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Martino Trisolini: "La Leopolda? Un luogo in cui la sinistra individua i problemi e cerca le soluzioni"

10-28-leopoldaNOCI (Bari) - Martino Trisolini (in foto il primo da sinistra), coordinatore nazionale di Adesso!Italia,   cioè la rete nazionale di comitati che sostengono il segretario del PD Matteo Renzi, non poteva mancare certamente all'appuntamento della Leopolda a Firenze nello scorso week-end. 

NOCI24.it lo ha intervistato per conoscere dall'interno questo appuntamento, ormai giunto alla sua quinta edizione, che punta a trasformare ed innovare le modalità di partecipazione alla vita politica nazionale. Vetrina politica per Renzi, il suo Governo ed il suo PD o reale cambiamento del rapporto cittadino-politica? Ecco cosa ci ha detto Trisolini. 

Coordinatore Trisolini, dal suo punto di vista come descriverebbe l'esperienza della Leopolda?

La Leopolda è l’esemplificazione più evidente dell’evoluzione della partecipazione alla vita politica in generale e a quella del Partito Democratico in particolare. E’ inutile girarci intorno: Il percorso di identificazione e di adesione individuale ad un partito politico attraverso il tradizionale tesseramento, oggi, è in crisi profonda. Il senso di appartenenza ad una comunità oggi tende ad esprimersi, più che simbolicamentte con una tessera, attraverso l’adesione a scopi, progetti e idee ben definite. La Leopolda è questo. Non un luogo in cui la sinistra si incontra per discutere astrattamente della propria identità. Ma un luogo in cui la sinistra individua i problemi e cerca di dare le soluzioni, guardando all’Italia di oggi e soprattutto a quella di domani. In questa cornice tutti coloro interessati a dare un contributo costruttivo possono farlo. Indipendentemente dal fatto che si sia tesserati o meno.

Che rapporto c'è tra la Leopolda ed il PD?

Ieri alla Leopolda c’erano ministri, parlamentari, amministarori del Pd. Ma soprattutto c’erano tanti amici che lo scorso anno avevano partecipato a questo evento solo per curiosità e a titolo individuale. Quest’anno sono tornati dopo un anno di militanza attiva, nel partito e fuori dal partito. Quindi il legame tra Leopolda e PD è fortissimo ed è alla base del fantastico risultato registrato alle europee. Perchè se da un lato è vero che la partecipazione agli attivi di circolo ristagna, se è vero che nuove teste in grado di attrarre consenso sono viste in molti casi non come risorse, ma come un pericolo per chi ha la mania del controllo, è anche vero che ci sono tante associazioni che coinvolgono un gran numero di partecipanti e che stanno riscrivendo l’agenda del Partito Democratico. Penso ad esempio ad Adesso!Italia, associazione di cui sono coordinatore nazionale, o al laboratorio campano della Fonderia, ai GD, ai Futuredem. Oltre alla Leopolda naturalmente. La sfida deve essere ora quella di strutturare e valorizzare una così grande mole di entusiasmo e voglia di partecipare che sarebbe un grande peccato disperdere.

Qual è stato il contributo di Adesso!Italia alla Leopolda?

Un contributo di proposte e idee. Alcuni responsabili delle aree tematiche di Adesso!Italia hanno coordinato i tavoli di lavoro nella giornata di sabato. La scorsa settimana abbiamo altresì consegnato a Roma, al vicesegretario Guerini, un documento programmatico che raccoglie le relazioni redatte dai coordinatori di Adesso!Italia al termine del lavoro svolto dai tavoli tematici in occasione della nascita della nostra associazione a Firenze lo scorso settembre.

Lei è un renziano della prima ora, come giudica il lavoro finora messo in campo dal premier? Quali meriti? Quali critiche?

Direttore mi permetta anzitutto di dire che l’etichetta di renziano della prima ora ha ormai poco senso. Il fatto di aver sostenuto Matteo sin dal primo momento non mi rende titolare di un privilegio o di un diritto di prelazione rispetto a chi ha iniziato a farlo in seconda o in terza battuta. Oggi la sfida è tra chi vuole cambiare e chi vuole conservare. Io sarò sempre con chi vuole cambiare, siano essi sostenitori dell’ultim’ora o amici che al congresso hanno sostenuto altri candidati. Il grande merito che riconsco al Preidente del Consiglio è quello di aver dato alla sinistra un leader finalmente in grado di esercitare la sua leadership, anche a costo di dividere. Fino a qualche tempo fa per il nostro mondo leader era colui che riusciva a mettere d’accordo tutti, colui che riusciva a trovare una sintesi tra capibastone. Con il risulato che ci si occupava più di spartizione di poltrone che delle risposte da dare ai disoccupati, ai precari, agli insegnanti, alle imprese, alle famiglie. Per fortuna, al netto delle scelte che il Governo sta compiendo, rispetto alle quali si può essere più o meno d’accordo, ora finalmente si decide e si governa. Quali critiche? Subito dopo il congresso che lo ha eletto Segretario, confidavo in una azione più energica per liberare il partito, specie in periferia, dalla cappa opprimente delle correnti e dei gruppi di potere. Poi però ho capito che non possiamo sempre chiedere agli altri di risolvere i nostri problemi. Non possiamo sempre piangerci addosso. Toccherà a noi se lo vorremo, se quotidianamente con pazienza e fatica faremo germogliare i semi del cambiamento.

Come vede la situazione interna al PD a livello nazionale?

In un partito che è al 40% è del tutto naturale che ci siano diverse sensibilità. Così come è naturale che devono essere garantiti tutti gli spazi di confronto possibili e il diritto di dissentire. Detto questo, Matteo Renzi non è diventato segretario attraverso un colpo di stato. C’è stato un regolare congresso culminato, dopo ampio confronto e dibattito, con le primarie dell’8 dicembre scorso e che ha eletto lui così come tutti gli organismi dirigenti del partito. Chi ha vinto il congresso, con le sollecitazioni e la colloborazione critica di chi il congresso lo ha perso, ha tutto il diritto di portare avanti le proprie idee e il proprio programma. In questi ultimi mesi sto apprezzando molto Matteo Orfini, il Presidente del nostro partito. Orfini non è un renziano, è un esponente della minoranza. Tuttavia dal giorno dopo il suo impegno non è stato quello di strutturare la minoranza come opposizione interna al Segretario del partito, con l’obiettivo di rovesciare i rapporti di forza e sovvertire l’esito del congresso. Orfini, pur rimanendo fedele alle proprie idee, sta lavorando affinchè le distanze tra chi oggi esprime la leadership del partito e la minoranza interna si accorcino, in un difficile, ma necessario sforzo di sintesi che consenta di tenere insieme diverse sensibilità. Credo sia questo il modo più giusto per essere comunità.

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