Un momento… sto pensando   

01 24 sto pensandoIn una sintesi estrema, questa espressione è il Metodo Feuerstein: un programma di sviluppo e potenziamento delle principali funzioni cognitive coinvolte nei processi di apprendimento. Per i ragazzi si tratta di un insieme di attività, anche divertenti, attraverso le quali si apprende a pensare.  Per l’insegnante, mediatore, si tratta di un percorso lungo il quale si impara ad aver un controllo sempre maggiore sulla capacità di elaborare le informazioni che costituiscono il sapere necessario alla piena promozione umana: il sapere scolastico e non solo.

 Ai ragazzi viene restituito il tempo necessario a riflettere per divenire consapevoli delle operazioni mentali che mettono in campo ogni volta che si trovano davanti ad un compito. In una parola, il metodo è educazione cognitiva, una sfida su cui si basano molti degli approcci didattici più innovativi, dalla Flipped classroom al Coding, per citarne solo alcuni.

Il Metodo Feuerstein, a differenza di altri sistemi didattici, non si propone la trasmissione di contenuti riferibili alle discipline scolastiche: l’oggetto da studiare ed esaminare per ciascun allievo è costituito dai propri stessi processi cognitivi. Tuttavia, si impara moltissimo e molto di ciò che già si conosce trova spesso una nuova e più solida comprensione.

Dato che una delle operazioni costantemente richiesta è la verbalizzazione dei processi cognitivi messi in campo nello svolgimento delle attività proposte, il livello di consapevolezza nell’uso del linguaggio verbale è fra gli esiti più immediati ed evidenti. Così come la ricostruzione sistematica delle strategie di risoluzione di un problema dà impulso alle abilità logiche. Via via, poi, nel Programma di Arricchimento Strumentale viene rafforzato, reso autonomo, efficace e flessibile il metodo di studio e, più generalmente, la capacità di imparare con consapevolezza da ogni esperienza.

Essendo le funzioni cognitive – secondo la definizione dello stesso Feuerstein - le condizioni mentali essenziali per l’esistenza delle operazioni di pensiero e per ogni altra funzione del comportamento, l’educazione cognitiva è il terreno più fertile per l’educazione tout court, come sa bene chi si occupa di processi e metodiche di educazione non formale.    

Il fondamento di questo Metodo, appunto, è l’idea - nel tempo divenuta teoria - della modificabilità cognitiva strutturale, che attribuisce alla persona la propensione al cambiamento, qualunque sia la sua condizione e qualunque sia la sua età. Sarà interessante ricordare, a tal proposito, che l’ideatore, lo psicologo israeliano Reuven Feuerstein, sviluppò questo metodo negli anni Cinquanta, esplorando la modificabilità cognitiva nel recupero dei bambini dei campi di concentramento e delle migliaia di ragazzi ebrei emigrati dai paesi arabi in seguito alle espulsioni.

L’applicazione del PAS (Programma di Arricchimento Strumentale) necessita di specifici materiali e dell’insegnante formato al ruolo di mediatore.

Il compito dell’insegnante è porre domande.

Una capacità che dovrebbe essere considerata un’arte.

Seneca nel suo trattato Sull’ira riferisce che Socrate, in preda alla rabbia, abbassava la voce e si esprimeva con poche e misurate parole. Ancor più singolare, forse, il comportamento attribuito da più fonti ad Archita, celebre filosofo pitagorico che, riscontrate le inadempienze indiscutibili del suo fattore, non lo punisce duramente sul momento, come avrebbe voluto, giacché accecato dall’ira.

In un periodo teso come questo, mentre tutti siamo portati ad avere paura, a puntare il dito, a sentirci vittime in qualche misura degli errori altrui, proviamo a fermarci e a dire: un momento…sto pensando.

Mentre le Istituzioni Scolastiche chiudono il difficile periodo delle iscrizioni, viste sempre di più come dimostrazione della propria capacità di attrarre alunni, convincere genitori, presentare un’offerta più valida, difendere il proprio personale, proviamo a fermaci, a guardarci e a dire: un momento…sto pensando.

Anche per non commettere l’errore di chi si adira troppo, per poco o per molto; anche per provare ad agire solo quando non si è più adirati; anche per provare a pensare che, in questo momento, la comunità educante è e dovrebbe essere unica e solidale.

In attesa di tempi migliori: quando potremo pensare e parlare senza necessariamente fermarci sempre un momento prima; quando avremo imparato -come insegnava Feuerstein- che si può intervenire in qualunque momento sulla proprie operazioni di pensiero e di comportamento, senza limiti di età e di condizioni di vita; quando avremo salvato i nostri volti dalla deturpazione che l’ira produce e avremo imparato (ma quanto è difficile..) ad agire dopo, quando l’ira si sarà placata.

Un augurio, più che una richiesta, che l’Istituto Comprensivo Gallo Positano rivolge innanzitutto ai suoi componenti, sperando di avere ancora tanti momenti per fermarsi e pensare.

Solo pensare.

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