La luce dei colori nei Ditirambi di Mauriello

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NOCI (Bari) - Nell'antica Grecia il ditirambo era una danza collettiva eseguita in circolo da cinquanta danzatori incoronati da ghirlande, un inno cantato e danzato in onore del dio Dioniso (presso i romani Bacco). Si trattava di una composizione poetica corale, dove poesia, musica e danza erano fusi insieme e tutti e tre indispensabili in ugual misura. Così anche nella pittura di Mauriello colori, forme e soggetti hanno uguale rilevanza sulla tela.

L'inaugurazione della mostra dell'artista nocese tenutasi la settimana scorsa ha fatto scoprire, a quanti non lo conoscevano, un modo nuovo di svolgere l'attività di pittore e di interpretare le opere pittoriche. Da dieci anni Emilio Mauriello non esponeva più opere, da quella esposizione all'Expo Arte di Bari nell'anno del giubileo. E' tornato a farlo al Palazzo della Corte (ex pretura) grazie all'aiuto di alcuni buoni amici. Un ritorno sulla scena salutato da un caloroso "bentornato" dai colleghi e dai curatori della mostra. Il titolo certamente si rifà alla libertà espressiva nascente della Grecia del IV secolo a.C., ma l'impressione è che questo autodidatta nato nel 1957 nella cittadina dei tre campanili, voglia dare al visitatore il coltello per scalfire le impressioni nate dalla visione e dalla riflessione delle sue opere.

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Colori vivaci su quadri e opere già famose, arricchite nella nuova riproposizione elaborata dall'artista, che danno l'idea del movimento non solo in senso spaziale, ma anche temporale. Il soggetto non si muove solo all'interno della cornice che circonda il quadro, ma torna a rivivere proiettato e lanciato nel terzo millennio dalle pennellate del Mauriello. L'impressione che si ha a primo impatto nel vedere queste opere è quella di una discoteca diurna fatta di luci stroboscopiche emanate dai colori forti, dagli accenti vivaci.

Il colore rimane il punto forte dell'artista anche nella sezione delle "Opere Silenti" dove invece le geometrie più sciolte e la leggerezza delle pennellate danno più un senso di armonia e di pace con il mondo (effetto memorabile se si riconosce il rapporto schivo dell'artista con il cosmo).

Forse sarebbe meglio dire che le 60 opere esposte al Palazzo della Corte sino al 6 giugno prossimo rappresentano tutto e il contrario di tutto. Unità e dissonanza, accordo e disaccordo, fantasia e tecnica. Punti di vista diversi rilasciati da chi vede le opere con occhi diversi.

 

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