L'ultimo saluto a Don Anselmo Susca

10-02-funerale-don-anselmo-suscaNOCI (Bari) - La comunità monastica benedettina della Madonna della Scala rende l'ultimo omaggio a Don Anselmo Susca. Una cerimonia semplice quella celebrata all'abbazia della Madonna della Scala mercoledì pomeriggio, composta e umile come l'ordine benedettino vuole. «Ora Padre Anselmo - dice Don Donato Ogliari durante l'omelia- vive nella fede e fedeltà eucaristica intesa come gioia nell'incontro col Signore. Ora per lui la gioia è pura e totale».

10-02-coro-novum-gaudiumPadre Anselmo infatti non godeva di ottima salute negli ultimi anni. Era nato a Sammichele di Bari nel 1929, si è spento all'età di 83 anni la sera del 1 ottobre 2012. Una vita dedicata alla devozione e al lavoro. Ed una passione: la musica. Non a caso Nino Rota lo sceglie, dopo essere stato suo allievo al conservatorio di Bari, quale vicario per l'allora neonata sede distaccata di Monopoli (1971). Tramite questo percorso intenso di lavoro e di studio padre Anselmo fonda nel 1988 il Centro Studi Canto Gregoriano con sede proprio nell'abbazia benedettina nocese e dà vita al Coro Novum Gaudium (in foto durante le esequie). Un coro formato da voci femminili e che ora andrà avanti tramite la passione continua di Rosalia Schettini e Anna Caldaralo. "Monaco benedettino, sensibile, umile, gentile, profondo conoscitore e studioso instancabile di canto gregoriano", lo definiscono le persone più vicine.

10-02-deposizione-salmaE di certo Padre Anselmo Susca era riconosciuto a livello nazionale ed internazionale per aver riportato in auge un genere musicale che sembrava seppellito sotto l'onda del modernismo e della musica elettronica. Ne è testimonianza l'incontro col famoso Nusrat Fateh Alì Khan, vocalista pachistano col quale ha dato vita ad un progetto particolarmente ardito quale "Oriente –Occidente", in cui canto cristiano e canto tradizionale pakistano si uniscono, oppure la promozione dell'incontro tra il canto gregoriano e la musica improvvisata contemporanea. Un esempio di vita da seguire quello di padre Anselmo Susca. La sua morte segna un vuoto profondo nella comunità benedettina e sociale difficilmente colmabile.

A margine della cerimonia funebre alcune personalità presenti così si sono espresse nei confronti di Don Anselmo:

DON DONATO OGLIARI, Padre Abate Osb: «A quanti lo hanno conosciuto è noto come la parabola esistenziale di P. Anselmo sia stata sostanzialmente vissuta sull'onda delle note musicali e in particolare di quelle appartenenti al vetusto e sacro canto monodico che è il Canto gregoriano, di cui egli era fine intenditore e instancabile propagatore. Credo che possiamo senz'altro affermare che l'anima artistica, e con essa il percorso umano e spirituale di P. Anselmo, è racchiusa tutta qui. Il Canto gregoriano non era per lui una semplice passione che rispondeva ai suoi gusti personali, né un mero oggetto di studio e di ricerca musicologica, ma un modo per "cercare Dio" e un modo per evangelizzare, ossia per annunciare e testimoniare a tutti la "buona novella" che la vita vissuta alla luce di Dio è una vita felice».

ROSALIA SCHETTINI, insegnante di canto: «Non lo abbiamo perso. Uomo umile e gentile, ha saputo imprimere l'amore per la musica e per il canto gregoriano ad una moltitudine di persone. Don Anselmo rivivrà tramite la nostra voce».

PASQUALE GENTILE, storico locale: «La dipartita di Don Anselmo ci addolora molto. Con lui va via un pezzo della nostra cultura storico-musicale».

PIERO LIUZZI, Sindaco di Noci: «Era curiosità pura, e quindi autenticamente umana, ciò che animava il monaco nel suo dinamico rincorrere le occasioni di divulgazione culturale della sua grande specialità: la voce monodica dei cantori antichi, le cantilene monastiche che hanno impregnato, come l'incenso, le superbe volte romaniche o gotiche delle cattedrali, dei cenobi, delle grancie in Italia ed in Europa. Mi incuriosiva della sua personalità la grande considerazione di cui godeva nel mondo culturale pugliese ed internazionale. Ne ero contento. Spesso trovandomi fuori Noci, mi precedeva la fama del docente e del monaco; un ottimo salvacondotto per un sindaco nel rappresentare le virtù nocesi al cospetto di pubblici diversi, sempre colti, sempre intrigati dal multiforme ingegno che dalla nostra cittadina raggiungeva latitudini lontane. Ho dettato di mio pugno il necrologio dell'Amministrazione comunale per la sua dipartita perché sentivo di riconoscergli un'ultima attenzione, una risposta alla sua telefonata mattutina che mi ricordava di essere il sindaco, e dunque a fare».

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