Confiscati alla criminalità beni per 750mila Euro

carabinieri-21-confisca-beniALTAMURA (Bari) - In applicazione della Normativa Antimafia sulle Misure di Prevenzione Patrimoniale (il cosiddetto "Pacchetto sicurezza") i Carabinieri della Compagnia di Altamura hanno confiscato beni mobili ed immobili per un valore di 750mila euro in esecuzione di un provvedimento di confisca emesso dal Tribunale di Bari -Sezione per le Misure di Prevenzione- (collegio Presidente La Malfa – relatore Marrone – Dr. Mattiace).

 Destinatario della misura patrimoniale è il 50enne Sergio Pinto, gravato da numerosi pregiudizi penali, che nella circostanza è stato sottoposto alla misura della Sorveglianza Speciale di P.S. con obbligo di soggiorno nel comune di Altamura per anni due.

Di non trascurabile importanza il suo coinvolgimento nella nota operazione denominata "Canto del Cigno" del 2002 che dimostrò la sua "vicinanza" in seno alla criminalità organizzata altamurana e gravinese (clan Matera-Loglisci). All'epoca infatti venne arrestato con le accuse di associazione mafiosa e traffico illecito di sostanze stupefacenti.

Il provvedimento è stato adottato nell'ambito di una più ampia indagine patrimoniale avviata nel maggio del 2010 che ha permesso il successivo 12.10.2010 di sottoporre a sequestro "anticipato" i beni oggetto della confisca odierna. Si tratta di un esercizio pubblico (bar), un esercizio commerciale (barberia), un appartamento ed un magazzino ubicati nel comune di Altamura, 3 autovetture tra cui una "Cabrio" ed una "Mercedes", svariate polizze assicurative per un valore complessivo di 750mila euro. Ad attirare l'attenzione degli investigatori che hanno avviato le indagini la notevole sproporzione esistente tra l'esiguità dei redditi dichiarati ed il rilevante impegno economico necessario per realizzare l'intero patrimonio riconducibile al 50enne ed ai suoi congiunti in qualità di "prestanome".

Nel corso delle attività investigative è stata acclarata la capacità di disporre di ingenti risorse finanziarie derivanti dalle attività illecite che l'uomo reimpiegava in attività apparentemente lecite, come l'acquisto di immobili ed attività imprenditoriali.

E' stato accertato che, nonostante la misura ella sorveglianza speciale cui venne sottoposto cessata nel 2004, l'uomo non abbia dimostrato la benché minima volontà di cambiare condotta di vita, violando ripetutamente gli obblighi connessi con la stessa misura.

L'indagine patrimoniale si inquadra in una ampia attività di contrasto alla locale criminalità organizzata che, nel solco degli indirizzi che provengono in tal senso dal Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione- e dalla Procura della Repubblica di Bari, è rivolta soprattutto ad aggredire i patrimoni illecitamente acquisiti.

Il contrasto ai patrimoni illeciti diventa così non solo uno dei mezzi, forse il più importante, per un serio contrasto all'attività delinquenziale. Privando i clan delle risorse economiche si riesce a depotenziare la loro capacità criminale più di quanto possa fare la detenzione in carcere. Le ingenti somme a disposizione, infatti, permettono ai capi clan non solo di "ri-inventarsi" come imprenditori che finiscono poi per agire sul mercato con spregiudicatezza a scapito dei veri imprenditori onesti, ma di mantenere in piedi tutta l'organizzazione malavitosa: stipendiare gli "affiliati" e mantenere le loro famiglie quando queste sono in difficoltà.

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