Concilio Vaticano II, la Chiesa di Noci si interroga a cinquant'anni di distanza

06-13chiesaconpapafrancescoNOCI (Bari) -  Uno spazio di dialogo per dare origine ad uno spazio di ascolto: a cinquant'anni dal concilio Vaticano II la Chiesa di Noci, insieme a tutti i parroci della zona, ha deciso di dare il via ad un percorso e ad un cammino di riflessione sul proprio percorso di evangelizzazione.

"Quale Chiesa con Papa Francesco?": con il titolo di questo incontro, organizzato lo scorso 11 giugno all'interno del Chiostro delle Clarisse, la Chiesa di Noci ha voluto interrogare cittadini ed Amministratori per capire non solo quanto vive fossero ancora oggi le orme del Concilio fra la gente ma, sopratutto, per capire se stessa. "L'evangelizzatore" ha difatti dichiarato Don Peppino Cito citando Papa Francesco ed inaugurando il dibattito, "è colui che sa ascoltare le domande dei destinatari". Sulla base di questo principio dunque i rappresentanti della zona pastorale di Noci hanno intervistato in tutto 285 persone ed altri sei rappresentanti di istituzioni o organismi diversi per riflettere su quattro importanti domande. Il commento sul risultato dei sondaggi e delle risposte è stato infine affidato a due importanti ospiti, nonché a Don Giulio Meiattini (abate della Scala, studioso del Concilio Vaticano II) e Giulia Basile (impegnata nel sociale da diversissimi anni).

Le domande, rivolte a cittadini e fedeli appartenenti alle tre diverse parrocchie della città con l'aggiunta del Sindaco Domenico Nisi, l'Assessore Gentile Fusillo, il giornalista Michele Pettinato, l'artista e scrittore Vittorino Curci, il Consigliere Mariano Lippolis ed il Dirigente dell'Ist. Comprensivo Giuseppe D'Elia, vertevano sui seguenti temi: effetti della rivoluzione del linguaggio nella liturgia (dal latino all'italiano), vicinanza della Chiesa alla società, immagine di una Chiesa in senso piramidale o ciclica, conoscenza dell'esistenza del Concilio Vaticano II. Le risposte, molto varie e sempre con due diversi modi di leggere le situazioni, sono state definite dalla moderatrice della serata Marilina Laforgia, provocative ed utili alla riflessione.

Don Giulio Meiattini, difronte alla domanda "quanto credi possa aver influito la rivoluzione del linguaggio all'interno della liturgia?" ed alla relativa insistenza dei cittadini sull'importanza dell'italiano, ha voluto sottolineare quanto segue: "La liturgia non è solo comprensione intellettiva ma anche comunicazione non verbale (vedi l'importanza dei simboli, acqua, vino, pane, silenzio, etc). Dobbiamo liberarci dalla convinzione del linguaggio globale". Anche difronte alla domanda "quanto la Chiesa vive fra le case degli uomini" la sua opinione è rimasta la stessa: nonostante infatti la società abbia risposto positivamente al tema del linguaggio e della comprensibilità, essa ha risposto comunque in maniera negativa sul tema del rapporto della Chiesa con gli uomini. "Una netta contraddizione" ha commentato, "che ci pone dinnanzi ad un altro interrogativo: con quale tipo di società la Chiesa ha a che fare". Scettico si è rivelato Don Giulio anche difronte alla risposta alla domanda "descriveresti la Chiesa come fosse una piramide o un cerchio?". L'immagine piramidale dell'organizzazione Chiesa, prevalsa sulla seconda, avrebbe fatto sfuggire alla popolazione,secondo Don Giulio, l'importanza della sua azione missionaria. Infine poco preoccupato si è di finito difronte alla piccola percentuale di ignoranza rilevata circa la conoscenza del Concilio Vaticano II.

Speranzosa si è anche dichiarata Giulia Basile alla luce dei risultati dei sondaggi: il linguaggio, da lei considerato fondamentale per la trasmissione dei messaggi liturgici, dovrebbe essere anche accompagnato da patos ed eros. Di fronte a queste piccole rivoluzioni già effettuate, la Chiesa avrebbe bisogno a suo dire anche di assumersi altre responsabilità. Se Chiesa e società sono lontane l'una dall'altra evidentemente c'è ancora molto su cui interrogarsi. Ad ogni fedele va concessa la possibilità di vivere il senso del rito in maniera personale e secondo la propria esperienza. È ciò su cui entrambi gli ospiti sono convenuti.

 

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