostre che Noci ritrova le storie della sua comunità; sono le gnostre che hanno visto passare uomini e bambini, donne e anziani; è dalle gnostre che il patrimonio di una comunità può essere trasmesso alle future generazioni, proprio come hanno cercato di spiegare i tre relatori della serata Giovanni Laera, Mino Fusillo, Mario Gabriele e il presentatore, membro dei Presidi, Gianni Tinelli

Dopo una lunga introduzione pensata attraverso la lettura di una poesia di Mino Fusillo intitolata "A gnostre de sobbe a torre", trascritta e letta da Mario Gabriele, la parola è stata immediatamente passata a Giovanni Laera, esperto di linguistica (tutti e tre i relatori della serata sono in foto in alto). Egli, dall'immenso dizionario del dialetto nocese che attende ancora di essere completato, ha volutamente pescato la parola "criùs" per spiegare al pubblico presente quanti altri sinonimi girano intorno alla suddetta parola che sta ad intendere la "stranezza" di una persona. Questa parola deriverebbe altresì da un curioso stravolgimento della parola latina "curiosus" effettuato dalla popolazione nel tempo. "Questo sta a significare" ha difatti commentato "che per lo studio del dialetto è necessario prendere in considerazione l'evoluzione dell' ETIMOLOGIA POPOLARE, ovvero di quegli aspetti del dialetto che sono mediati dalla nostra cultura". Motivo per cui, a partire da questo momento in poi, coloro i quali hanno lanciato l'dea di costituire un centro studi del dialetto, raccoglieranno quante più espressioni, parole o detti possibile. "La presenza di tutta la cittadinanza" ha commentato ancora Laera, "dimostra quanto ci sia bisogno di prendersi cura del dialetto: se non c'è comunità non c'è dialetto".

Detti, parole ed espressioni: il materiale di cui il centro studi ha bisogno per poter procedere nel suo percorso di fondazione è possibile farlo recapitare recandosi presso la sede dell'Uten di Via De Pretis o inviando una mail all'indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. . Fra i progetti futuri dei fondatori rientrano infine altre due iniziative: dar vita ad un dizionario con traduzione Italiano-Nocese, tradurre parti di alcuni grandi classici della storia in dialetto. Per far ciò ci sarà bisogno di tutti i cittadini nocesi e che ognuno porti la sua pietra "o puarète", proprio come il pubblico ha fatto lo scorso giovedì a Largo Torre, dando prova di cittandinanza attiva e di cura del patrimonio comunitario.

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