Un codice per migliorare la vita: progetti e sogni di uno sviluppatore

12 30 paolo rotolo principaleNOCI (Ba) - Essere utili a qualcuno o a qualcosa dovrebbe essere una delle maggiori aspirazioni dell'uomo, non fosse altro che per lasciare un segno positivo del suo passaggio o dare uno scopo alla sua esistenza. Si può essere utili in mille modi, ma spesso per farlo con continuità e concretezza ci vuole impegno ed apprendimento: un medico studia in media 10 anni per poter assurgere al suo ruolo, un infermiere 3, se vogliamo rimanere nel campo sanitario, ma qualsiasi studio o progetto di vita potrebbe risultare utile a qualcuno, se utilizzato in maniera metodica e per questo fine.

La tecnologia, ad esempio, non può curare, ma può aiutare l'uomo nel suo quotidiano, offrendogli soluzioni rapide e pratiche ai suoi problemi: può anche collaborare con la medicina ufficiale stessa e unire il malato al curante o semplicemente facilitargli dei compiti, anche i più banali. Paolo Rotolo (in foto), 18 anni, liceale nocese del "L. Da Vinci" di Noci e sviluppatore di applicazioni per Ubuntu e Android, ha scelto questa strada per essere utile a qualcuno, trasformando la sua passione in soluzioni concrete: partendo da un bagaglio esiguo di conoscenze, dopo 5 anni di studio e applicazione da autodidatta è arrivato oggi ad essere in team internazionali di lavoro, con collaborazioni per Nokia e Google. La sua filosofia è il suo punto di partenza: "poche migliaia di righe di codice possano migliorare la qualità di vita di molte persone in tutto il mondo".

Paolo si mostra da subito determinato e talentuoso: a 5 anni comincia a studiare pianoforte ed a 13 trasforma la sua passione per la tecnologia in un piccolo lavoretto, testando e provando le versioni per pc del sistema operativo "open source" Ubuntu: l'open source è una parola chiave per chi voglia essere "utile" nel campo tecnologico, perchè le applicazioni ed i programmi di tale natura permettono di studiare e modificare un dato codice, utilizzato dall'uomo per comunicare con la "macchina" computer. Per poter utilizzare un linguaggio bisogna conoscerlo e Paolo, da solo, nel 2013 studia i linguaggi di programmazione più utilizzati ed intessendo una rete di contatti in tutto il mondo tra gli appassionati di tecnologia, si inserisce in team di lavoro internazionali, fondando persino un progetto, Numix, ora vera e propria società a responsabilità limitata, con più di un milione di download all'attivo delle sue applicazioni, distribuite da Google Play. L'amicizia con il diabetico di tipo 2, Benjamin Kerensa, un attivista open source americano, offre invece al nocese la possibilità di essere utile con una marcia in più, collaborando con gli organi ufficiali sanitari per il monitoraggio del diabete: nasce Glucosio, un'applicazione per la quale il nocese ricopre il ruolo di sviluppatore capo in un team con professionalità provenienti da tutto il mondo. Paolo sa raccontare da solo come tutto è nato, come tutto si evolve e come i nuovi linguaggi possano renderci utili.

