Patrimonio archeologico sottratto ai tombaroli clandestini dai Carabinieri

07-12-carabinieri_nucleo_beni_culturaliROMA - Prende il nome di "Tèrsite" l'operazione condotta dal Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dell'Arma dei Carabinieri in cui risultano coinvolte 47 persone, responsabili a vario titolo di ricettazione, violazione in materia di ricerche archeologiche ed impossessamento illecito di beni appartenenti al patrimonio dello Stato. L'operazione ha portato a circa 50 perquisizioni personali e locali, e al recupero di quasi 3000 reperti archeologici.

07-12-anfore_operazione_tersiteQuesti i reati ipotizzati a conclusione delle indagini su diversi scavi clandestini finalizzati alla profanazione delle sepolture millenarie per impossessarsi del prezioso contenuto delle tombe, senza rispettare il valore simbolico del corredo funerario e senza preoccuparsi di recuperare i beni sepolti non arrecando loro nessun danno. L'operazione ha coinvolto le provincie di Bari, Taranto e Brindisi, e l'intero territorio lucano. L'indagine ha avuto inizio nel mese di dicembre 2010, sotto la direzione dell'Autorità Giudiziaria di Taranto ed è nata dalla segnalazione di scavi clandestini nelle aree di interesse archeologico della provincia di Taranto. Si è basata su attività di Polizia Giudiziaria sul territorio, attività tecniche e controllo diretto delle aree interessate. L'evoluzione investigativa, che ha confermato un'intensa attività illecita di trafugamento di beni archeologici, ha consentito di individuare, anche in flagranza di reato, alcune squadre di tombaroli che eseguivano gli scavi clandestini spesso nottetempo e si è scoperto che, purtroppo, altre aree archeologiche della provincia di Matera erano oggetto della condotta criminosa: oltre a Castellaneta e Laterza, quindi, anche Metaponto e Montescaglioso.

07-12-monete_oro_e_argentoI beni archeologici appartenenti al patrimonio indisponibile dello Stato e sottratti dalle aree protette pugliesi e lucane, giungevano ai ricettatori tramite l'intermediazione di "personaggi locali", in contatto diretto con i tombaroli. Questi ultimi, pur di reperire il materiale da rivendere, non si facevano scrupolo di utilizzare escavatori per tracciare trincee lunghe metri, rivoltando la terra per individuare le tombe da saccheggiare. I pesanti lastroni in pietra, posti a loro protezione, venivano frantumati, causando spesso anche il danneggiamento dei delicati recipienti in ceramica (foto in alto), riccamente decorati, contenuti nelle tombe, connessi con l'offerta simbolica di cibi e bevande. Le squadre di tombaroli potevano anche contare su sofisticati metal detector che consentivano di individuare oggetti metallici di ornamento personale quali anelli, bracciali, fibbie, medaglie oppure monete (foto accanto), molto ricercate e richieste dai collezionisti. Oltre alle necropoli venivano saccheggiate anche le aree dove sorgevano antiche città. A riscontro e conclusione dell'attività d'indagine, nei giorni scorsi sono state eseguite 50 perquisizioni personali e locali in 21 Comuni distribuiti nelle province di Taranto, Brindisi, Lecce, Potenza, Matera, Chieti, Cosenza, Arezzo, Napoli e Roma e sono stati recuperati 2.298 beni archeologici.

In particolare l'attività d'indagine ha consentito di recuperare e sottoporre a sequestro:

- 1241 Monete (di cui 66 in arg. e 1 in oro)

- 29 Reperti archeologici in ceramica (olle, askos, sphagheion, epichysis,_oinochoe, ecc del VI - IVsec. a.C)

- 25 Reperti archeologici frammentati

- 117 Oggetti in metallo quali pendenti, anelli, medaglie (alcuni in oro)

- 6 Fibule in metallo

- 39 Pesi da telaio in terracotta e metallo (di cui 17 in metallo)

- 334 Selci

- 26 Fossili

- 1 Spada antica in ferro

- 1 Statuetta in bronzo

- 13 Metal detector

- 57 Frammenti in metallo

- 311 Frammenti in terracotta

- 6 Frammenti ossei

- 91 Foto e documenti utili alle indagini

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