“Natale a Rio”: famiglia a pezzi, Natale pure

natale_a_rioNOCI - E' un quarto di secolo che esistono quelli che poi furono chiamati "cinepanettoni". Hanno guadagnato in tutto 400 milioni di euro e, come afferma Francesco Piccolo in un suo libro, sono una istituzione del costume e del consumo italiano un po' come l'IKEA. E questo perché rispecchiano le (nuove) abitudini dell'italiano come la vacanza extraeuropea. Dal 2002 questi eroi del cinema italiano, capitanati da Christian De Sica e diretti da Neri Parenti, sono stati sul Nilo, in India, a Miami, a New York e in crociera (a Santo Domingo). Queste pellicole, quindi, sono, oltre che un fenomeno cinematografico, una manifestazione sociologica.

 

 

Si pensi all'ultimo film, al Formiche di Puglia, "Natale a Rio" il cui coprotagonista è Massimo Ghini nei panni di un docente universitario di Etica (Filosofia Morale) che, separato, intrattiene una relazione con un' allieva in cambio di trenta e lode (salvo poi piantarla in asso per strada quando la ragazza viene investita e va in ospedale). Ormai è senso comune in Italia che i professori universitari "fanno voto di scambio" con le alunne (anche al vostro incolpevole cronista che insegna in una Facoltà sono state fatte allusioni da alcuni interlocutori appena saputo del lavoro del sottoscritto).

 

 

I "cinepanettoni", dopo tante notizie di cronaca, registrano ora il fenomeno di cui esempio tipico diventa il personaggio interpretato da Ghini. Costui fa da spalla a De Sica riproducendo lo stereotipo d 'avanspettacolo della coppia comica composta da un colto e da un incolto, col colto che corregge o rimane allibito quando ode gli strafalcioni del compare. Cambia la geografia ma certi meccanismi comici restano invariati. Il tema dominante rimane l'amore o meglio la caccia di sesso. Questo motivo viene aggiornato dal tema-fenomeno della disgregazione della famiglia. In chiave grottesca e "pochadistica", i figli, i padri e le madri di due famiglie si trovano tutti in Brasile gli uni all'insaputa degli altri. Non mancherà l'amplesso incrociato tra i due amici e le ex mogli. Questo favorisce battute misogine del tipo: "Che è 'na vecchia?" a cui risponde De Sica: "Vecchia no, 'vintage'". Insomma i due marpioni fanno buca con le procaci brasiliane e ripiegano con le coetanee italiane che erano andate a Rio de Janeiro (imperversa la musica di Sergio Mendes) per rifarsi il seno. Il collante di tutto è il cinismo: significativa è la scena iniziale quando i padri temono che i figli, tornati dall'Accademia Militare, debbano trascorrere il Natale con loro. Quando poi chiedono alla progenie se hanno salutato le madri, questi rispondono: "Sono già partite".

E' la dissoluzione totale del Natale e della famiglia alla rincorsa dell'edonismo (anche i rampolli avevano organizzato un viaggio, "low cost", in Sud America). Una trama secondaria con Michelle Hunziker e Fabio De Luigi dovrebbe portare nel film un po' di romanticismo ma pure questa è una storia di tradimenti a opera del fidanzato della ragazza, Paolo Conticini. Anche il rapporto della donna col proprio padre è tanto superficiale quanto inutilmente trasgressivo. La soave Hunziker, parlando del genitore, in una occasione lo definisce: "Questo".

Cinematograficamente il film è ben condotto perché tira dritto a svolgere le trame senza inutili siparietti comici: il più lungo e disgustoso è quello della gatta a cui si pratica la respirazione bocca a bocca prima di essere gonfiata con una dose d'elio preso da un palloncino, per rianimarla, facendola finire in aria, contro il soffitto (poco prima c'era stato un qui pro quo tra la descrizione del pelo della gatta e quella del pelo pubico dell'anziana e grassa padrona dell'animale: questo episodio imbarazzante e ripugnante fa il paio con quello di "Natale a New York" dove il pelo di un cagnolino veniva usato come carta igienica).

 

Ha scritto M. Giusti: "Non c'è da preoccuparsi. Il nuovo corso meno volgare del cinepanettone natalizio non è ancora arrivato". Anche la realtà politica e sociale del paese ospitante ha una deriva escrementizia. I due protagonisti sono rapinati da "meninos de rua" che li rinchiudono in una latrina fatta rotolare poi da una scarpata: i due ne usciranno tutti imbrattati di feci. Buona l'interpretazione degli attori tra cui ricordiamo l'efficace come sempre Paolo Ruffini.

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