12 30 paolo rotolo a Roma"Ho iniziato a contribuire seriamente ad un progetto nell’estate del 2010. Avevo infatti per caso scoperto Ubuntu, un sistema operativo alternativo a Windows e OS X completamente gratuito e open-source. Dopo averlo provato sul mio PC, rimasi totalmente colpito dalla community di appassionati che collaborava volontariamente al suo sviluppo, che decisi di entrarne a farne parte (a destra un giovanissimo Paolo Rotolo al Meeting romano di Ubuntu).
Il punto forte di Ubuntu, così come anche di tanti altro software che usiamo ogni giorno quali Android, Mozilla Firefox, Telegram, Chromium (il motore alla base di Google Chrome), è proprio il suo essere open-source - “a codice aperto”. Significa che ognuno può guardare, studiare o eventualmente modificare le righe di codice di cui è composto, in modo totalmente gratuito, sia a scopo didattico che commerciale.
Non avendo alcuna conoscenza specifica, iniziai a collaborare con il gruppo test e marketing, provando le nuove versioni sul mio PC, segnalando eventuali problemi e realizzando materiale pubblicitario. [1]
La vera svolta arriva nel 2013, quando da autodidatta inizio a studiare i vari linguaggi di programmazione, imparando il JavaScript (il linguaggio principale del Web, usato da Facebook, Google, Twitter e milioni di altri siti) e il Java (linguaggio in cui sono scritte le app per Android e molte altre applicazioni per PC e Web). Affascinato dalle incredibili potenzialità che la programmazione offre, con alcuni amici provenienti da tutto il mondo, fondo il Numix Project, con l’obiettivo di sviluppare app per Ubuntu e Android con un focus particolare sull’esperienza d’uso e sul design. Un anno dopo dalla nascita del gruppo (con in tutto 4 membri, compreso me) rilasciamo le nostre prime app su Google Play, partendo da Numix Circle, un semplice tema di icone per Android (che attualmente conta 1.000.000 downloads su Google Play), Numix Calculator - una calcolatrice scientifica, Numix Torch ed Hermes, un’app per scambiare messaggi in canali pubblici (basata sul protocollo IRC). [2]
Dato il grande successo delle app, anche in termini economici, nel 2014 decidiamo di fondare e legalizzare Numix come una società a responsabilità limitata in Gran Bretagna. Nasce così Numix Project Ltd., che subito attira l’attenzione di vari big del settore tra cui Nokia, che ci danno l’occasione di lavorare su nuovi ed innovativi progetti.
Il mio principale sogno diventa realtà nell’estate 2015, quando Benjamin Kerensa, un attivista open-source americano, da poco diagnosticato con diabete di tipo 2, mi contatta per fondare Glucosio. Glucosio nasce come un progetto pionieristico per portare l’open source anche nella gestione della sanità. L’app (completamente gratuita e open-source) permette ai diabetici di monitorare i propri livelli di glucosio (appunto) nel sangue e fornisce a questi ultimi consigli e suggerimenti grazie ad un assistente integrato. Inoltre Glucosio aiuterà la ricerca sul diabete, fornendo dati anonimi rilevanti ad Università ed Enti di Ricerca, grazie anche all’integrazione con vari servizi Google quali Google Fit ed Android Wear (che gestisce gli smartwatches - gli orologi intelligenti), fornendo così oltre a glicemie, dati sull’attività fisica e pulsazioni in ogni momento della giornata.
Il team è attualmente composto da 11 persone ed io ricopro il delicato ruolo di sviluppatore capo.[3]
Siamo già in contatto con grandi aziende del settore quali Dexcom, per ampliare Glucosio e aggiungere il supporto a sistemi di monitoraggio continuo della glicemia usati tra l’alto da moltissimi bambini, anche piccoli (generalmente con diabete di tipo 1), per rilevare tempestivamente ipo e iperglicemie e allertare i genitori.
Tutto questo per me è un sogno, poichè mi permette di aiutare persone in tutto il mondo, facendo quello che più mi piace: scrivere codice."

Cosa fa uno sviluppatore e come funziona il suo/tuo lavoro? Quali sono gli attrezzi del mestiere e le fasi per creare un'applicazione o un programma?

