Strage di Bruxelles, la testimonianza di alcuni nocesi

03 22 bruxellesNOCI (Bari) - Ore di terrore quelle che stamattina, poco prima delle otto, hanno visto consumarsi una nuova tragedia a Bruxelles. Due le esplosioni che hanno colpito l’aeroporto della città. In particolare, le esplosioni hanno riguardato lo scalo di Zaventem, nella hall delle partenze presso il banco della American Airlines e della Brussels Airlines. I testimoni hanno confermato che poco prima della tragedia, si sono sentiti forti spari e urla in lingua araba. Solo un’ora dopo è stata colpita anche la zona centrale della città: alle 9:15 una nuova esplosione è arrivata dalla stazione metropolitana Maelbeek, nelle strette vicinanze delle istituzioni europee; le uscite della metro, infatti, conducono alle sedi della Commissione europea e del Consiglio europeo.


I numeri dei feriti sono in crescita e i dati diffusi restano ancora provvisori. Per il momento 34 sono i morti e 136 feriti, di cui numerosi in condizioni critiche. Maggie de Block, ministro belga della Sanità, ha confermato che 14 sono state le persone morte durante l’attentato all’aeroporto e 20 quelli morti, invece, presso la stazione metropolitana.

Attraverso i social network nelle ultime ore molti dei nostri concittadini, che attualmente vivono e lavorano nella città colpita oggi dall’attentato, stanno confermando di stare bene. La paura resta comunque tanta per tutti noi quanto per chi in queste ore si sta ritrovando a vivere in prima persona attimi di vero e proprio terrore. Abbiamo raccolto le testimonianze di alcuni nocesi che hanno voluto condividere con noi come hanno vissuto queste ultime ore di paura e sgomento.

Fabio de Luca ci ha raccontato. “Stamattina alle 8h50 sono uscito di casa per andare a lavoro. Mentre mi avviavo verso la metro, la mia ragazza mi ha avvisato con un messaggio che c'è stato un attentato a Zaventem e di fare attenzione. Sono arrivato alla fermata "Petillon", la metro arriva e tutte le persone entrano nel treno: in quel momento a Maalbeek avviene la senconda esplosione. Siamo dovuti scendere inconsapevoli di quello che stava succedendo a pochi chilometri da dove prendo solitamente la metro. Sono stato molto fortunato perché se avessi preso la metro qualche minuto prima, mi sarei trovato nel bel mezzo della tragedia che ha colpito stamattina Bruxelles.
Io lavoro nel centro di Bruxelles e la prima cosa che ho fatto e tornare a casa dalla mia ragazza che oggi non lavora, poi da lì sono partite le chiamate per sapere dal mio datore come era la situazione nel centro commerciale dove lavoro. Da lui ho appreso che era tutto chiuso e bloccato e mi ha chiesto di restare a casa e di non muovermi di là. In questo momento sono a casa che aspetto che la situazione si tranquillizzi”.

Antonio Elmi, al momento dell’esplosione all’aeroporto di Zaventem, stava per prendere il volo per tornare in Belgio e atterrare a 60 km dalla zona dell’attentato. “Ho saputo dell'attentato all'aeroporto di Zaventem mentre ero in fila per entrare nell'aereo che mi ha riportato in Belgio questa mattina. In quel momento ho pensato di non partire più. Poi mi sono tranquillizzato e ho pensato che se ci fossero stati attentati anche all'aeroporto di Charleroi, ci avrebbero fatto atterrare in un altro aeroporto nelle vicinanze. Sono salito in aereo e si sentiva un clima molto teso perché tutte le persone avevo appreso la notizia. Alcuni chiedevano informazioni alle hostess per sapere se l'aereo dovesse atterrare a Charleroi o meno. Per molte persone è stato un viaggio stressante e pieno di preoccupazioni. Arrivati a Charleroi abbiamo trovato l'aeroporto blindato. Tantissimi poliziotti con mitra e cani sorvegliavano l'aeroporto e scortavano le persone verso l'uscita. Una volta fuori ho notato che avevano bloccato l'accesso alle auto e molte persone erano costrette a fare anche 3 o 4 chilometri a piedi per arrivare a prendere il loro volo. Provo ad essere tranquillo.Non è facile ascoltare e vivere queste orribili cose, ma la soluzione non è chiudersi dentro casa. Bisogna continuare a vivere!

