Intransit: Anna Pavignano ricorda il compagno Massimo Troisi - INTERVISTA

08 2 IntransitAnnaPavignanoMassimoTroisi 3NOCI (Bari) - Dopo averci fatto compiere un interessante viaggio nel mondo del Cinema Orientale, il treno di “Intransit” riporta virtualmente a Noci il grande Massimo Troisi. L’amatissimo attore, regista e sceneggiatore nativo di San Giorgio a Cremano era già stato a Noci nell’estate nel 1978, presso l’ex Piscina Comunale. Le associazioni Pugliè, Nocicinema, Daido e Loco52, in occasione dei venticinque anni dalla scomparsa dell’artista, hanno voluto fortemente invitare a Noci chi “Massimino” l’ha conosciuto, anzi “vissuto al massimo”, sia sotto l’aspetto umano che artistico-lavorativo. Lo scorso 31 luglio, prima che lungo la Scalinata Monumentale della stazione avesse luogo la proiezione del film “Scusate il ritardo”, è intervenuta infatti Anna Pavignano, cosceneggiatrice dei maggiori film di Troisi (compreso “Scusate il ritardo) nonché sua compagna di vita per lungo tempo. Dialogando con Angela Saponari, la Pavignano non ha risparmiato simpatici ed emozionanti dettagli: dalla conoscenza con Massimo, ai tempi in cui terminava la sua fase cabarettistica a quella vera e propria sfida che rappresentò il capolavoro de “Il Postino”!

08 2 IntransitAnnaPavignanoMassimoTroisi 2Un dialogo intimo e spontaneo quello tra Angela Saponari e Anna Pavignano, partito proprio "dall'icipit" dell'incrociarsi delle due vite (apparentemente diverse, ma quanto mai simili) di una ragazza del nord e di un ragazzo di San Giorgio a Cremano. Un ragazzo con la faccia simpatica che nascondeva però quel pizzico di malinconia quanto basta.
L’incontro tra Anna e Massimo avvenne durante quella che per l’artista fu una “fase di passaggio” da quel cabaret (che in realtà non amava), al teatro, in cui riponeva decisamente molte più speranze.
“In quella trasmissione televisiva, che si chiamava “No stop”, ero una specie di soubrette, addobbata con minigonne e parrucchette varie. Anche io però ero profondamente a disagio: sentivo che quella non era la mia strada”- ha confessato la Pavignano-“Frequentavo l’università ed era solo un modo per pagarmi gli studi! Semplicemente è stato un “trovarsi” tra due persone che cercavano di capire cosa davvero volessero dalla vita. Dal semplice rapporto tra giovani innamorati, si è passati a qualcosa di più profondo, nato dallo scoprire che avevamo in comune molte più cose di quanto credessimo. Il “Centro Teatro Spazio” e la compagnia de “La Smorfia” hanno avuto un ruolo centrale nella vita artistica di Massimo".
La Saponari ha invogliato la Pavignano a parlare dell’incontro che ha in qualche modo cambiato la vita di Troisi: “E’ stato senza dubbio quello con il produttore Mario Berardi. A lui va il merito di esser riuscito a tirare fuori il “vero Massimo”, di capire che non poteva essere “ingabbiato” in una sceneggiatura imposta. I soli panni dell’attore “comandato” gli sarebbero stati decisamente stretti. Così gli diede carta bianca e venne attuata quella formula “sceneggiatore-regista-attore” che per allora era un’assoluta novità. L’aveva adottata prima esclusivamente Nanni Moretti, ma per storie strettamente autobiografiche. Quelle di Massimo sono più storie “simboliche” che possono rispecchiare la vita di tutti!”
08 2 IntransitAnnaPavignanoMassimoTroisi 4Una domanda che un po’ tutti gli estimatori di Troisi si sono posti: “Com’era Massimo nella vita?
“Ipocondriaco come il “Vincenzo” di “Scusate il ritardo!!” ha ammesso la Pavignano.“Spesso incaricava me o gli altri di chiamare il medico, che dall’altro capo chiedeva magari “Si, ma mal di pancia localizzato dove?”
Eravamo costretti quindi a buttare giù il telefono per consultare Massimo e a ricomporre il numero del dottore!"- ha ricodato Anna. Gag esilaranti della vita quotidiana in cui nei film, pur non essendo puramente biografici, c’è inevitabilmente traccia!”
Riguardati uno dietro l’altro e con il “senno di poi”, i film che a partire da “Ricomincio da tre” segnano il lungo sodalizio artistico Troisi-Pavignano possono essere riletti come una “saga” sull’importanza dei sentimenti e sulla vita privata rapportata a quella sociale.

“Io e Massimo abbiamo sempre creduto fortemente nel senso della famiglia e degli affetti, ma abbiamo anche voluto raccontare un’Italia che stava profondamente cambiando e che iniziava a prendere consapevolezza, anche dal punto di vista psicologico di tutta una serie di problemi”- ha detto la Pavignano- “Volevamo anche raccontare l’importanza del ragionare equilibratamente tanto con il cuore quanto con la testa!”- ha affermato la sceneggiatrice.
E’ stato svelato anche un retroscena importante riguardo al capolavoro de “Il Postino”.
“Non tutti sanno che il film è ispirato ad un romanzo, che si conclude con la morte del poeta Pablo Neruda. Il problema nasceva però dal fatto che il film, rispetto al libro è ambientato vent’anni prima. Facendo morire Neruda avremmo quindi creato un “falso storico”! Di qui la decisione di dirottare l’amara sorte verso il postino, che è poi vero protagonista maschile della pellicola. Fu una vera e propria “sfida” tra noi e il produttore, che ci aveva avvertiti: “Non potete far morire il protagonista del film. E’ assolutamente fuori luogo, così sarebbe un fiasco!”. Non lo ascoltammo e forse facemmo bene: fu il film che consacrò Massimo!”- ha raccontato orgogliosa e divertita Anna Pavignano. Alla domanda della Saponari riguardo la “genesi” del film, ella ha così risposto: “Fu certamente quello con la gestazione un po’ più lunga e complessa, scandita da varie fasi e quindi meno lineare rispetto ai film che io e Massimo scrivevamo con i nostri tempi e con la nostra sintonia. Nel caso de “Il Postino” si erano aggiunti anche Michael Radford, Furio Scarpelli e il figlio Giacomo. Quindi pensieri e tempi diversi che bisognava in qualche modo conciliare!”

