Mascherine scambiate come fossero penne: l’ultima “moda” in voga tra i nocesi

06 10 YogurteriaNOCI (Bari) - Potrebbe sembrare uno scherzo, tanto ha dell’incredibile, ma purtroppo, lo scambio di mascherine è la nuova “tendenza” lanciata dai nocesi. A denunciarlo, avviliti ed esasperati, sono i diversi esercenti che dopo mesi di lockdown (e spese non indifferenti per la conformità alle regole anti Covid19) hanno rialzato le saracinesche felici di poter riabbracciare gli abituali clienti e di vederne entrare di nuovi. Felici e soprattutto fiduciosi nel buon senso civico degli avventori. Un senso civico che purtroppo sembra stia venendo completamente a mancare. Ecco la singolare testimonianza di Maria Francesca Dongiovanni, titolare di una frequentatissima yogurteria nella centralissima Piazza Garibaldi.

“È stato bello rivedervi ieri...meno bello assistere ai prestiti di mascherine! Mettete in pericolo la vostra salute e create fila!”- questo il post pubblicato sulla pagina facebook della yogurteria, che ha catturato immediatamente la nostra attenzione e quella di molti cittadini esterrefatti. Abbiamo quindi voluto raggiungere telefonicamente Maria Francesca per farci dare delucidazioni in merito.

La ragazza ci ha subito rivelato: “Chi mi conosce sa che spesso tendo ad usare facebook come valvola di sfogo personale. A rischio di apparire un po’ “rompiscatole” quando noto comportamenti frutto di una totale mancanza di rispetto, non posso esimermi dal denunciarli!”

Invitata a raccontare tutto nel dettaglio, Maria Francesca ha proseguito: “Sono stata testimone non di uno ma di ben tre episodi di scambio di mascherine nell’arco di una sola giornata! Il primo ha visto protagonisti due fidanzatini. Dapprima è entrato solo lui, munito di mascherina, chiedendomi se potesse farlo anche la sua ragazza, che ne era invece sprovvista. Educatamente, ho spiegato che sarebbe stato meglio che lei aspettasse fuori e che facesse lui da tramite per quel che concerne gli ingredienti desiderati per la composizione personalizzata del suo yogurt. Sfacciatamente, il ragazzo ha esordito: “Potrei prestarle la mascherina, tanto si tratta della mia ragazza!”. Una richiesta a dir poco assurda! Ma come vi dicevo, non finisce qui: una signora, cliente abituale, mi faceva dei cenni verso un angolo cieco che in quel momento era fuori dalla mia visuale, quindi non sono riuscita a comprendere immediatamente. In quell’angolo c’erano un gruppo di amiche e una di esse non aveva la mascherina, quindi se l’è fatta prestare da una delle ragazze che avevano già consumato. Non c’è però due senza tre, anche se il terzo episodio non è avvenuto direttamente da noi. Dalla postazione cassa ho ampia visuale del tabaccaio proprio di fronte alla mia yogurteria. Tabaccaio da cui ho visto uscire un ragazzo che facendo un cenno di ringraziamento, si è tolto la mascherina, restituendola all’amico che gliel’aveva prestata!”

Con determinazione e senza alcun tentennamento, la Dongiovanni ha raccolto il nostro invito a lanciare un messaggio ai cittadini, giovani e meno giovani: “Mi sento solo di dire che il rispetto delle regole è alla base di una società civile. Se non riusciamo a impegnarci in questo, allora non aggiungiamo l’aggettivo “civile” per definire la nostra società. Noi esercenti, per via della pandemia abbiamo già dovuto affrontare non poche difficoltà, e non possiamo portare sulle spalle anche il peso dell’irresponsabilità altrui. Siamo obbligati ad indossare la mascherina per ore, ininterrottamente, e vi posso garantire che non è facile. Per rispetto dei clienti, e proprio ai fini di proteggerli, lo facciamo però di buon grado. Perché loro non dovrebbero fare lo stesso? Cosa costa indossare la mascherina per quei pochi istanti in cui entriamo in un esercizio pubblico? La nostra personale mascherina però, non prestata dall’amico/a o dal fidanzato/a!”

Le parole di Maria Francesca sono state eloquenti ed esaustive, quindi nient’altro da aggiungere, se non la speranza che davvero la superficialità ceda finalmente il posto alla responsabilità.

 

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