Il gioco dell’arte: inaugurata la personale di Rocco Colucci

12 31personaleroccocolucciNOCI (Bari)-  E' stata inaugurata lo scorso 29 dicembre nel chiostro delle clarisse la prima mostra personale di Rocco Colucci, artista già conosciuto dai nocesi e che aveva già partecipato a diverse mostre collettive vincendo numerosi premi. Tecnico del restauro e restauratore di beni culturali, Colucci si occupa da sempre e con impegno delle finiture in edilizia artistica, curando contemporaneamente il recupero e la conservazione di manufatti artistici. Dopo i saluti istituzionali del sindaco Domenico Nisi, il regista cinematografico Domenico De Orsi ha introdotto il percorso espositivo e l’installazione. Grande protagonista della serata? La luce!

Il titolo della mostra allestita ed intitolata “Il gioco dell’arte” non deve fuorviare lo spettatore: l’intento non è affatto quello di declassare l’arte alla stregua di un qualcosa di puramente ludico. La lingua italiana ci insegna che si può “giocare” anche con i molteplici significati che le parole assumono a seconda del contesto in cui le usiamo e della sfumatura che vogliamo prediligere. In questo caso, “gioco” significa sperimentare attraverso l’uso di materie e tecniche differenti, creare con impegno, passione e perché no, anche divertendosi nel vedere in quali e quanti risultati la creatività si concretizza. Allo spettatore risulterà immediatamente chiaro il legame inscindibile tra l’arte di Rocco Colucci e la sua attività di artigiano. Cosa significa etimologicamente la parola “artigiano” se non “colui che crea arte”? La vera arte, in tutte le sue forme, è sempre germogliata all’interno delle botteghe di artigiani. “Una mostra fatta non di oggetti ma di concetti” hanno ricordato unanimemente Colucci e De Orsi.

12 31fotografieroccocolucciMolteplici sono le materie dell’artigianato locale con cui sono realizzate le opere: legno, vetro, terracotta, parti di apparecchiature elettroniche e parti elettriche ma anche tele, china e colori. Il percorso della mostra è costellato anche di fotografie (la fotografia infatti è un’altra grande passione di Colucci) sulle quali egli ama sperimentare in formato sia analogico che digitale. L’opera più cara all’artista è “Terza età”, uno scatto realizzato nel 1979 che ha per protagonista suo nonno materno. Al 2003 risale invece “Voyeur”, il disegno china su carta che vuol rappresentare il senso di smarrimento e di alienazione in un mondo che marcia sempre più verso la digitalizzazione e dove si fatica a tracciare la linea di demarcazione tra virtuale e reale.

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Al termine del percorso espositivo, lo spettatore si imbatte nell’opera principale: “Macchina di luce”, un totem luminoso che ha per base la ruota di un trattore e che compendiando materiali diversi, rappresenta una sorta di “calendario evolutivo” dell’arte nel corso dei secoli: dalle pitture rupestri all’interno delle grotte, primissima espressione artistica dell’uomo, passando per i geroglifici egizi e per l’uomo di Leonardo da Vinci, fino ad arrivare alle stampe digitali. In cima a questa originale e suggestiva “piramide” un cavo di fibra ottica luminoso, modellato sulla forma di un neurone, microscopica ma vera ed importante sede dell’intelligenza e della creatività umana, da cui tutto parte. L’opera è stata realizzata in maniera sinergica con diverse figure dell’artigianato locale, che hanno dato ciascuno un contributo concreto all’idea partita da Colucci: Natale Conforti (Opera in ferro); Michael Dogali (relizzazione modelli 3D); Mario Simone (apparecchiature elettroniche e parti elettriche) ; Fabio Basile e Margherita Calefati (bassorilievi in terracotta); Fabio Calicchio (verniciatura e modellazione opera); Leonardo D’Onghia (opere in legno); Rocco Pertoldi (opere in vetro). Questa compartecipazione rivoluziona in un certo senso il concetto di arte, che non è più egoisticamente chiusa nel suo individuale narcisismo, ma diventa un vero e proprio gioco sinergico, in cui la collaborazione si rende sempre più necessaria per la realizzazione di opere che abbiano realmente un forte significato e un grande impatto empatico ed emotivo. La mostra sarà visitabile fino al 7 gennaio, quindi consigliamo a tutti questa bella immersione nell’arte che è anche soggettiva interpretazione ed emozione.

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