La cena ebraica rivissuta dall'Ass. "Don Bosco"

03 23 cena ebraica don bosco 2NOCI (Bari) - Mercoledì 23 marzo, nella Sala Convegni della parrocchia SS. Nome di Gesù, l'Associazione "Don Bosco" del presidente Flaviano Le Noci, con soci e non solo, ha ripercorso le tappe della cena ebraica, che Gesù condivise con gli Apostoli e durante la quale istituì l'Eucarestia. Hanno preso parte al convivio 70 persone, tra cui i giovani animatori dell'associazione ed il gruppo adulti, insieme nel ripercorrere il rituale religioso e nel vivere il mercoledì santo in comunione e fratellanza.

 

La cena si compone di vari aspetti, sia di natura simbolica che descrittiva, con le letture affidate al “presidente” della cena (solitamente il più anziano della famiglia) e all’intera comunità raccoltasi per ricordare le difficoltà e il dolore degli anni in cui il popolo di Israele è stato rinchiuso in terra d’Egitto come schiavo e per ringraziare e lodare Dio per aver ascoltato le sue preghiere e averlo liberato, conducendolo fino alla terra promessa.

Il piatto della cena ebraica si compone di alimenti con significati ben precisi: tre azzime che rimandano al pane e alle focacce che in terra d’Egitto, nel giorno della fuga, gli ebrei non ebbero il tempo di far lievitare; le erbe amare che ricordano il dolore sofferto dal popolo di Israele e la “haroset”, una crema dolce con cannella e mele, che invece rappresenta la malta usata durante la schiavitù egiziana per costruire le opere del faraone; l’uovo sodo che è un simbolo dell’eternità della vita non avendo esso né inizio e né fine; il pezzo di agnello che, infine, indica il sacrificio dei primogeniti d’Egitto nella notte della liberazione.

03 23 cena ebraica don boscoSul tavolo del “presidente” della cena viene anche accesa la Menorah e, durante lo svolgimento del rito, riempita una coppa di vino per il profeta Elia, che per gli ebrei tornerà ad annunciare la venuta del Messia.

"Il rito della cena ebraica, che affonda le sue radici in 3000 anni di storia, ci invita ogni anno a riflettere non solo sulle tradizioni e la spiritualità dei fratelli cristiani ed ebraici, ma anche sul più profondo significato della Pasqua" aggiunge il presidente Le Noci. "Quest'anno abbiamo incentrato la nostra riflessione sulle parole di Papa Francesco che in varie occasioni ha invitato la Chiesa a vivere a pieno la sobrietà; concetto che al suo interno racchiude una molteplicità di significati, non ultimo quello di dedicarsi profondamente nel quotidiano alla semplicità e alla ricchezza della povertà piuttosto che a vuoti segni esteriori, lustrini ed autoreferenziali protagonismi. È con questo spirito che ogni giorno agiamo ed operiamo."

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