Angela Saponari ha poi spostato il centro dell’attenzione nuovamente su “Scusate il ritardo”, la pellicola a cui la platea avrebbe di lì a poco assistito, chiedendo ad Anna Pavignano qualche piccola curiosità a riguardo, a cominciare dal titolo.
“Il film “Ricomincio da tre” aveva riscosso davvero un grande successo, e come sempre accade in questi casi, i produttori fremono affinchè tu possa sfornare quanto prima un’altra pellicola. Per contro, c’è chi ti mette in guardia, incutendoti quasi una certa paura, con frasi del tipo “Eh ma guarda che devi essere all’altezza, il secondo film sempre male rispetto al primo!”. Massimo aveva però compreso che se non ti fermi, finisci per “bruciarti in fretta”, diventanto vittima del business. “Ricomincio da tre” è se non ricordo male, del 1981, mentre “Scusate il ritardo” del 1983. Una sorta di “simpatico scusarsi” di Massimo con il suo pubblico per un’attesa che all’epoca poteva sembrare lunga. Oggi invece, con la difficoltà maggiore che c’è nel fare i film, se un regista ne producesse uno ogni due anni, potrebbe dirsi “a cavallo”.
Altra curiosità riguarda Lello Arena, che nella pellicola interpreta il ruolo di Tonino, un “vinto d’amore”, con un bisogno estremo di sfogarsi con il migliore amico, anche sotto il freddo o una pioggia battente.
Pare che Lello abbia sempre portato la barba lunga, praticamente da quando iniziò a crescergli: Massimo invece, per questo film, gli impose il “taglio netto”! Lo fece un po’ per “cambiargli look”, ma soprattutto perché entrasse “nudo” in scena, senza filtri ed in maniera diretta
Le ultime domande rivolte alla Pavignano sono state di quelle da “un milione di dollari”
La prima, posta sempre da Angela Saponari, ha riguardato ciò che Anna continua a portare con sè di Massimo, anche al livello professionale.
“Naturalmente, quando due persone trascorrono un tratto importante delle loro vite assieme, fianco a fianco, si crea una vera e propria “fusione”, Parti dell’uno restano inevitabilmente ed indelebilmente incastonate nell’altro. Massimo mi ha arricchita tanto e mi ha inoculato quella sfrenata passione per Napoli e per la Campania che ogni Partenopeo nutre e che si porta dietro ovunque vada. Pian piano, quella sua lingua fino a poco prima quasi totalmente sconosciuta per una nordica, è diventata parte di me. Mi sono accorta, rileggendoli poi in un secondo momento, che c’è tanto di lui anche in diversi libri che ho scritto. In alcuni casi è stato voluto, in altri, Massimo si è semplicemente manifestato senza che me ne rendessi conto!”
Anche noi di Noci24 approfittando di questa occasione unica, abbiamo voluto rivolgere due domande alla "musa ispiratrice" di Troisi.
Anna, in qualità di sceneggiatrice, le chiediamo un parere sulla qualità del cinema odierno: si è elevata o al contrario è precipitata?
Né l’una né l’altra cosa: il cinema semplicemente cambia di paripasso con i tempi, per il resto è ovvio che ci siano sceneggiatori, registi e attori più o meno capaci. L’importante però è che il cinema non si scoraggi e mantenga sempre vivo il coraggio di andare controcorrente!”
Cosa vorrebbe che la gente ricordasse maggiormente di Massimo?”
“I ricordi sono sempre una cosa soggettiva e delicatissima, Massimo è di tutti e ognuno può serbarne il ricordo che vuole, l’importante è che venga appunto ricordato”.
08 2 IntransitAnnaPavignanoMassimoTroisi 1E su quest’ultimo punto, possiamo affermare che non ci piova.
Per Massimo, la Scalinata monumentale della Stazione era piena zeppa:non un solo spazio libero su ciascuno gradino! Questo è un grande indicatore dello sconfinato affetto che il pubblico continua a nutrire per l’artista. Sono tornati a riecheggiare in quel di Noci, gli echi della comicità drammatica, gentile e garbata di “Massimino”; una comicità che sa però giungere per direttissima al cuore, attraverso la tenerezza del suo sguardo “da orsacchiotto”
Più che il suono degli applausi a fine pellicola, suggestivo è stato il risuonare continuo e spontaneo delle risa che nessuno è riuscito a trattenere. Solo a quelli come Troisi può riuscire il “miracolo” di tornare a far ridere la gente anche a 25 anni dalla scomparsa. Ridere “gomito a gomito”; quasi abbracciandosi a chi sedeva di fianco, per sconosciuto che fosse. La presenza di Massimo si è fatta sentire in maniera forte ed inequivocabile. E’ come se lui, sceso da un treno invisibile, dopo 41 anni da quell’estate del 1978, avesse sussurrato alla cittadinanza: “Uagliò, eccomi tornato a Noci, scusate il ritardo!”

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