Inchiesta sulla Banca Popolare di Vicenza, spunta il gruppo Fusillo

03 06bancapopolarevicenzaNOCI (Bari) – Spunta anche il gruppo Fusillo di Noci fra i verbali di assunzione di informazioni agli atti da parte della Procura di Vicenza nei confronti della Banca Popolare di Vicenza. L’accusa è che l’istituto avrebbe fatto ricorso a triangolazioni di operazioni all’estero per consentire ad importanti gruppi imprenditoriali di poter accedere ad ulteriori prestiti. L’inchiesta, aperta lo scorso giugno 2015, sta vivendo in questi giorni ulteriori sviluppi.

Il tutto ebbe inizio lo scorso 17 giugno 2015 quando l’ispettore di Bankitalia Emanuele Gatti ricostruiva le cosiddette “operazioni baciate” ed i relativi finanziamenti ai clienti da parte dell’istituto per consentire a questi ultimi di comprare azioni e simulare iniezioni di liquidità. Le triangolazioni con l’estero ed incagli dentro la banca spuntarono poi nei verbali dello scorso 8 luglio quando furono rintracciati circa 30 milioni corrisposti al gruppo Marchini di Roma (mediante la sottoscrizione di un prestito obbligazionario della società Imvest) più altri 75 milioni in esposizione diretta; 25 milioni impiegati a favore del gruppo Degennaro di Bari tramite la sottoscrizione del 100% di un prestito obbligazionario; 55 milioni al gruppo Fusillo di Bari e 48 milioni impiegati per l’acquisto di azioni della società lussemburghese Dynex, che dagli accertamenti non presenta bilanci da alcuni anni e non sembra operativa.

Lo scorso 16 luglio 2015 i rilievi emersi nell’ambito dell’inchiesta portarono Giampaolo Scardone, ex capo ispettivo di Banca d’Italia a dare un giudizio parzialmente sfavorevole a riguardo, visto che la banca aveva registrato nel biennio precedente al 2012 una forte espansione dell’ammontare dei crediti erogati, arrivando a un rapporto tra impieghi/depositi di circa il 120%, ma con una bassa redditività degli impieghi medesimi. Al momento risultano indagati per ostacolo alla vigilanza e falsa rappresentazione in bilancio l’ex presidente di BpVi, Giovanni Zonin con altre 5 persone. L’imprenditore Alfio Marchini si è dichiarato parte lesa smentendo la ricostruzione ed affermando che la Imvest non è del gruppo Marchini e sull’esposizione dei 75 milioni l’azienda avrebbe già pagato interessi per 8 milioni.

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