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Cesare Gabriele: “In futuro l’essere lontani dalla propria casa diventerà il pane quotidiano”

02 16 cesare gabrieleNOCI (Bari) – Avere un sogno e ritrovarsi all’improvviso dinanzi a circostanze che ci inducono a riconsiderare i propri obiettivi, imboccando nuove strade, è ciò che può indurre inaspettatamente alla propria realizzazione. Cesare Gabriele sognava di diventare un abile architetto ma eventi avversi hanno ostacolato il suo sogno, contribuendo però a renderlo forte davanti alle difficoltà. È proprio partendo da quella forza conquistata, Cesare ha accettato nuove sfide trovando il suo posto nel mondo. Continuamente in viaggio e nonostante l’inevitabile difficoltà nel porre stabili radici, oggi Cesare ama il suo lavoro grazie al quale ha potuto confrontarsi con diversi scenari individuando “il filo comune che esiste tra tutte le culture italiane”.


Il tuo sogno di diventare architetto è stato ostacolato dal non superamento del test d’ingresso alla facoltà di architettura. Cosa ti ha spinto poi a imboccare una strada così distante dai tuoi interessi iniziali, sino al punto di dover poi abbandonare gli studi?

Dopo aver affrontato il percorso universitario, ripiegando sulla facoltà di agraria e senza aver raccolto frutti, presi atto che lo stare fermo ad aspettare il futuro non era fatto per me. È per questa ragione che ho scelto di avventurarmi nella carriera lavorativa.

Diverse circostanze della tua vita ti hanno costretto a crescere in fretta e ad assumerti responsabilità molto grandi. Quali le difficoltà più grandi e le rinunce che hai dovuto necessariamente affrontare?

Lasciata l'università e dopo aver perso un caro familiare, cioè al compimento di ventuno anni, capii che c'era da rimboccarsi le maniche ancor di più per dare una mano alla mia famiglia e che occorreva intraprendere, grazie al diploma da geometra, un percorso lavorativo sempre inerente all’idea di un futuro lavoro immerso nel mondo della progettazione e costruzione. Certo, le difficoltà sono state molteplici con il mestiere a cui andavo ad accingermi, fatto di continui spostamenti tra cantiere ed ufficio. L’orario lavorativo mi vincolava in maniera rilevante e non riuscivo più a dedicarmi a tutti gli interessi che già coltivavo. Quindi, iniziai a scremare tutte le situazioni inutili e futili. Ma tutto ciò non mi dispiaceva perché lo facevo con tanta voglia di andare avanti, affrontando tutti i problemi che si presentavano, ed anche perché, il lavoro che sostenevo, mi appagava notevolmente, come accade tutt’ora.

Dopo due anni svolti come geometra presso un’azienda di Noci, giunge una nuova opportunità di lavoro che però ha richiesto non pochi cambiamenti nella tua vita…

Dopo due anni svolti a Noci tra alti e bassi, giunse la proposta dalla “Giacovelli Costruzioni” di andare a seguire alcuni cantieri fuori Noci. All’inizio la proposta mi spaventava, perché significava lasciare tutto e iniziare un nuovo percorso di vita. Il primo da seguire era sulla linea TAV tra Milano e Bologna e la mia risposta fu subito affermativa, soprattutto per la particolarità del lavoro che andavo a seguire e per la vicinanza a Milano, città che sempre mi ha attratto! Da allora non ho più lavorato a Noci. Con questa nuova esperienza ho seguito molteplici lavori, ad esempio la realizzazione di un importante asse viario denominato “Quadrilatero” tra le Marche e l’Umbria sostando nei pressi della città di Camerino. In seguito ho contribuito alla realizzazione dello stupendo cantiere del M.O.S.E. di Venezia. Dopo di ciò, sono stato coinvolto nella costruzione del porto di Civitavecchia per finire nell’attuale cantiere a Cagliari dove stiamo realizzando vari viadotti che collegheranno diversi paesi del sud della Sardegna. Attualmente ricopro la figura di assistente Direttore Tecnico, che è un ruolo con varie mansioni: dirigere le squadre dei nostri dipendenti, il monitoraggio costante della produzione, interfacciarsi tutti i giorni con i capi cantieri, direttori tecnici, direzione lavori, fornitori e chiunque gravita nel mondo cantieristico.

Quanto il ruolo che attualmente ricopri è in linea con quelli che sono da sempre i tuoi sogni e le tue ambizioni?

Come si dice: “L’appetito vien mangiando”. All’inizio è stato duro intraprendere questa carriera, ma lavorandoci sodo, le mie ambizioni sono risultate in linea con i miei sogni. Il vedere concretizzare tutte le progettazioni che in principio erano semplici linee e idee, toccando con mano in prima persona: tutto questo non può che essere in linea con le mie ambizioni e sogni.

Il tuo lavoro richiede non pochi spostamenti e l’impossibilità di fissare stabilmente le tue radici in un posto. Ad oggi cosa sceglieresti tra una professione meno vicina ai tuoi interessi ma che non richieda continui trasferimenti e il lavoro dei tuoi sogni con la conseguente vita “in trasferta”?

Il trasferimento da una città all’altra, sicuramente, non permette di stabilire radici, però grazie a nuovi mezzi come Skype, e tutti gli altri social oggi presenti sul web, le distanze sembrano accorciarsi e fortunatamente, riesco a tornare a casa, non solo nelle festività. Tuttavia questa vita, con frequenti cambi di sede, adesso non la disprezzo, anche perché permette di scoprire e conoscere una miriade di gente e luoghi che avresti solo immaginato nella tua mente. Inoltre, il ruolo che ricopro mi appaga notevolmente e credo che in futuro, l’essere lontani dalla propria casa, diventerà il pane quotidiano.

Avendo potuto vivere e mettere a confronto, anche sotto il profilo professionale, Noci con realtà ben diverse e più di ampio respiro, quali le grandi differenze che hai potuto constatare?

Attualmente il ritorno a Noci non è nelle mie prerogative. Ad oggi, nel momento in cui mi venisse fatta la proposta di rientrare, dandomi meno ambizioni lavorative, la mia risposta sarebbe un no. Per adesso punto ad avere un confronto professionale in continua crescita. Noci è e resterà sempre il mio punto di riferimento! Girando per le varie cittadine italiane, ho potuto conoscere e apprezzare diverse tradizioni che mi hanno fatto notare da un lato che la mia terra d’origine non la cambierei con nessun’altra, dall’altro che in fondo vi è un unico filo comune tra tutte le culture italiane.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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