La benedizione abbaziale di Padre Don Giustino Pege Osb

03 25 Benedizione Abbaziale Padre Don Giustino Pege Osb 4NOCI (Bari) – Una vera e propria “festa del monastero”, così come egli stesso l’ha definita. Bastano queste semplici parole per descrivere la solenne Benedizione Abbaziale di Padre Don Giustino Pege osb, nuovo Padre Abate dell’abbazia di Santa Maria della Scala, officiata ieri mattina da Mons. Giuseppe Favale, Vescovo della diocesi di Conversano-Monopoli davanti a una folta platea di fedeli che hanno riempito le navate della Chiesa abbaziale di Noci. A partire dalle 10:30 e per circa due ore, si è svolta la solenne celebrazione alla presenza delle più alte autorità civili tra cui il Sindaco Nisi, Il Senatore Liuzzi e la Sottosegretaria di Stato D’Onghia, le autorità militari, il Clero della diocesi, diversi Padri Abati provenienti da tutt’Italia tra cui il Rev.mo Padre Donato Ogliari osb, Padre Abate dell’abbazia di Montecassino e Padre Abate Don Guillermo Arboleda Tamayo osb, Abate presidente della Congregazione Benedettina Sublacense e il neoeletto Vescovo della diocesi di Tricarico, Mons. Giovanni Intini.

Una celebrazione molto profonda e significativa, caratterizzata dalle letture, dai canti (eseguiti inoltre dal coro guidato dalla prof.ssa Baccaro) e dai riti della benedizione. Dopo la presentazione del nuovo Padre, avvenuta da parte del monaco assistente, vi è stata l’omelia del Vescovo Favale, di cui riportiamo un breve stralcio:

03 25 Benedizione Abbaziale Padre Don Giustino Pege Osb 30Anche tu hai detto il tuo eccomi, consapevole che rispondevi ad una chiamata del Signore. La tua obbedienza ha piede nella fede, perché ti fidi di Dio e sai che con lui non c’è da temere. Anche per il servizio che ti viene affidato è assicurata la promessa fatta dal Signore ai suoi eletti: “Io sarò con te”. Forte  di questa certezza e attingendo dal tesoro inestimabile della tradizione monastica che ha in San Benedetto un prezioso punto di riferimento, inizia ora il tuo delicato compito di custode della comunione fraterna di questa comunità. Questo ti chiederò tra poco consegnandoti l’anello, segno eloquente che ti richiamerà ogni giorno alla fedeltà verso i fratelli che il Signore e la Chiesa ti affida. A questo riguardo mi piace richiamare quanto la regola dice circa il governo abbaziale, da esercitarsi sempre con tenerezza e fermezza nello stesso tempo. Dice così San Benedetto: colui che riceve l’ufficio abbaziale deve governare i discepoli con due forme di insegnamento, ossia mostri ciò che è buono e santo con le parole ma molto più con le opere. Non faccia in monastero preferenze di persone, non ami l’uno più dell’altro eccetto colui che si mostrerà migliore nella condotta e nella obbedienza. L’abate ami tutti nella stessa misura. Detesti i vizi. Nel correggere proceda con prudenza senza esagerare, temendo che a voler troppo raschiare la ruggine il vaso vada in frantumi. Abbia sempre davanti agli occhi la propria fragilità e ricordi che non deve spezzare la canna già incrinata. Con questo non diciamo che egli deve lasciar crescere i vizi, ma che nello stroncarli deve usare prudenza e carità adattandosi al temperamento di ciascuno. Miri ad essere amato piuttosto che temuto. 

Successivamente sono state poste le interrogazioni, si sono svolte le litanie dei Santi, la preghiera di benedizione e i riti esplicativi con la consegna della regola, dell’anello, della mitra e del pastorale. Infine la Comunione e il saluto istituzionale e di accoglienza del Sindaco di Noci, dott. Domenico Nisi. In chiusura il messaggio che il nuovo Padre Abate Giustino Pege ha rivolto a tutti i presenti, di cui riportiamo uno stralcio:

03 25 Benedizione Abbaziale Padre Don Giustino Pege Osb 7In un giorno così speciale, dopo una celebrazione così solenne, così viva, è arrivato il momento di dire due semplici ma doverose parole. Ringrazio prima di tutto il Signore, che mi ha sostenuto in questo cammino di vita, che mi ha dato forza e fedeltà per investire tutta la mia vita alla scuola del suo servizio. Vi confesso che non mi sono mai pentito di questa scelta. Vivere il monastero per me è sempre stata una esperienza profonda, di silenzio, di lavoro e di liturgia, tutti spazi vitali che mi hanno fatto crescere e mi hanno insegnato la responsabilità e anche l’amore per le piccole cose di ogni giorno.

Noci ora sarà la mia nuova casa, la mia nuova famiglia. Il luogo degli affetti e della condivisione fraterna, il luogo del servizio incondizionato ai fratelli che Dio mi ha affidato. Quello che mi è chiesto in questo ministero abbaziale è già stato annunciato nella liturgia della celebrazione di oggi, specialmente nelle interrogazioni e nella bella preghiera di benedizione. Ma forse non tutti sapete però che anche San Benedetto chiedo moltissimo all’Abate. Nella regola è decisamente severo con lui, direi più che severo, intransigente. Potete anche capire la mia trepidazione che traspare dalla mia voce, che mi anima in questo momento davanti a questo impegno totalizzante. Chiedo per questo al Signore la sapienza del cuore, per crescere nella consapevolezza del mio ministero. Saper ascoltare e saper comprendere, saper scegliere per fare la cosa giusta. Chiedo un cuore di padre ma anche un cuore di figlio. Mi consolo, pensando che infondo non è chiesto di avere tutte le risposte, ma piuttosto di aiutare la comunità a trovarle. Devo dire di sentirmi anche un po' frastornato per essere al centro, principale protagonista di questa celebrazione. Nel mio cammino di monaco ho sempre condiviso le varie tappe con i confratelli. Mi rendo conto però che per la benedizione abbaziale le cose devono necessariamente andare in modo diverso. Nonostante ciò questa celebrazione comunque non la sento mia, o solamente mia. Piuttosto la sento come la festa del monastero, la vera protagonista qui è la comunità monastica di Noci. Il Signore ha preparato e continua l’opera iniziata qui da più di ottant’anni e conferma ancora  la Sua benedizione. Come ha scritto l’indimenticabile Mons. Mariano Magrassi, una figura esemplare di abate, “Non c’è solo il tempo che passa, c’è pure il tempo che dura”.

Io non so se riuscirò ad essere un buon Abate, se riuscirò a rispondere alle aspettative e alle necessità di questa mia nuova comunità, ma vi garantisco che lo desidero fortemente, con tutto il cuore.

Dopo tutti i ringraziamenti che il Padre Abate ha voluto fare, è seguita una breve processione finale e un momento di festa e di condivisione nell’atrio esterno dell’abbazia.

 

 

 

 

 

 

 

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