Gran finale per “Piccolo Festival della Parola” con Luciano Canfora e Ascanio Celestini: fanno discutere le porte chiuse

12 10ascaniocelestinianoci1NOCI (Bari)- Si è conclusa ieri, 9 dicembre 2018, la III edizione de “Piccolo Festival della Parola”. Una chiusura come si suol dire “col botto”, per la presenza di due ospiti di elevatissimo spessore culturale: lo storico, scrittore e pensatore Luciano Canfora e Ascanio Celestini, uno dei maggiori rappresentanti del nuovo teatro di narrazione, che ascoltando e registrando in racconti delle persone, li rielabora in altri originali racconti. A fare da “contorno” alle due “portate principali” di questa edizione, come sempre, tanti eventi che hanno riguardato presentazioni di libri per gli amanti di ogni genere letterario.

12 10 cronachedaunacamerettaAd aprire l’ultima delle quattro giornate dedicate alla maratona culturale e letteraria de “Piccolo Festival della Parola” è stata Maria Luisa Troisi Della Marca. La giornalista di “Antenna Sud”, presso il Chiostro di San Domenico, ha dialogato con la collega Elena Albanese riguardo al suo libro “Cronache da una cameretta: fiabe per bambini da 0 a 99 anni”, edito da Progedit. “Apparentemente potrebbe trattarsi di una semplice raccolta di fiabe (il libro ne contiene 14) ma in realtà è anche una raccolta di linee guida e consigli che possono rivelarsi preziosi per i genitori”- ci rivela l’autrice- “Sono mamma di quattro figlie che sono state bravissime nel pretendere letteralmente che dopo i miei pesanti turni in redazione, io dedicassi loro del tempo con la lettura di fiabe che però non fossero quelle scritte da altri e lette passivamente, ma inventate da me, o meglio da me con la loro collaborazione. All’inizio del mio percorso come madre, ero molto impacciata e cercavo ardentemente un confronto con genitori che avessero più esperienza di me perché lo ritenevo imprescindibile. Il libro è anche un modo per “rendere il favore” a mia volta, per essere utile”. Particolare non trascurabile è che nel libro si fondono cronaca e fiaba, perché l’incipit per la creazione di quest’ultima è sempre un fatto di cronaca verificatosi in famiglia. Al termine di ciascuna storia, sono i bimbi che forniscono ai genitori una “chiave di lettura”, un “focus” sui comportamenti che è preferibile assumere in determinate situazioni. La chiave di lettura inizia sempre con “Cari mamma e papà”, quasi i bimbi chiedessero ai loro genitori di chinarsi alla loro altezza per osservare il mondo dal loro punto di vista. Una serie di consigli “da mamma a mamma”, un libro da leggere non “ai bambini” ma “con i bambini” 

12 10 PreseuttoAlle 17:00, sempre presso lo stesso Chiostro di San Domenico, si è tenuta la presentazione di un romanzo storico davvero avvincente: “L’uomo che divise il pane in cinque”, edito da Besa SalentoBooks con la collaborazione di Presidi del Libro. Lo storico Michele Presutto, che ne è autore, ha dialogato con la dottoressa Vincenza D’Onghia circa la storia di Giuseppe Alia, un umile sagrestano della chiesa di Portopalo in Sicilia, che alla fine dell’800’ entra in contatto con la chiesa valdese cambiando religione. Questo lo porta ad un gran senso di disappunto e a duri scontri con la Chiesa Cattolica. A seguito di uno scontro fisico, viene emarginato dalla sua stessa famiglia e costretto a scappare in Argentina. I “rumours” circa una relazione clandestina della moglie con un sacerdote, sono il motivo scatenante di una forte sete di vendetta e di rivalsa. Gira così in lungo e in largo gli Stati Uniti, alla ricerca della sua “vittima”, che si vocifera sia stata trasferita per insabbiare lo scandalo. Se la prenderà però con una vittima innocente: un sacerdote di origine tedesca che una mattina ucciderà proprio sull’altare andando poi incontro alla carcerazione e successivamente all’esecuzione. La parola con cui Presutto sintetizza il suo Romanzo è “Coraggio”, perché in fondo Alia ne ha avuto tanto, rimanendo impassibile anche davanti all’imminente sentenza di morte, perché credeva nei suoi ideali.

