NOCI (Bari) - "La solitudine dei numeri primi" di Saverio Costanzo presenta un catalogo di crudeltà a danno dei compagni di scuola, dei figli o dei fratelli. In alcuni casi tali crudeltà, particolarmente nefande, lasciano il segno. E' il caso di Alice che il padre (un dispotico Maurizio Donadoni) vuole campionessa di sci: la ragazzina, a cui il genitore impedisce pure di andare al bagno prima di recarsi in pista, ha un incidente e rimane zoppa a vita. A scuola la chiamano "la zoppa" con conseguenti difficoltà sul piano sociale e affettivo.
Mattia ha una sorella gemella con disturbi psichici: la madre (un'algida e ambiziosa Isabella Rossellini) lo costringe a portarla a una festa. Il bambino, invece, decide di andare solo alla festicciola dopo aver depositato la congiunta in un parco: quando va a riprendersela non la trova più; non sarà mai più ritrovata. A far decidere Mattia a lasciare la casa è l'esibizione di un orripilante "clown" che interpreta il lupo di Cappuccetto (un orrido Filippo Timi). L'orrore non sta solo nel trucco dell'attore ingaggiato dai genitori del festeggiato ma anche nell'abitudine di assumere gente per intrattenere i piccoli in occasione di compleanni ed onomastici (anche la violenza di alcuni cartoni animati viene stigmatizzata).
Il nerbo del film è rappresentato dalle due vittime principali (Alice e Mattia, ormai tarati per il danno subito) che cercheranno di comunicare e di amarsi senza riuscirci, salvo lo spiraglio che s'intravede nel finale. Il regista segue le vicende nell'arco di 23 anni con i personaggi prima bambini, poi adolescenti e infine adulti (Alba Rohrwacher e Luca Marinelli): la narrazione non è cronologica ma svolta per associazioni (per esempio, Alice adulta piomba in casa di Mattia a causa di una impellente minzione - tale scena fa il paio con la richiesta negata di Alba bambina di andare in bagno prima di sciare).