14 arresti per armi e droga, disarticolata costola clan Palermiti

carabinieri-19GIOIA DEL COLLE (Bari) - Ieri mattina i Carabinieri della Compagnia Carabinieri di Gioia del Colle, supportati da un velivolo del 6° Elinucleo Carabinieri di Bari e da unità cinofile del Nucleo Carabinieri Cinofili di Modugno, hanno portato a termine un'importante operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari che ha consentito di sgominare un'associazione a delinquere di tipo mafioso, operante nella zona sud della provincia barese ed affiliata al potente clan barese "PALERMITI", dedita al traffico di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, aggravata dall'utilizzo di armi ed esplosivi attraverso i quali il clan imponeva la propria supremazia sul territorio.

In totale sono 15 arresti (13 in carcere e 1 ai domiciliari) che il Giudice per le Indagini Preliminari di Bari ha ordinato accogliendo le richiesta della Procura di Bari. Uno degli indagati è tuttora ricercato.

Le indagini, particolarmente complesse, hanno dimostrato che il gruppo degli odierni arrestati, capeggiati da BARBETTA Vincenzo, costituiva una vera e propria articolazione periferica del clan PALERMITI e operava in modo particolare in una vasta area compresa tra i comuni di Casamassima, Cellamare e Altamura.

L'attività principale del gruppo criminale era il traffico degli stupefacenti, in particolare eroina, cocaina e hashish, attraverso il quale si garantiva guadagni ingentissimi che servivano anche a mantenere le famiglie degli affiliati che si trovavano in carcere. Questo è uno dei sintomi più evidenti della strutturazione mafiosa dell'organizzazione, infatti numerosi sono gli episodi in cui sono stati documentati finanziamenti alle famiglie di detenuti per decine di migliaia di euro. La connotazione più inquietante del gruppo, che costituisce l'aggravante principale contestata dai magistrati agli arrestati, è la disponibilità di un impressionante arsenale di armi, che andava dai fucili mitragliatori, il famigerato Kalashnikov, a pistole di vario genere, fucili a pompa e anche granate. Una delle prove principali risale ad un sequestro di armi operato nel novembre del 2006 dai Carabinieri di Gioia del Colle, in quell'occasione furono arrestati due degli odierni colpiti dalla misura cautelare, CIMARRUSTI Antonio e DE IURE Domenico. In un garage di loro pertinenza furono rinvenuti: 1 Kalashnikov, 2 pistole mitragliatrici (HKMP5 e Micro UZI), 4 fucili, 8 pistole e due giubbotti antiproiettile, oltre a numerose munizioni di vario calibro. Gli accertamenti balistici hanno permesso di accertare che il Kalashnikov era stato usato nel clamoroso attentato fatto nel maggio del 2004 contro DI COSOLA Cosimo, capo dell'omonimo clan mafioso barese. In quell'occasione ignoti esplosero una raffica contro l'abitazione del DI COSOLA e lanciarono una granata che distrusse la sua auto.

Il citato ritrovamento di armi e solo uno dei riscontri che hanno dimostrato l'ingente armamento di cui disponeva il clan capeggiato da BARBETTA Vincenzo, infatti più di uno degli odierni indagati è stato in passato trovato in possesso di armi ed arrestato in flagranza.

L'uso della armi è risultato sempre collegato a contrasti per la gestione territoriale del traffico di stupefacenti. I numeri dello spaccio al dettaglio sono impressionanti e sono innumerevoli le cessioni di stupefacente documentate nel corso delle indagini. I sequestri effettuati per riscontrare l'effettiva vendita di droga, oltre un chilo di cocaina, quasi mezzo chilo di eroina, ed hashish, purtroppo sono solo una piccola parte dell'enorme traffico gestito dall'organizzazione.

La spregiudicatezza e la naturalezza con cui i componenti del gruppo spacciavano sul territorio è dimostrata da un episodio che ha dell'incredibile: infatti uno spacciatore ha tentato di vendere droga anche ad un carabiniere in borghese che era appostato sotto casa per fare osservazione. Ovviamente è stato arrestato in flagranza, portando un ulteriore riscontro per documentare l'accusa di traffico di stupefacenti.

La quantità di elementi raccolti dai carabinieri è stata enorme, cosi come è stato notevolissimo il lavoro di ricostruzione dei fatti operato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari. Altrettanto va detto per l'Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari di Bari, infatti ci sono volute ben 600 pagine di lavoro per motivare ed ordinare gli arresti oggi eseguiti.

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