Finale inaspettato per il Piccolo festival della parola con tre superospiti: Bray, Arminio e Don Pasta

06 12 ultimogiornopiccolofestivaldellaparola3NOCI (Bari) – Giunge al termine il Piccolo Festival della Parola, la rassegna culturale che ha attraversato e invaso con parole, declinate in ogni forma d’arte e di comunicazione, ogni piccola via del paese di Noci, dall'8 all'11 giugno.

Il quarto ed ultimo appuntamento del Piccolo Festival della Parola, tenutosi dall’ 8 all’ 11 giugno, si è concluso con tre super ospiti: l’ex-ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo nel Governo Letta e direttore editoriale dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, Massimo Bray, il poeta Franco Arminio e Don Pasta, l’innovatore della cucina.
Se provassimo a descrivere la serata conclusiva del Festival, sicuramente tutti convergeremmo sul valore incommensurabile della "parola", grande e importante mezzo di comunicazione tra uomini, capace di smuovere tutti gli animi, dai più sensibili ai meno sensibili, dai più colti ai meno colti, capace di descrivere sensazioni e sapori e di metterci in sintonia con gli altri.

06 12 ultimogiornopiccolofestivaldellaparola1Con i grandi discorsi del direttore Bray, ex-ministro del governo Letta, ogni partecipante si è sentito stimolato, compreso e pienamente in sintonia con il mondo; nel piccolo salotto letterario, nel Chiostro di San Domenico, il ministro Bray ha dialogato sull’impiego del linguaggio nell’era contemporanea insieme ai giornalisti Lino Patruno e Gianni Messa. Il linguaggio della politica, tema estremamente importante e di grande attualità, è stato definito da Bray come "astruso, lontano dal cittadino e difficile da comprendere per i cittadini" così come lo ha definito Patruno "un linguaggio conservatore, inquinato dal linguaggio dei comunicatori, ma anche dal marketing, dalla reticenza e dalla spettacolarizzazione che rendono una fake news come una verità alternativa, infondata e delirante per il web."
Si è proseguito con un impegnativo dibattito sulla cultura e su quanta importanza il nostro Stato dia a questo costituente valore della società, il ministro Bray si è definito un credente ottimista, nelle sue parole infatti è venuta fuori tutta la sua ideologia a partire dall’esigenza di ridare, nel nostro Paese, dignità alla figura dell’insegnante, baluardo dell’amore per la cultura, ma soprattutto fondatore di quella classe dirigente che, ora come ora, non sa più fare politica: solo così saremo in grado di ricostruire un Bel Paese, così come storicamente viene definita l'Italia, ricco di cultura d’ogni genere. Il giornalista Patruno ha espresso una visione simile della cultura del nostro Paese, ma ha esortato i giovani ad avere “ali tornanti”, a sperimentare, scoprire e vivere le mille opportunità che il mondo può offrire, senza dimenticare l’importanza di far maturare l’intera comunità con il racconto e l’attuazione di queste esperienze.

06 12 ultimogiornopiccolofestivaldellaparola4Il viaggio, alla scoperta della parola declinata nella forma della poesia, ha fatto, successivamente, tappa in Piazza Plebiscito, dove il pubblico ha potuto incontrare lo scrittore, poeta e paesologo, Franco Arminio, dalla personalità sorprendente, intraprendente e raffinata, che ha saputo catturare l'attenzione di una folta platea. Arminio ha presentato il libro “Cedi la strada agli alberi”, con letture di varie poesie da lui scritte. Il più bel laboratorio sperimentale a cielo aperto, quello attuato, ieri 11 giugno durante il quale Arminio ha letto alcune sue poesie con dedica a persone scelte a caso nel pubblico: sull’amore, sul compito delle madri e sui demoralizzatori, per poi passare a prove canore che hanno ancor più unito, in un unico spirito, i presenti.
La conclusione del festival e di questo meraviglioso viaggio si è avuto con Don Pasta, nel Chiostro delle Clarisse, un insolito dj, meglio definito come innovatore della cucina, poiché ha dato dimostrazione di come cucinare sia anche un modo di far musica, semplicemente tagliuzzando degli ortaggi o facendo bollire dell’acqua per la cottura della pasta e di come la parola possa aiutare il senso dell’olfatto e del gusto a percepire le prelibatezze della cucina.  

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Don Pasta ha raccontato come il suo viaggio nella cucina gli abbia insegnato che il sud è "lo stesso in qualsiasi nazione, sente il dovere di offrire cioè che ha, della serie 'meno hai e più offri' e di costituire la propria comunità sull’idea che per poter sopravvivere basta quello che si raccoglie dal seminato: è per questo che l’Italia non conosce una cucina borghese, ma un'unica sola cucina e cioè quella quotidiana, popolare e famigliare". Sorprendente la partecipazione degli abitanti nocesi, ma anche dei turisti provenienti dai paesi limitrofi, che oltre ad apprezzare l’ormai nota cucina nocese, hanno potuto assaporare, per le vie del centro storico, il sapore della cultura, dell’arte visiva, delle poesie e della musica, dimostrando che il Sud non è solo la terra ospitante e perfetta per le proprie vacanze estive, ma è anche molto altro, soprattutto fulcro della cultura e del fermento giovanile, che ha voglia di rinascere.

 

 

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