Ginosa: c’è la firma di un nocese nel progetto di rigenerazione. Intervista all'Arch. Claudio Giuseppe Fusillo

11 23GINOSA RENDERING

NOCI (Bari) - Sottoscrizione della convenzione tra Comune di Ginosa, Politecnico di Bari, e Sopraintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per il restauro del Castello Normanno. Lo scorso 10 novembre, presso il Teatro Alcanices del Comune di Ginosa, si è svolto un evento pubblico volto alla valorizzazione del Patrimonio Architettonico, Territoriale e Culturale della Città, in particolare del Centro Storico devastato dopo gli eventi alluvionali del 2014. In quest’occasione è stato presentato il libro “Un progetto per Ginosa. La gravina ed il castello” di Nicola Parisi e la firma congiunta della convenzione tra Politecnico di Bari, Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio delle provincie di Taranto, Brindisi e Lecce ed il Comune di Ginosa”.

11 23claudiogiuseppefusilloMa non solo. I lavori programmati durante l’incontro hanno previsto anche l’illustrazione del Progetto di Ricerca del Dicar - Dipartimento di Ingegneria Civile ed Architettura del Politecnico di Bari, condotto dal Prof. Nicola Parisi, sulla riqualificazione e rifunzionalizzazione del centro storico di Ginosa. Progetto che a quanto pare ha visto partecipe anche l’allora studente nocese, oggi architetto a tutti gli effetti, il dott. Claudio Giuseppe Fusillo. A lui abbiamo voluto chiedere di più circa il progetto di tesi presentato e che si speri possa concretizzarsi per il futuro della città di Ginosa.

Arch. Claudio Giuseppe Fusillo, cosa accadde esattamente nel 2014?

Due forti alluvioni, avvenute nel 2013 e all’inizio del 2014 a Ginosa, determinarono il crollo di Via Matrice, l’arteria principale del centro storico sita proprio a ridosso della gravina. Le immagini di quel crollo mostrano la drammaticità e l’entità dell’evento.

Quali elementi nel vostro progetto di rigenerazione? Quale percorso è stato intrapreso per una visione futura del centro storico di Ginosa?

Il nostro progetto punta a guardare l’evento non nella sua tragicità, ma come l’opportunità unica di una pianificazione su scala urbana di un tessuto storico. Il nostro percorso parte da uno studio approfondito delle cavità di Ginosa e dell’antropizzazione del territorio, per restituire un progetto in grado di intercettare fondi pubblici e privati e costituire il primo passo verso un intervento organico di rifunzionalizzazione di tutta la gravina. Nello specifico, l’idea è quella di candidare Ginosa a diventare la culla delle eccellenze artigianali pugliesi. Partendo dalla coltivazione e dal pascolo lungo il letto della gravina fino a risalire verso il castello attraverso botteghe, ristoranti e strutture ricettive e museali, il paese potrebbe ospitare i processi produttivi che ci rendono famosi nel mondo, nella logica del guardare al passato come una risorsa per il futuro.

Quali valori strategici, a suo avviso, si dovrebbero quindi inseguire per rigenerare il suddetto territorio? Chi ha collaborato con lei a questo progetto di tesi?

La premessa è quella di lavorare in modo serio, ma soprattutto corale. La popolazione ginosina, unita dalla catastrofe del 2014, sta rispondendo con grande forza e partecipazione alla nostra proposta. Il progetto è stato sostenuto da ben due amministrazioni comunali consecutive, nonostante la distanza politica, e dagli artigiani locali che stanno lavorando moltissimo affinchè possa diventare realtà. Dal punto di vista tecnico, il progetto nasce da una richiesta del Comune di Ginosa verso il DICAR, che ha risposto chiamando in causa alcuni dei suoi migliori docenti e professionisti nei vari ambiti disciplinari coinvolti. Per ciò che concerne strettamente il mio progetto di tesi, la nostra guida è stato l’architetto Nicola Parisi, mentre i miei colleghi sono stati gli architetti Roberto Pastore, Carmine Colangiuli, Giacomo Genchi e Emiliana Polignano.

Sempre lo scorso 10 novembre è stato firmato l’accordo fra Politecnico e Comune. Quale sarà il suo contributo da questo momento in poi?

È difficile prevedere con quali modalità si svolgeranno le prossime fasi della pianificazione. Nel frattempo possiamo sicuramente goderci la soddisfazione di constatare che il nostro lavoro non è stato solo un esercizio accademico, ma il primo input di un processo virtuoso che ha innescato nei ginosini la speranza e la forza per guardare avanti.

 

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