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Centro antiviolenza “Andromeda”, avviata la formazione degli operatori di rete

centro anti violenzaPUTIGNANO (Bari) - Con il modulo “La Lotta alla Violenza di Genere in Puglia: Strategie di Prevenzione e Contrasto” tenuto dalla dott.ssa Giulia Sannolla, referente per l’'Assessorato al Welfare della Regione Puglia, il Centro Antiviolenza “Andromeda” di Noci gestito in A.T.I. dalla Cooperativa Sociale “Comunità San Francesco” e dall’Associazione di promozione sociale “Sud Est Donne”, ha dato inizio al percorso formativo per le operatrici e gli operatori della rete antiviolenza, alla presenza delle istituzioni del territorio rappresentate dall’Assessore ai Servizi Sociali Gianluca Miano e dalla Coordinatrice dell’Ufficio di Piano Giulia Lacitignola.

La Coordinatrice dell’Ufficio di Piano, presentando l’iniziativa, ha ribadito il concetto della costante culturale come fattore alla base del fenomeno della violenza femminile. Per questo, ha detto che “è importante intraprendere percorsi come questo avviato dal CAV “Andromeda” (…….) che danno l’opportunità agli operatori della rete di mettere in circolo le loro competenze a favore delle donne vittime di violenza”. La dott.ssa Lacitignola ha parlato anche del progetto Gemma, che prevede diverse iniziative per aiutare le donne vittime di violenza nel loro percorso verso l’autodeterminazione quali: l’aumento delle azioni di sensibilizzazione, l’orientamento lavorativo delle donne,  l’impegno nell’attivazione di percorsi di rieducazione degli uomini che usano dinamiche violente.

La dott.ssa Antonia Cairo della Comunità San Francesco ha ribadito l’importanza fondamentale di “attivare” un linguaggio comune esteso a tutti gli operatori della rete.

Anche la Coordinatrice del CAV “Andromeda” Angela Lacitignola ha condiviso l’importanza che gli operatori della rete possano dare alle parole lo stesso significato. Questo aiuta a svolgere un lavoro di rete integrato, indirizzato verso l’accoglienza e l’accompagnamento concreto delle donne vittime di violenza. ‘Il lavoro dei centri antiviolenza deve essere integrato con i servizi istituzionali (servizi sociali, consultoriali, ASL, Forze dell’Ordine, ecc.), altrimenti si acuisce nella donna quella frammentazione dovuta alla violenza, alla solitudine ma anche all’ascolto giudicante, alla svalutazione delle sue capacità, alla sua colpevolizzazione rispetto ai figli (…) . D’altra parte, i centri antiviolenza della regione Puglia sono davvero fortunati ed orgogliosi di poter disporre di una Legge Regionale n. 29/2014 che già nel titolo "Norme per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere, il sostegno alle vittime, la promozione della libertà e dell'autodeterminazione delle donne”, introduce il termine “Autodeterminazione”. Questo termine è stato usato per la prima volta durante la rivoluzione francese da Olympe De Gouges che scrisse nel 1791 la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina in cui dichiarava l'uguaglianza politica e sociale tra uomo e donna. Lei fu ghigliottinata. Ma l’ostinazione del nostro sistema culturale alla negazione del riconoscimento sostanziale del diritto delle donne ad autodeterminarsi è di pari portata.”

Nel primo incontro del percorso formativo tenutosi nella Biblioteca Comunale di Putignano, la dott.ssa Giulia Sannolla ha affrontato le diverse problematiche che quotidianamente gli operatori della rete antiviolenza devono affrontare nell’ esercizio delle loro funzioni. In primis la difficoltà di tradurre in azione i protocolli operativi che gli stessi comuni hanno stilato per rispondere ai bisogni dei propri territori, protocolli che spesso rimangono su carta. C’è un percorso normativo e di programmazione sociale che porta la regione Puglia a promulgare la legge 29 del 2014, una legge che ha visto una fase di ampia concertazione e condivisione. .La dott.ssa Sannolla ha fatto un escursus che parte dalla Convenzione di Istambul, passa per il piano nazionale fino ai piani di programmazione regionali. “Il Piano operativo antiviolenza regionale ha l’obiettivo, attraverso le sue quattro linee di intervento, di attuare concretamente quanto previsto dagli strumenti normativi e di programmazione, puntando sul consolidamento dei servizi di prevenzione e contrasto in ogni territorio e sull’attivazione di reti locali antiviolenza che vedano la presenza attiva e riconosciuta dei centri antiviolenza, ai quali la legge regionale riconosce un ruolo strategico e fondamentale”.

Il sistema di governance delineato dalla normativa regionale, così come indicato dal piano nazionale straordinario contro la violenza, ha identificato nell’ambito territoriale il livello di regia della rete locale, di tutte le azioni che in maniera sinergica devono essere messe in campo per contrastare il fenomeno. “Non c’è più tempo. Le reti devono essere subito operative perché con competenza, con coraggio ma anche con tanta umiltà, insieme alla donna che ai servizi si rivolge, devono interrogarsi sulle soluzioni più adeguate e rispondenti alle richieste di aiuto che quella donna porta”.  La dott.ssa Sannolla ha posto l’accento sull’altro obiettivo forte da perseguire ovvero quello di essere capaci di fare quel cambiamento culturale potente per andare a sradicare gli stereotipi e i pregiudizi legati al genere e ai ruoli: “cambiare la cultura significa cambiare noi stessi, partire da noi, interrogarci sui nostri condizionamenti culturali”. Per questo è stata sottolineata l’importanza del lavoro da fare anche con le scuole, perché docenti, studenti, genitori possano riflettere e modificare qualcosa che purtroppo è fortemente radicato nel dna di ognuno e di ognuna. “Perché la violenza si previene solo lavorando per la parità di genere e l’uguaglianza dei diritti e delle opportunità. Solo se si accetta profondamente l’idea che una donna è libera, sempre, di autodeterminarsi, può cambiare il rapporto tra i sessi, ancora improntato a forte asimmetria”.   

La dott.ssa Sannolla ha parlato di alcuni dati contenuti nel report del 2014 sugli accessi delle donne ai centri antiviolenza pugliesi e anticipato qualche dato relativo ai minori presi in carico dai servizi sociali per maltrattamento e violenza, che l’Osservatorio regionale sulla violenza alle donne e ai minori sta elaborando in un report che sarà allegato alle “Linee guida regionale per la presa in carico dei minori vittime di maltrattamento e violenza”, in fase di ultimazione.  

L’incontro, partecipato e seguito con estremo interesse da circa cinquanta operatrici dei servizi pubblici e privati, ha generato entusiasmo e motivazione a proseguire nel percorso formativo, ritenuto importantissimo da chi opera concretamente sul campo perché per “riconoscere” la violenza e i suoi segnali è necessario “conoscere”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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