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Delia Parchitelli, la testimonianza di chi ha sempre creduto nel suo sogno

06 01 delia parchitelliNOCI (Bari) – Quella che all’inizio si presenta come una strada per certi aspetti lontana dalle proprie aspettative, può rivelarsi una grande occasione, il momento tanto atteso e in cui si è sempre creduto. Delia Parchitelli ha visto davanti ai suoi occhi e grazie alla sua determinazione, una scelta “provvisoria” trasformarsi in una strada da cui trarre grandi soddisfazioni. Nonostante il tentativo di restare vicina al suo paese natio e ai suoi cari, oggi Delia vive e lavora a Torino offrendo alle sue pazienti tutta la professionalità e la passione per il suo lavoro attraverso le quali possono continuare a lottare.


Subito dopo la laurea in Ingegneria Biomedica conseguita presso il Politecnico di Torino, hai mai pensato di poter continuare la tua carriera nel nostro paese?

Appena laureata, nel dicembre 2012, si apriva per me il difficile e critico scenario del mondo del lavoro. Allo stesso tempo però per me si presentava l’occasione di tornare dalla mia famiglia e dai miei amici, per questo ho iniziato subito la ricerca lavorativa nella “mia terra”. Dato il periodo di crisi economica in cui riversa l’intero nostro Paese, non è stato semplice trovare una azienda che fosse disposta ad offrire un contratto lavorativo. Ciò che però mi ha spinta ad andare via da Noci è stata la grande delusione e tristezza nello scoprire che senza “raccomandazione” nel nostro territorio purtroppo non avrei mai potuto affermarmi professionalmente nel campo dell’ingegneria biomedica.

Come è iniziato il tuo percorso professionale?

A fine gennaio 2013 inizio uno stage come Assistant Tech Support, presso la Technologic srl Hologic Italia. Lo stage, della durata di sei mesi, prevedeva la gestione delle chiamate di assistenza tecnica per apparecchiature medicali, quali densitometri ossei, fluoroscopi, mammografi e sistemi per biopsia mammaria mediante un software, InfoHealth. Rispondendo direttamente al Technical Support Manager, gestivo l’apertura e chiusura delle chiamate di assistenza tecnica provenienti da tutta Italia, relazionandomi con i vari Field Sevice Engineer del territorio al fine di ottimizzare i tempi di intervento con finale soddisfazione del cliente. Con tutta sincerità questo impiego non era esattamente ciò che cercavo e ciò per cui ho scelto di diventare un ingegnere biomedico, ma mi è stata data l’opportunità di entrare nel mondo del lavoro e capire come impiegare i 5 anni passati sui libri a studiare. Con mio grande piacere e incredulità allo stesso tempo, dopo 4 mesi di stage, la Technologic srl Hologic Italia mi ha offerto un contratto come FSE Application Specialist. Attualmente mi occupo della parte di mammografia con tomo sintesi e biopsia mammaria. Il mio ruolo è quello di creare ed eseguire programmi di training e formazione per personale medico, tecnico e infermieristico al fine di consentire un corretto utilizzo delle apparecchiature e dispositivi medici. Svolgo questo lavoro su tutto il territorio nazionale, spostandomi durante la settimana di città in città, di regione in regione. Questo mi permette di relazionarmi con moltissime realtà del nostro Paese, conoscere le eccellenze ma anche le vergogne del nostro sistema sanitario.

Il tuo lavoro ti pone a stretto contatto con il mondo femminile. Ha in qualche modo questo influenzato il tuo percorso sia dal punto di vista personale, che professionale?