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Alle 18:00, presso il Chiostro delle Clarisse, il primo attesissimo ospite della serata: lo scrittore, storico e pensatore Luciano Canfora, che ha dialogato con la giornalista del “Corriere del Mezzogiorno”, Maddalena Tulanti in merito al suo libro “La scopa di Don Abbondio”, edito da Laterza. Un approfondito interrogarsi sul valore del “moto storico” in un’epoca che vede il prevalere dell’oscurantismo non solo in Italia ma ormai in larga parte dell’Europa. Un moto storico che può farla letteralmente sprofondare oppure rappresentare un “trampolino di lancio” per l’elevazione della società. Variegate le pieghe storiche, politiche e sociologiche che la conversazione ha preso: dalla Rivoluzione Francese alla Restaurazione, passando per Russia Sovietica al periodo buio di nazismo e fascismo fino ad un’analisi della situazione politica attuale. “Non è detto che tutte le rivoluzioni riescano a realizzare il loro obiettivo, l’intento può anche fallire ma non per questo chi ha comunque il coraggio di fare attivamente la sua parte deve essere colpevolizzato, perché non può sapere quale piega prenderanno gli eventi. Sarebbe come rimproverare gli esseri umani di essere tali. Del resto, Cristoforo Colombo partì convinto di arrivare nelle Indie e scoprì l’America”. Le rivoluzioni sono questo: una partenza con un imprevisto nel corso d’opera. Ogni rivoluzione cambia qualcosa e viene a sua volta cambiata nelle modalità attraverso cui si attua” - ha spiegato Canfora. Interrogato dalla Tulanti sull’esistenza di una rivoluzione in corso nel nostro paese, ad opera del tanto decantato “Governo del cambiamento”, egli risponde che: “Siamo tutti abbastanza grandi per non prendere sul serio l’auto propagandismo delle forze politiche! La propaganda è l’anima della politica ma l’importante è non crederci” .

Si è parlato anche della pluralità di declinazioni che può assumere la democrazia e del suo serio rischio di morire. Canfora ribadisce l’importanza di cogliere quei “campanelli dall’arme” che potrebbero portare alla morte della democrazia, come pulsioni raziali di stampo fascista di cui la nostra società non si è affatto liberata come si è portati ingenuamente a credere “La democrazia è un bisogno fondamentale e perennemente inesausto, che nella storia ha assunto i significati più svariati e continua ad assumerne, in concomitanza con il mutamento della società che gliene riconosce costantemente di nuovi". Si è parlato della realtà di cui facciamo parte, l’Europa e la Tulanti ha chiesto a Canfora cosa sarebbe opportuno scegliere nel momento in cui saremo chiamati a decidere se continuare a farne parte. Lo scrittore ha risposto prontamente che: “Non trovo sia un’eccellente idea delegare proprio tutto ad una struttura non elettiva e tecnocratica come l’Europa. Non va neanche dimenticato tutto quello che è stato fatto alla Grecia: una Nazione letteralmente “schiacciata”. Di fronte ad ogni scelta, la verità è sempre la strada migliore” - Proprio “Verità” è stata la parola che ha scelto di "donare" a “Piccolo Festival della Parola”.

12 10ascaniocelestinianoci2Infine, è stato Ascanio Celestini, uno dei rappresentanti più importanti del nuovo teatro di narrazione, a chiudere la lunga carrellata di appuntamenti previsti nel cartellone del Pfdp. Atteso e fortemente richiesto (anche da tutti coloro che sono dovuti rimanere fuori, non riuscendo ad entrare nel chiostro per motivi di sicurezza – le porte chiudevano ad esaurimento posti), l’autore romano ha presentato la sua ultima pubblicazione intitolata “L’armata dei senza tetto”. Pubblicato da Contrasto, il suo ultimo libro è nato dalla sua nuova collaborazione con Giovanni Albanese, che da anni accumula oggetti selezionati e raccolti presso officine, sfasciacarrozze e mercatini dell’usato. Le sculture di Albanese, infatti, hanno preso vita attraverso le parole di Celestini: l’assemblaggio di materiali di scarto, rotti e senza più utilità sono diventati una piccola “armata” di personaggi senza dimora, ognuno col proprio carattere e con la propria storia. Oggetti che non sono muti, ma la rappresentazione di persone sorde che non riusciamo ascoltare. Per ognuna delle opere di Albanese quindi Celestini ha scritto un'autobiografia, pensando che una vita ce l'avessero per davvero. Bisognava solo scoprirla ed il gioco di Celestino è consistito nell’investigare, scoprendone la loro vita.

Inevitabile il riferimento alla politica e alla situazione migranti: uomini su barconi che non vengono presi in considerazione in quanto esseri viventi, con delle vite sulle spalle, gioie e dolori, umanità che è anche nostra. Abbiamo ascoltato dunque le storie di “oggetti” come quella dell’Antimilitarista, di un professionista, di “Uno che fa i buchi nell’acqua” e molti altri. L’intervista con il giornalista di Repubblica Gianni Messa è servita anche a sottolineare quanto l’Italia – e quindi anche Noci – sia priva di luoghi dedicata all’arte e al teatro, a luoghi capienti che possano far parlare la cultura a tutti, e non a pochi, a porte aperte.

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