Morte di Antonella, la chiarezza come verità

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NOCI (Bari) - Si cerca di fare chiarezza sulla morte della concittadina nocese Antonella Mansueto, deceduta il 26 marzo scorso, a soli 22 anni, in seguito ad una setticemia sviluppatasi dopo un banale intervento di rimozione di una cisti al livello del coccige. La Procura di Bari ha aperto un fascicolo d'inchiesta sulla morte della giovane universitaria, al terzo anno di farmacia, per omicidio colposo e da subito si è attivato il meccanismo delle indagini preliminari.

La Procura sta inoltre procedendo all'identificazione dei medici che hanno avuto in cura la 22enne, per individuare responsabilità personali e procedere a eventuali iscrizioni nel registro degli indagati. Solo allora sarà effettuata una consulenza tecnica, preferibilmente collegiale, che possa fornire al pubblico ministero una ricostruzione dei fatti e del quadro clinico dall'intervento al decesso. Ricostruzione che allo stato attuale è presente solo nella denuncia della famiglia, assistita dall'avvocato Vito Mormando. Questa mattina il pm della Procura di Bari, Angela Morea, ha dato mandato ai carabinieri della sua sezione di pg che indagano sulla morte di Antonella di convocare, per essere sentito come persona informata sui fatti, uno dei sanitari che ha conosciuto la ragazza dopo l'intervento chirurgico. 

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Il medico, secondo la Procura, sospettava che le condizioni di Antonella stessero peggiorando in maniera anomala. In tarda mattinata lo stesso pm ha proceduto all'acquisizione delle cartelle cliniche e dei referti medici di tutte le strutture dove la ragazza, nei tre mesi di sofferenza, dall'operazione alla morte, è stata curata e visitata: l'ospedale di Putignano, il Miulli di Acquaviva e la Guardia Medica di Noci, dove addirittura le era stata diagnosticata un'influenza e le fu prescritta tachipirina per abbassare la febbre arrivata a 42 gradi.
L'ospedale di Putignano, sotto i riflettori dopo l'esposto alla procura da parte della famiglia assistita dall'avv. Vito Mormando, respinge ogni accusa e per bocca del primario del reparto di Chirurgia, Vito Lanza, fa sapere che "nessuno mi ha mai riferito di una anomalia di guarigione né da chi l'ha operata, né da chi l'ha medicata successivamente". Domenico Labate invece, direttore sanitario della struttura, precisa il nome del medico sotto accusa: "L'anestesista Aldo Calò, medico in servizio nell'ospedale di Putignano, non è in alcun modo coinvolto nel caso. Il chirurgo che ha operato la ragazza - continua Labate - ma che non significa che sia responsabile del decesso, si chiama Sebastiano Calò". A proposito dell'omonimia, l'avvocato Vito Mormando, legale della famiglia che ha presentato la denuncia in Procura, precisa che "il nome di battesimo è un dato storico che non posso confermare nè smentire, sarà la magistratura ad identificare con precisione i medici che hanno avuto in cura la ragazza e ad individuare eventuali responsabilità".
Antonella era stata operata nella struttura ospedaliera putignanese il 4 dicembre del 2009, salvo poi subire complicanze per un'infezione non adeguatamente considerata dai medici e che le ha procurato uno "shock settico" con conseguente "trombosi arteriosa" provocandone il decesso avvenuto il 26 marzo di quest'anno. Neanche un'operazione in extremis effettuata da un equipe emiliana all'ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti le è bastata per avere salva la vita.

 

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