Questo lavoro mi permette di conoscere la forza inaspettata di noi donne nell’affrontare una malattia che opera nell’ombra, di una malattia che colpisce adolescenti e anziane indistintamente. Ho incontrato molte ragazze di 18-24 anni che si prestavano ad eseguire controlli mammografici e bioptici con mio grande stupore e dispiacere. A 18 anni ci si può trovare a dover combattere contro qualcuno/qualcosa che tenta di ledere la femminilità di una giovane donna. Questo mi ha permesso di diventare più riflessiva e più grata a ogni giorno spensierato che la vita mi regala, ma soprattutto di far capire a chi conosco che i controlli periodici sono molto importanti. Ogni giorno cerco di dare il meglio di me stessa perché quel sorriso o quel grazie che ricevi cosi calorosamente dalle pazienti, donne, mi fanno capire che in quel momento hanno bisogno del tua migliore preparazione e professionalità per continuare a lottare.

Quali sono state le difficoltà più grandi che hai dovuto affrontare prima di ottenere una stabile posizione professionale?

Mi è stato offerto uno stage di 6 mesi nella Technologic srl Hologic Italia che si occupa della commercializzazione e assistenza tecnica dei prodotti Hologic, quali appunto apparecchi di diagnostica per immagine e sistemi VABB (Vacum Assisted Breast Biopsy), azienda dunque che mi avrebbe dato l’opportunità di iniziare la mia carriera in campo biomedico. Avendo solo 6 mesi a disposizione mesi, pur ricoprendo un ruolo differente da ciò che avrei voluto, sapevo che dovevo far emergere le mie capacità sin da subito, lasciando poco spazio agli errori e distrazioni. Durante il periodo di stage, tra l’altro, sono stata impiegata nella sezione di assistenza tecnica dominata dalla figura maschile, per cui per me non è stato semplicissimo l’inserimento. Nonostante ciò, in pochissimo tempo, solo dopo 4 mesi, sono riuscita ad ottenere un contratto per una posizione professionale desiderata.

Volgendo lo sguardo a quello che è stato il tuo percorso sino ad oggi, ritieni ci siano stati momenti nei quali senti di aver dovuto fare un passo indietro o, al contrario, uno in avanti?

Se oggi dovessi voltarmi indietro non rimpiangerei nessuna scelta fatta. Sono stati per me tutti passi avanti, a volte sbagliati, che mi hanno fatto crescere. Lasciare la “mamma”, lasciare le amiche, lasciare la danza (mio grande amore), lasciare tutte le certezze che si hanno a 19 anni, sono tutti passi avanti che sono e serviranno alla mia persona. Ad oggi non ho mai sentito l’esigenza di fare un passo indietro, forse perché cerco di trovare sempre una soluzione, anche quando forse avrei dovuto fare un passo indietro.

Secondo la tua opinione, quali sono gli strumenti e le potenzialità di cui devono servirsi i giovani che si avvicinano all’attuale “problematico” mondo del lavoro?

A mio parere oggigiorno i giovani devono essere dotati di strumenti, capacità e competenze sia derivanti dal percorso scolastico intrapreso, sia soprattutto personali. Un’esperienza all’estero, o lontano dalla famiglia di origine per studio contribuisce a rendere indipendente e maturo il ragazzo e a rendere più interessante la sua posizione. Ancora più sostanziali, nella nostra generazione di neo laureati e neo lavoratori sono le capacità personali, le cosiddette capacità “trasversali”. Flessibilità, elasticità mentale, volontà e infinito impegno sono le potenzialità che un giovane deve possedere. In una società in cui è estremamente facile e veloce ottenere tutto ciò che si desidera, il mondo del lavoro costituisce un’eccezione a mio avviso. I giovani devono riabituarsi al sacrificio, alla gavetta e alla pazienza. Devono capire che è molto difficile trovare il lavoro a pochi km dalla casa in cui si è nati, che per diventare dei bravi professionisti a volte bisogna posticipare altri obiettivi della vita, che bisogna saper aspettare e che lo stipendio all'inizio non sarà pari a ciò che si sogna o ci si aspetta. Lavorare durante gli studi nell’ambito che si sta approfondendo, informarsi, seguire progetti (anche se non retribuiti) attinenti alla strada che si vorrebbe seguire da grandi sono delle peculiarità che certamente possono aiutare ad avere successo nel faticoso mondo del lavoro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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