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Don Giovanni Intini nuovo rettore della Cattedrale di Monopoli

06-23-don-giovanni-intiniNOCI (Bari) - Nella giornata di venerdì 20 giugno 2014 il Vescovo Mons. Domenico Padovano ha ufficializzato il trasferimento dei sacerdoti nel territorio della Diocesi Conversano Monopoli. Al nocese Don Giovanni Intini (in foto) è stato chiesto in particolar modo di sostituire Don Vincenzo Muolo (in pensione) nella guida della Cattedrale della Madonna della Madia di Monopoli.

Sia per Don Giovanni Intini che per la comunità monopolitana si tratta di una richiesta molto particolare. Per Don Giovanni Intini si tratterebbe infatti di un incarico ben diverso rispetto a quello ricoperto sino a questo momento (egli è stato Padre Spirituale presso il Pontificio Seminario Regionale 'Pio XI' di Molfetta); per i fedeli monopolitani invece si parla di un vero e proprio allargamento della comunità: alla parrocchia della Madonna della Madia vengono difatti inglobate anche quella di San Francesco d'Assisi (meglio conosciuta come "L'Amalfitana) e quella dei SS. Apostoli, accorpate per decisione del Vescovo. Dinanzi a questa novità abbiamo dunque deciso di intervistare direttamente Don Giovanni Intini e capire quali siano le sue reazioni e le sue riflessioni.

Don Giovanni, nonostante le indiscrezioni dei primi tempi, come ha colto questa novità ad avvenuta ufficializzazione? 

"In questi casi c'è sempre grande trepidazione, perché si tratta di assumere la responsabilità di una parte del popolo di Dio e accompagnare nel cammino di fede nuovi fratelli e sorelle. La trepidazione è normale, tuttavia penso che il Signore non ci fa mancare mai la forza dall'alto perché tutto vada per il meglio".

Accettare questo tipo di incarico per lei significherebbe vivere un passaggio davvero molto importante: da Padre Spirituale incaricato presso il Pontificio Seminario Regionale 'Pio XI' di Molfetta diventerebbe pastore di una comunità diversa, forse molto più vasta. Cosa pensa a riguardo? E quale riflessione si sente di esprimere?
"Certamente, si tratta di due servizi completamente diversi, anche se entrambi impegnativi a loro modo. Magari il lavoro in Seminario è più nascosto ma formare i giovani al sacerdozio ministeriale non è cosa da poco. Il lavoro pastorale in una parrocchia è più visibile e ha fatiche diverse, perché chiede di accompagnare persone di età diverse nella crescita di fede e cercare di portare il vangelo "fuori dalla Chiesa" come spesso Papa Francesco ci sta chiedendo".

Ha avuto modo di conoscere l'operato di Don Vincenzo Muolo? Come lo considera e quali "doveri" sente di avere nei confronti della comunità da lui seguita fino a questo momento?

"Don Vincenzo Muolo ha svolto con zelo il suo ministero in tutti questi anni e ha formato nella fede tante generazioni di credenti monopolitani e lo ha fatto soprattutto attraverso la devozione mariana alla Madonna della Madia. Paolo VI nella Marialis cultus ricordava che la devozione alla Vergine è per l'uomo in cammino verso la conquista della sua pienezza, un aiuto potente. Certamente anche in futuro tutti avremo bisogno del suo contributo sapiente di uomo di fede e profondo conoscitore delle tradizioni della sua terra. Per quanto mi riguarda c'è da parte mia e dei miei Confratelli che mi affiancheranno, tutta la buona volontà a inserirci con discrezione nel tessuto ecclesiale e civile del popolo di Monopoli per camminare nel solco tracciato da Don Vincenzo, padre nobile di questa grande comunità".

Quali saranno i primi passi da seguire secondo lei affinchè questa nuova comunità possa accogliere il suo nuovo pastore che viene ad operare nella "Vigna del Signore"?

"Personalmente non ho avuto tempo e serenità per pensare ai programmi futuri, però sono convinto che i programmi non nascono dall'alto, già pronti ma si costruiscono sul territorio, con le persone, nel rispetto dei vissuti e dei cammini concreti. L'unica cosa certa è che sarà il Vangelo di Cristo a guidarci e illuminarci per costruire rapporti e legami nuovi e sereni. Da parte di tutti serve disponibilità ad accoglierci con fratelli e sorelle in cammino per fare insieme quel tratto di strada che il Signore vorrà e per il tempo che vorrà. Mi è stato insegnato a considerare la responsabilità pastorale non come un potere di comando da esercitare ma come una forma di servizio per la crescita umana e cristiana di tutti, e con questo stile intendo ripartire in questa nuova avventura".

 

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