Pasqua 2016, il pensiero di don Vito Gentile

Don Vito Gentile copiaNOCI (Bari) – Pasqua 2016. La festività più importante per i cristiani che celebrano la vittoria di Gesù sulla morte per mezzo del quale l’uomo viene liberato dal peccato. Una Pasqua particolare quella che ci prepariamo a vivere. Perché è la Pasqua del Giubileo di Papa Francesco, perché è la Pasqua del terrore, della paura e della violenza che l’Isis dissemina nel mondo. Perché è la Pasqua che, a livello locale, segna il passaggio della diocesi di Conversano – Monopoli a don Peppino Favale, futuro Vescovo. Con l’intervista a don Vito Gentile, parroco della Chiesa di San Domenico, NOCI24.it augura a tutti i suoi lettori una serena Pasqua 2016.

Don Vito, la Pasqua del 2016 è la pasqua del Giubileo della Misericordia di Papa Francesco. Come si prepara il mondo cristiano a vivere la festività che celebra la Resurrezione di Cristo?

Credo che il Giubileo della Misericordia sia proprio il perno più importante per vivere bene questa Pasqua giubilare. Tante volte noi cerchiamo qualcosa di concreto da fare, da realizzare, per migliorarci o per migliorare la società e tante volte abbiamo delle difficoltà a trovarlo. Allora con questo Giubileo abbiamo la concretezza di come, noi essere umani, possiamo vivere la misericordia e quindi anche la Pasqua. Ed è possibile farlo attraverso le  opere di carità e soprattutto le opere di misericordia corporali e spirituali. Credo che sia il modo migliore, semplice ma profondo, di poter vivere la Pasqua, anche in un momento difficile come questo in cui siamo un po’ soffocati e impauriti dagli attentati, dalle guerre, da questo terrore seminato gratuitamente. Anche se abbiamo difficoltà nel pensare alla misericordia, uno degli aspetti di eccellenza cristiana è il perdono. Sicuramente non è facile però è la strada che può portare alla pace, all’accoglienza, all’accettazione e alla tolleranza, ai valori più grandi del vivere civile. Se rispondiamo con la guerra o con la stessa moneta, non finirà mai questa situazione. Dobbiamo chiedere al Signore di usare misericordia nei nostri confronti e allo stesso tempo siamo invitati a cambiare qualcosa della nostra vita, siamo invitati ad essere misericordiosi attraverso le sette opere di misericordia, quelle corporali e quelle spirituali.

Sarà una Pasqua all’insegna della paura per i fatti di cronaca degli ultimi giorni. Quale può essere la risposta cristiana a tanta violenza?

Come dicevo prima l’unica risposta travalica l’umano perché siamo soliti pensare a come scontrarci, come attaccare. Dal punto di vista cristiano dobbiamo pregare continuamente perché il Signore illumini le nostre menti che sono molto fragili e molto deboli. Per un cristiano è importante mettersi in un atteggiamento di preghiera e chiedere a Dio che possa illuminare le nostre menti e le nostre scelte. Da un punto di vista fattivo vorrei tornare sulle opere corporali di misericordia come l’accoglienza, la tolleranza, la disponibilità al diverso, la convivialità delle differenze. Credo che questo può portare, come diceva Don Tonino Bello, alla “convivialità delle differenze”. La strada che può portare alla pace è questa.

A livello locale questa Pasqua segna il passaggio della diocesi di Conversano – Monopoli da Mons. Padovano a Don Peppino Favale, futuro Vescovo. Come vive la comunità nocese questo “passaggio di testimone”?

Di particolare non c’è niente. Però sentendoci un tutt’uno con la diocesi di Conversano – Monopoli che accoglie il nuovo Vescovo dopo ventinove anni, io penso che c’è da parte di ogni fedele una voglia di novità, di freschezza non solo di idee, ma di relazione. Speriamo che, con l’aiuto dello Spirito Santo, si riuscirà sia noi ad accogliere e a sentirci uniti al nuovo Vescovo e sia il Vescovo stesso a portare questa novità e soprattutto possa aiutarci a trovare nuovi modi per annunciare il Vangelo.

Per concludere, sarà possibile riavvicinare i tanti giovani che oggi si sentono sempre più lontani dalla fede?

Per quanto riguarda l’avvicinamento, io credo che sicuramente l’obiettivo non sarà quello di convertire chi la pensa diversamente. Questo obiettivo non ce l’ha neanche Papa Francesco. L’obiettivo sarà trovare un modo per mettere insieme ciò che unisce, quindi anche con chi la pensa diversamente ci saranno tanti punti in comune sui quali si può dialogare, si può approfondire, si possono trovare nuovi modi per stare insieme. Io credo che anche il nuovo Vescovo porterà questo, riuscirà ad avvicinare gli altri non con l’intento di convertire, ma con l’intento di dialogare, cercando i punti comuni per costruire qualcosa insieme.

 

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