12 30 paolo rotolo 2Il ruolo dello sviluppatore è quello di scrivere codice per “parlare” con una macchina, e dirle cosa fare e come comportarsi. Se ci pensiamo, tutto quello che ci circonda è stato programmato da qualcuno, dalla sveglia allo smartphone che usiamo tutti i giorni. E grandi servizi come Facebook, Google e Twitter sono la prova dell’incredibile potenzialità del codice oggi, in grado di cambiare in modo così radicale la società e i rapporti interpersonali.
Per iniziare a sviluppare basta un semplice PC più tanta, tanta documentazione e pazienza per studiare il linguaggio e gli strumenti che si vogliono usare. Oggi, infatti, esistono tantissimi linguaggi diversi, che permettono agli sviluppatori di creare una moltitudine di cose: app per smartphones, stampanti 3D e progetti rivoluzionari quali Google Self-Driving Car Project (la macchina che si guida da sola, ndr) e Project Loon (per l'espansione della rete internet anche nelle aree remote e rurali, ndr).
Per quanto riguarda la creazione di app, oggi forse la fase più difficile non è tanto lo sviluppo, ma l’ispirazione. Esistono così tante app che è quasi impossibile avere un’idea originale, in grado di fare veramente successo. Realtà come Facebook e Google sono nate in un garage e hanno fatto successo non tanto per la complessità dello sviluppo, ma per l’idea alla base. Gli sviluppatori di WhatsApp, per esempio, hanno per primi ideato un sistema intuitivo e facile da usare oggi diffusissimo in tutto il mondo, ma ormai superato da progetti open-source quali Telegram, che offre molte funzionalità in più, grazie all’ovvio vantaggio di non avere 100 dipendenti che lavorano al progetto per fini economici, ma una community globale di sviluppatori che collaborano per passione.
Dopo aver ben progettato lo scopo e i fini dell’app, si passa alla vera e propria fase di sviluppo. Si inizia a costruire il nucleo e la logica principale dell’app e un eventuale database che ospiterà i dati degli utenti. Poi si progetta e si sviluppa l’interfaccia finale che sarà poi effettivamente utilizzata dall’utente.
Infine, si passa alla distribuzione, pubblicando il prodotto finito sui vari store online (Google Play, Apple Store) ed avviando campagne a pagamento e non per pubblicizzarlo.
Durante tutta la fase di vita dell’app, si analizzano i comportamenti degli utenti, con sondaggi e statistiche in-app, per migliorare il prodotto e rilasciare regolari aggiornamenti.

Quali soddisfazioni e riconoscimenti hai raccolto fin ora ?

Sono arrivato secondo alle edizioni 2014 e 2015 dell’Hackathon organizzato a Bari dal Google Developer Group locale, in più faccio parte del progetto Collaboratori Principali di Google.
È stato sorprendente vedere come anche in Puglia ci siano tanti giovani e non, attivi e interessati alle nuove tecnologie. In particolare, il Politecnico di Bari e il Google Developer Group Bari hanno un programma ricco di eventi durante l’anno con, ad esempio, la tradizionale devFest che si tiene alla fine di Novembre, composta da 2 o più giorni di conferenza (a cui partecipano personalità importanti nel settore tecnologico) e di Hackathon, una specie di maratona in cui ci si divide in gruppi e si sviluppa insieme un app dal niente, con premiazione finale.
D’altra parte, secondo me, l’Italia dovrebbe investire di più nella scuola. Non serve a nulla acquistare LIM in tutte le aule senza corsi di formazione per l’utilizzo di queste ultime e personale qualificato addetto alla loro manutenzione.
Inoltre, siccome gli smartphones e i vari social online ricoprono un ruolo fondamentale nella società moderna, soprattutto fra i giovani, è indispensabile introdurre, sempre a scuola, un’ora di informatica per acquisire consapevolezza sul funzionamento degli stessi e proteggersi dai rischi, dimostrando come strumenti tanto idealizzati quali Facebook e WhatsApp non sono altro che un insieme di codice, composto da funzioni logico-matematiche.
Un bellissimo progetto che mi piacerebbe vedere diffondersi in Italia è l’Hour of Code, poichè ogni studente dovrebbe avere l'opportunità di imparare l'informatica e le basi della programmazione, che aiutano a coltivare abilità riguardanti la risoluzione di problemi, la logica e la creatività.[4]
D’altronde, sebbene sia un progetto sviluppato da persone in tutto il mondo, abbiamo scelto il nome Glucosio (in italiano) proprio per sottolineare come, anche senza essere in Silicon Valley, si possa fare una differenza nella vita di molte persone in tutto il mondo. In più, la prima release di Glucosio, la 0.8.0, ha come nome in codice “Noce”, in onore del mio paese natale.

[1] http://wiki.ubuntu-it.org/PaoloRotolo


[2] https://play.google.com/store/apps/dev?id=5600498874720965803


[3] http://www.glucosio.org/team/


[4] https://italia.code.org/

 

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