Imprenditore nocese indagato dalla Procura di Bari per una presunta truffa

NOCI - È stato raggiunto da un’ordinanza emessa dal giudice delle indagini preliminari Jolanda Carrieri riguardante l’obbligo di firma a giorni alterni presso la stazione dei Carabinieri territorialmente competente l’imprenditore nocese F. R.; insieme a lui altre nove sono le persone indagate. Il provvedimento è stato predisposto dalla Procura di Bari in merito ad un caso di presunta truffa ai danni di banche ed aziende operanti nel settore alimentare e specificatamente ad una catena di supermercati con punti vendita dislocati in tutta Puglia.

LE INDAGINI SUL CRAC "CARLONE" - Sembrerebbe infatti che il noto imprenditore F. R. sia invischiato in un’indagine condotta dalla squadra di polizia giudiziaria del compartimento della Polizia Stradale della Puglia e dalla sezione di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza presso il Tribunale, coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica Roberto Rossi, sul caso di bancarotta fraudolenta che ha portato agli arresti domiciliari gli imprenditori Michele Carlone, Lorenzo Carlone e Giuseppe Carlone.

LE IPOTESI DI REATO DEL G.I.P. - Il nocese, secondo gli inquirenti, rientrerebbe a far parte di un circolo di amministratori di una serie di aziende connesse con i Carlone che avrebbero manomesso conti economici dichiarando il falso e truffato banche e fornitori. I Carlone e gli altri indagati avrebbero comprato merci a credito da grandi fornitori nazionali, smistandole in una imponente e capillare rete di distribuzione regionale da loro stessi controllata. Creavano così - ipotizza la Procura - una “linea di credito” nei confronti di diverse società commerciali loro clienti (secondo l’accusa create e gestite “ad hoc” con l’obiettivo di mantenerle in vita per non più di due anni), crediti che, dopo avere mostrato “sofferenza”, finivano per contrattare e cedere alle banche, ottenendo grosse liquidità e lasciando così nelle mani degli istituti bancari dei titoli di credito, degli impegni di pagamento di valore pari a carta straccia. Dopo averle spremute fino all’osso - sempre secondo l’esame della Procura - spogliavano quelle stesse società decotte, oramai sommerse dai debiti e destinate a naufragare nel fallimento, delle parti “attive”, insomma dei cespiti buoni, dei valori patrimoniali ed economici, affittando quei rami di azienda, costituiti da diversi supermercati ancora, ad altre società dello stesso gruppo imprenditoriale. Un circolo vizioso gestito all’interno dello stesso gruppo “Carlone” che avrebbe potuto andare avanti all’infinito ma che la Procura ha interrotto.

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