1610-2010: dalla porta per la devozione alla porta della devozione

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NOCI (Bari) - Caro devoto, a ben guardare, anche la tua devozione è come una porta: ha il potere di svelare e quello di nascondere, ad un tempo. Quando apri la tua porta interiore, il Signore vi intravede le tue lacrime, le tue paure, le tue speranze, i tuoi drammi familiari. Anche la devozione alla Madonna della Croce è come una porta aperta: è come se tu permetti alla Madre e al Bambino di affacciarsi nel tuo mondo interiore per condividere la tua condizione. Se accendi una candela, metti una piccola offerta, porti un fiore, è perchè quasi avverti che dal cielo ti stanno guardando: almeno è questa la tua speranza, la tua fede.

Eppure la stessa porta che si apre al mondo del divino, dell'invisibile, rimane socchiusa per nascondere il tuo mondo agli altri: le tue credenze o i tuoi dubbi profondi, le domande e i sogni, le aspettative e le delusioni della vita sono quasi 'celate' dalla tua pratica devozionale. Con gli altri condividi la festa, i canti, le bancarelle, la banda, i fuochi: ma il resto preferisci che resti 'privato'.

Caro devoto, forse è giunto il momento di far uscire la devozione da questo gioco di porte che si aprono e si chiudono sul privato della propria coscienza. E' giunto il tempo di contaminare con le nostre devozioni un mondo tutto a rischio di 'asfissia' per mancanza di speranza. E' un mondo particolarmente ibrido, in cui ormai non si distinguono più i credenti dai non credenti, i cristiani dai non cristiani, un mondo tanto diverso da quello del 1610, quando per rispettare le tradizioni dei padri anche la vita civile veniva organizzata a servizio della testimonianza della fede!

In questo mondo è tempo di aprire una nuova porta, non più nella muraglia perimetrale del paese ma nella devozione stessa: è tempo che la devozione privata apra un varco al mondo per fargli incontrare di nuovo Dio. Insomma...è tempo di far partecipare anche la devozione alla missione! Così, in un recente documento sul Mezzogiorno (febbraio 2010) i Vescovi Italiani mettono la pietà popolare in stretta connessione con il dovere che ha la chiesa di attestare alla società, così provata dalla tentazione di violenza, le ragioni della sua speranza.

È questo il primo, insostituibile apporto che le Chiese nel Sud hanno da offrire alla società civile: le risorse spirituali, morali e culturali che germogliano da un rinnovato annuncio del Vangelo e dall'esperienza cristiana... Nell'esperienza delle popolazioni del Mezzogiorno un ruolo importante svolge la pietà popolare, di cui la Chiesa apprezza il valore, vigilando nel contempo per ricondurne a purezza di fede le molteplici manifestazioni, in particolare le feste religiose dei santi patroni. In essa bisogna riconoscere un patrimonio spirituale che non cessa di alimentare il senso del vivere di tanti fedeli, infondendo loro coraggio, pazienza, perseveranza, solidarietà, capacità di resistenza al male e speranza oltre ogni ostacolo e difficoltà.

Le comunità ecclesiali devono avvertire l'urgenza di testimoniare questa attesa di novità per una speranza che guardi con fiducia al futuro. Il cristiano non si rassegna mai alle dinamiche negative della storia: nutrendo la virtù della speranza, da sempre coltiva la consapevolezza che il cambiamento è possibile e che, perciò, anche la storia può e deve convertirsi e progredire.

(CEI, Per un paese solidale: chiesa italiana e mezzogiorno, n.14)

 

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