Incidente sul lavoro, la Procura accerta le responsabilità

albergodellenazioniBARI - All'esito delle indagini preliminari, condotte dagli agenti della sezione di polizia giudiziaria del commissariato San Nicola, e sulla scorta delle ricerche condotte dagli ispettori del Servizio prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro (Spesal) della Azienda sanitaria Bari sembrerebbe che a causare l'incidente sul lavoro al cantiere dell'Hotel delle Nazioni a Bari, nel novembre scorso, dove perse la vita un operaio 35enne di Andria e ne causò il grave ferimento di un suo collega concittadino venticinquenne, fossero l'"Uso di materiali e attrezzature inidonee e misure di sicurezza carenti". A questi si affiancherebbe la presunta ignoranza da parte del duo sui rischi che le procedure di smontaggio dell'ascensore implicavano.

L'ESITO DELLE INDAGINI - Il sostituto procuratore Marcello Quercia ha chiuso l'inchiesta e ha inscritto nel registro degli indagati tre persone: Saverio Basile, titolare della ditta Bm Lift della quale le due vittime erano dipendenti, Angelo Lippolis coordinatore dell'azienda Fimco di Noci del Piano per la Sicurezza, e per atto dovuto l'amministratore della medesima società nonché proprietaria dell'immobile, il nocese Vito Fusillo. Le accuse a loro carico sono in concorso per omicidio colposo e in lesioni gravi. I due operai il 6 novembre scorso erano impiegati nello smontaggio di un ascensore all'interno del cantiere barese. La cabina sulla quale si trovavano precipitò nel vuoto e dopo un volo di circa 20m si schiantò al suolo. Nicola Cassotta, il più anziano del duo, morì il giorno successivo in ospedale. Il 25enne andriese Raganò riportò in quella tragica circostanza ferite molto gravi. L'esito delle indagini da parte della Procura chiarisce le cause dell'incidente e individua le presunte responsabilità. Vito Fusillo, amministratore della società che aveva appaltato i lavori, secondo la procura, non avrebbe vigilato a sufficienza sulla sicurezza delle procedure di smontaggio degli ascensori. Il suo diretto dipendente, Angelo Lippolis, è finito sotto inchiesta per non aver accertato "preventivamente- si legge nell'atto pubblico- l'idoneità del Piano Operativo di Sicurezza" predisposto dall'azienda Bm lift. Ora i tre indagati avranno circa venti giorni di tempo per organizzarsi e presentarsi davanti al GIP (Giudice per le Indagini Preliminari) per raccontare la loro versione dei fatti.

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