"Io ho appreso la notizia mentre ero sul bus per recarmi da Louvain la neuve (dove vivo con mio fratello) a Bruxelles. Frequento una scuola di francese non molto distante dall'aeroporto colpito quindi ho iniziato ad essere un po’ preoccupata. Sono arrivata a scuola e, durante la lezione, il segretario è entrato in classe avvisando tutti che la metropolitana era stata chiusa in quanto fosse stata colpita la stazione vicino al parlamento europeo... Da lì sono iniziati i disagi...solitamente ci metto 40 minuti per arrivare a casa. Oggi, sono già le 15:30 e sono ancora in giro. Sono andata a Leuven per prendere il treno da lì, la stazione è piena zeppa di polizia. Ora sono su un altro bus e per le strade ci sono poliziotti, anche vicino le uscite delle scuole ovviamente. E poi si sentiva la sirena della polizia e ambulanza ogni 2 secondi”, questo è quello che sta vivendo in questo momento un’altra nocese a Bruxelles, Isabella Elmi.

Gianluca Intini è a lavoro e ci racconta di aver appresso la notizia da un sms sul cellulare: “Qui la situazione è strana ma non è nuova, perché a novembre abbiamo vissuto la stessa identica cosa. Sembra di vivere in una città paralizzata non ci sono mezzi pubblici; in realtà non ci è stato suggerito nulla di che se non di prestare attenzione. Quando si è verificata l’esplosione ero a casa che dormivo ancora, poi sono stato svegliato da un messaggio che mi diceva di vedere la TV perché era successo qualcosa. Ora sono a lavoro, perché lavorando in periferia abbiamo deciso comunque di aprire”.

Ho appreso la notizia tramite il tg. Comunque qui tutto è fermo per il momento: la polizia e i militari procedono nel rassicurare il popolo e la città. Io mi trovo in un’area tranquilla per il momento, quindi non so dirti molto. Personalmente non so veramente dirti cosa penso!! Noi andiamo avanti!! Questa sera apriremo il ristorante e poi vediamo che succede...”, ha raccontato Giovanni Tralci.

M.T.: "Sono rimasta a casa e non sono più uscita. Abitando in una zona distante dall'attentato ho scoperto quanto stava accadendo perchè tutti mi chiedevano come stessi. Adesso hanno bloccato tutti i trasporti quindi chi va a lavorare o studiare resta bloccato. La mia è una sensazione di rabbia poiché tutte le forze armate non sono riuscite a captare e bloccare la tragedia".

Alessandra D'Onghia: "Ero proprio a Malbeek quando la tragedia è accaduta: stavo per prendere anch'io la metropolitana ma la polizia mi ha raccomandata di non avvicinarmi. Io ero al corrente di quanto accaduto a Zaventem, ma mai avrei immaginato che dopo qualche minuto ci sarebbe stato un altro attentato. Mio padre è proprietario di un ristorante ed ha aiutato una ragazza con sangue al viso".

Leonardo Dongiovanni avrebbe dovuto prendere un volo per Bucarest: "Stamattina avrei dovuto prendere un volo per Bucarest per lavoro alle 10:20, proprio dall'aeroporto internazionale di Zaventem. Ho preso prima la metro (passando anche per la fermata Maelbeek) e poi il treno da Gare Centrale alle 8:13. Alla prima stazione (Gare du Nord) il nostro treno è stato fermato e ci è stato detto che non avrebbe raggiunto l'aeroporto per motivi di sicurezza. Così, ancora inconsapevole dell'accaduto, ho cercato un taxi per raggiungere l'aeroporto. Appena salito a bordo del taxi e intrapreso il tragitto, il tassista ha acceso la radio e abbiamo saputo quello che stava accadendo. Nel frattempo ho cominciato a ricevere messaggi preoccupati da colleghi e conoscenti e mi sono fatto riaccompagnare a casa. Il mio capo mi ha detto di restare a casa e non andare in ufficio oggi. Avevo in programma di tornare a Noci da Bucarest giovedì prossimo per le vacanze di Pasqua, adesso non so se sarà possibile tornare da Bruxelles, vista la situazione".

 

Notizie da Noci

© RIPRODUZIONE RISERVATA