Aguzzini del 133%, prime condanne

bari-tribunale-penaleBARI - A distanza di meno di un anno dal blitz antiusura condotto nell'aprile dello scorso anno dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Bari che consentì di disarticolare un gruppo criminale, dedito all'usura ed alle estorsioni commesse, con l'aggravante del metodo mafioso, ai danni di tre imprenditori baresi, la Procura della Repubblica di Bari ha celermente emesso nei confronti dei cinque responsabili (uno di loro è deceduto) una prima sentenza di condanna.

Questi i destinatari dei provvedimenti, condannati, a vario titolo, per usura ed estorsione: il 65enne G.C., il 43enne G.C. e il 75enne A.P. (6 anni e 6 mesi di reclusione) e il 43enne F.A. (5 anni di reclusione) oltre a multe comprese tra gli 8mile ed i 16mila euro, risarcimento del danno alle vittime e interdizione perpetua dai P.U..

La sentenza scaturisce da una brillante e repentina indagine svolta, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Bari, dai Carabinieri del Nucleo Investigativo ai quali una delle vittime, un imprenditore operante nel settore dell'energia alternativa, verso la fine del 2012 si è rivolta poiché esasperata per le continue intimidazioni esercitate dagli aguzzini.

Questi ultimi a fronte di alcune somme di denaro prestate hanno costretto l'imprenditore a fornire, come garanzia, dei titoli di credito più volte rinnovati e rinegoziati con importi maggiorati e con l'applicazione di tassi mensili del 10% ed annuali fino al 133%. Di fronte all'impossibilità di onorare le scadenze pattuite, per rendere credibili le loro richieste di pagamento, minacciavano l'usurato invitandolo a fare mente locale in ordine alla pericolosità della situazione, considerato che il denaro prestato proveniva dagli ambienti malavitosi locali, riconducibili al clan Parisi.

L'attività investigativa ha permesso di documentare come la vittima era stata costretta a corrispondere la somma di 135mila euro, comprensiva degli interessi, a fronte di un finanziamento di 75mila euro, di documentare l'esistenza dell'attività delittuosa nei confronti di altri due imprenditori locali, costretti a corrispondere interessi del 60% e del 120% annui, nonché di sequestrare documentazione finanziaria ed assegni di provenienza illecita per 163mila euro.

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