Operazione Dirty Water, indagata la Giovanni Putignano & figli

gruppo-putignano-sedeTRANI (Bat) - Un'altra tegola giudiziaria si abbatte sull'imprenditore nocese Raffaele Putignano, rappresentante legale della Giovanni Putignano & Figli. Dopo il coinvolgimento nell'operazione "Gibbanza2" costatogli la detenzione in via preventiva ai domiciliari, un'altra operazione lo vede comparire in una lista di indagati.

La Capitaneria di Porto di Bari insieme con la Guardia di Finanza di Barletta ha svolto nelle ore scorse l'operazione "Dirty Water" (acqua sporca) sotto la direzione della Procura della Repubblica di Trani sottoponendo ad indagine giudiziaria ben 21 persone, tra cui l'imprenditore nocese (in foto la sede del Gruppo Putignano).

05-26-impianto-andriaLE ACCUSE - Per tutti gli indagati le accuse contestate dal pm Antonio Savasta a vario titolo sono di plurime violazioni della normativa ambientale, nonché i reati d'interruzione di pubblico servizio, frode nelle pubbliche forniture, inadempimento di contratti di pubbliche forniture, danneggiamento, truffa aggravata, omissione d'atti d'ufficio, getto pericoloso di cose, distruzione-deturpamento di bellezze. L'imprenditore nocese comparirebbe in quanto, con il riferimento agli atti di imputazione contestati, è il legale rappresentante della società "Giovanni Putignano & Figli srl", esecutrice dei lavori di manutenzione dell'impianto di depurazione sito ad Andria (in foto) su cui si indaga per accertare lo stato di funzionamento e l’effettiva consistenza delle migliorie per le quali le società aggiudicatarie degli appalti hanno richiesto ingenti cifre nonostante che il ciclo di depurazione dei reflui urbani risultasse inadeguato e fuori servizio. Tra i 21 indagati anche l'ing. Mauro Spagnoletta, dirigente di Acquedotto Pugliese ed amministratore unico di "Pura depurazione Srl", la società di Acquedotto Pugliese che dal 1 ottobre 2008 gestisce gli impianti di depurazione dislocati sul territorio; e Ivo Monteforte numero uno di Acquedotto Pugliese.

LA RICOSTRUZIONE - Secondo la ricostruzione formulata dalla Procura di Trani gli impianti di depurazione siti ad Andria, Barletta, Trani, Molfetta, non erano a norma e disperdevano rifiuti pericolosi nel Mare Adriatico. Le indagini sono iniziate l'estate scorsa quando più persone sono state ricoverate negli ospedali della zona perché imbattutesi in un'alga tossica. Questo ha dato il via alle indagini conclusesi giovedì. 

GLI ALTRI INDAGATI - In merito al depuratore andriese nel registro degli indagati sono finiti anche la dr.ssa Maria Antonia Iannarelli, dirigente del Servizio Tutela Acque della Regione Puglia; l'ing. Antonio Marra, presidente della commissione di collaudo; l'ing. Luigi Nigro il dott. Francesco Sannicandro, entrambi in qualità di componente della commissione di collaudo, e della persona giuridica Ato Puglia (ovvero l'Autorità Idrica Pugliese) in persona del legale rappresentante da identificare.

IL SEQUESTRO PROBATORIO PROVVISORIO - Secondo la Procura di Trani, quindi, si tratterebbe di un raggiro burocratico-finanziario che avrebbe prodotto effetti sull'habitat marino della costa a nord di Bari. Tutti gli impianti sono stati sottoposti a sequestro probatorio provvisorio onde evitare probabili occultamenti che provocherebbero intralcio alle indagini in attesa di chiarire le responsabilità dei vari soggetti indagati.

Notizie da Noci

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