''Senza Oggetto'', la prima raccolta di poesie Francesco Galassi

12-10-cartolinaNOCI (Bari) - Nata per esigenza di lingua da liberare, «Senza Oggetto» è la raccolta delle voci spedite senza ritorno, delle atmosfere notturne e saturnine, lì dove il crepuscolarismo mai morto della cosiddetta crisi occidentale si declina nelle strade rigonfie di “feci e fanciulli” (per dirla con Pasolini). Lo sguardo dello straziato Usignolo (termine provenzale che significa “colui che dà e riceve amore”, quindi il Poeta) si fa terrificato dinnanzi all’accumulo di alienazioni che investono il reale, dalla reificazione, all’anestesia dello spirito che fa apparire solo la forma, fino allo straniamento frutto della borghesizzazione della società: la Noia.

Gli occhi si posano senza sosta alla ricerca di appigli stabili, ma non riescono che a carpire i frammenti, le scaglie, le microscopiche resine di cui si sostanzia la realtà sgranata. Capisce l’Usignolo che quella che vive è l’impossibilità di crescere, di diventare Adulto, di rispondere al duro dovere di essere Uomini: i ‘padri’ hanno fallito, la Memoria non è stata trasmessa. Altra memoria chiede qui Francesco, A. Galassi, che negando a sé ogni tipo di risposta e soluzione, decide, quasi fosse un fotoreporter di guerra, di immortalare per un attimo quegli istanti con occhi allucinati, ubriachi, per poi spedire le sue “cartoline” nel deserto senza numeri civici, senza corrispondenze, senza… Manca quindi un Oggetto stabile su cui poetare, eppure paradossalmente è l’instabilità a consegnare il mandato di una poesia realista e a tratti lisergica. Questo il nucleo intellettuale su cui si poggia la raccolta, ma c’è ancora una cosa da dire. «Senza Oggetto» è la volontà estrema di farsi capire, “di farsi acqua”, per poter raggiungere l’improbabile lettore. Per farlo Francesco, A. Galassi utilizza una lingua di strada, di bar, una lingua che non sia d’impaccio al messaggio, una lingua di carne e non di avorio. Infine, utilizzando le parole del poeta Mario Gabriele, curatore della prefazione, in questo libro si sente piena e viva tutta «l’angoscia salvifica, la disperazione sovversiva, il disincanto sovversivo: una scrittura dinamite ficcata nel culo del potere alienante ed alienato. Poesia raffinata, graffio rivoluzionario».

 

Francesco, Alessandro Galassi nasce a Noci (BA) nel 1989. Cresce nel bar di famiglia, crocevia di storie e tipi universali di umanità. Sebbene indirizzato agli studi scientifici, si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Bari, conseguendo nel 2011 la Laurea in Cultura dell’età Moderna e Contemporanea con tesi su “Moravia e il tema del conformismo”. Attualmente è specializzando in Filologia Moderna con tesi su “Montale critico letterario”. Dal 2012 è collaboratore fisso della testata giornalistica Nocigazzettino, occupandosi di politica e cultura. Ha scritto a quattro mani con Vincenzo De Marco il racconto “L’abito migliore”, selezionato dal prestigioso Premio Solinas per essere proposto alle case di produzione cinematografica. “Senza Oggetto” è la sua prima raccolta poetica.

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