Margherita Notarnicola, alla scoperta del contesto israelo-palestinese

03 29margheritanotarnicolaNOCI (Bari) - Partire, per conoscere la realtà con occhi diversi. E’ l’obiettivo con il quale oggi, 30 marzo, Margherita Notarnicola volerà in medio-oriente. Desiderosa di scoprire e vivere sulla propria pelle il contesto israelo - palestinese, nonchè la situazione geo-politica di questi luoghi, la nostra concittadina giungerà proprio oggi in luoghi ancora segnati da profondi aspetti storico-religiosi ed economico-politici.

NOCI24.it, considerato l’interesse che ormai da anni Margherita nutre nei confronti di questi territori e considerati anche i numerosi eventi ed interventi da lei svolti nel nostro paese circa la questione quanto mai attuale della Palestina, ha deciso di darle voce proprio alla vigilia della sua tanto attesa partenza. Entusiasta ma allo stesso tempo pronta a vivere un’esperienza da tempo programmata ma più volte rimandata, Margherita ha voluto illustrarci così non solo l’itinerario del suo viaggio ma anche le motivazioni che l’hanno spinta a partire. Ecco quanto ci ha raccontato.

Margherita, partirai finalmente in Palestina e toccherai con mano anche i territori israeliani, oggetto di contese fra i due popoli. In cosa consisterà il tuo viaggio?

“Il mio viaggio è organizzato da due associazioni che da anni cooperano per la tutela dei diritti umani e progetti di pace fra i popoli. Sto parlando dell’associazione Kenda Onlus ed Operazione Colomba, un gruppo civile e non violento di pace che opera nelle colline a sud di Hebrom. Durante il viaggio visiteremo questo luogo dove ci sono pastori che vengono continuamente attaccati dai coloni e a cui viene impedito di pascolare. Questi ragazzi accompagnano i pastori lungo le colline, hanno come obiettivo “scortarli” e sostengono la resistenza non armata per non far arrestare i palestinesi insieme a tutta la loro famiglia. Ma non solo. Gli attivisti di Operazione colomba scortano i bambini anche a scuola lì dove questi rischiano di essere malmenati. Una missione questa che da sempre è stata portata avanti dagli attivisti internazionali ma che oggi è stata affidata all’esercito israeliano, per proteggere i bambini dagli stessi coloni israeliani. E’ l’esempio di un paradosso enorme e che dimostra il clima d’aggressività in cui palestinesi ed israeliani vivono. Tornando al viaggio, io soggiornerò fino all’11 aprile ma avrò modo di visitare anche Gerusalemme, Ramallah, Betlemme, Tel Aviv”.

Cosa ti ha portato ad una simile decisione? Come hai maturato l’idea di partire?

“Mi sono interessata della causa in se perchè Kenda si occupa di tutela di diritti umani. Dopo aver conosciuto e ascoltato storie di persone che vivono in quei contesti, quasi spontaneamente ho deciso di partire. Ho sposato in tutti questi anni i progetti che Kenda stessa ha promosso, vedi l’ospedale pediatrico, la realizzazione di una squadra di basket in cui potessero crescere insieme sia ragazzi palestinesi che israeliani, e tanto altro. Si tratta di progetti che sentiamo nostri in tutto e per tutto, per cui impieghiamo del tempo per la loro stesura e che possiamo vedere andare in fumo in pochissimi secondi, non ultimo l’ospedale. Il fine per me è questo: essere testimoni non di ciò che lì sentiamo ma di ciò che io ho visto. Per quanto possa essere utile fare da scudi umani (azione che a lungo andare diventa fine a se stessa), la cosa più importante per me è tornare e parlare. Far fronte alle difficoltà non è la soluzione. Anche io sono a favore della resistenza non violenta e solo conoscendo posso portarla avanti”.

Nel concreto, come vivrete li?

“Utilizzeremo mezzi pubblici sia palestinesi che israeliani, non utilizzaremo auto o altro. Incontreremo i partner locali. Passeremo il check point e conosceremo tutte le criticità del territorio. Incontreremo Michele Giorgio, giornalista che vive in Cisgiordania. Conosceremo ragazzi che hanno rifiutato di prestare servizio militare in Israele. E ci limiteremo nel territorio della Cisgiordania perchè attualemente Gaza è una prigione. Visiteremo 18 donne beduine che Kenda ha formato ed assunto all’interno della sua clinica mobile e che ha ottenuto grazie alla convenzione con il ministero palestinese”.

Credi che in futuro tu possa tornare in Palestina per fare volontariato?

“Domanda difficile. Dovrei prima pensare a tornare da questo viaggio. Ma bando al sarcasmo, si, continuerò sulla strada che ho intrapreso. E se ci sarà bisogno della mia presenza fisica sul posto, io ci sarò”.

Ci sono particolari attività previste nel viaggio che ti colpiscono?

“Si, avremo modo di stare nel campo profughi per due giorni. Si tratta di una permanenza che non sarà per nulla facile perchè dovremo adattarci a tutti i limiti cui la gente stessa è costretta: non ci faremo la doccia, ad esempio, per permettere loro di potersela fare. Lì acqua e corrente giungono col conta gocce e sicuramente non mi andrà di privare questo popolo dei servizi cui ogni individuo ha diritto”.

Auguriamo in bocca al lupo a Margherita e le diamo appuntamento al suo ritorno in Italia, per farci raccontare emozioni e dati raccolti durante il viaggio. 

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