La parola che esplora la realtà nella silloge di racconti di Martino Sgobba

02 19 presentazione destini di martino sgobbaNOCI (Bari) - La parola come forza generatrice e indagatrice della realtà; l'esercizio scrittorio come gioco, ma anche come fonte di verità su possibili situazioni del reale.

L'ultima fatica letteraria del prof. Martino Sgobba, attuale dirigente del Polo Liceale "Majorana Laterza" di Putignano, intitolata "Destini" (Robin, 2015) scandaglia sette differenti storie di 7 personaggi/oggetti, che intersecano le loro vite con altre e intessono fili narrativi attraverso la parola e le suggestioni dell'autore: tutto segue il suo corso, apparentemente guidato da uno schema prefissato come pensiamo faccia la vita, ma i protagonisti attraverso le loro parole danno un indirizzo alla storia, sperimentando questo loro potere eccezionale, quanto limitato dalla loro natura. I Presidi del Libro di Noci hanno accettato la "sfida" di mettere ordine in questo labirinto della parola e della realtà possibile, nel corso dell'Incontro con l'Autore del 19 febbraio, presso i laboratori G.Lan. (in foto da sx Rocco Roberto, Gianni Tinelli, il prof. Sgobba, Maura Carrelli, il referente dei Presidi del libro/Noci, Stefano Verdiani e Angelo Bianco)

Le storie di "Destini" nascono da suggestioni dell'autore da cui scaturiscono le storie di un'attrice famosa, di un nano dall'ottima posizione sociale, di un ex terrorista, di una popolana, di un avvocato di successo e altri ancora, condotti attraverso la parola e le strade animate dall'autore nel loro percorso: la scrittura, la fantasia, ma anche la natura intrinseca di questi personaggi sviluppano trame differenti, dove incroci umani e riflessioni portano a soluzioni o nuovi interrogativi. 

La parola come maschera del quotidiano come quelle indossate dall'attrice famosa per interpretare la Medea,il monologo di Molly di James Joyce, la Mirandolina di Goldoni: se siam capaci di impersonare personalità così diverse, il dubbio è che ogni nostra faccia sia vera e quindi tutte false, se concepiamo un'unica verità. Per Sgobba forse conoscere le nostre maschere ci permetterà di arrivare a comprendere la nostra vera essenza. 

La parola come espressione del nostro Io, come per la popolana, donna di poca cultura e poche parole: la parola dei nuovi linguaggi, che porta all'interrogativo su quanto sia necessaria un'etica per regolare il flusso di pensieri costante e "democratico" a cui siamo giornalmente sottoposti e di cui siamo co-artefici.

La parola come gioco, sperimento per guardare il mondo da nuove prospettive, come quella di un bicchiere che prova degli stati d'animo e li comunica, umanizzandosi: quel che diciamo o scriviamo può dare significato come può anche sottolineare i limiti delle nostre risposte. 

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