"Per forza o per amore", il nuovo libro di Mario Gianfrate

03 27 copertinalibroGianfrate1NOCI (Bari) – Donne di briganti o brigantesse, sono loro le protagoniste del libro "Per forza o per amore: donne di briganti nel vecchio Sud" presentato il 25 marzo presso il Chiostro delle Clarisse di Noci, da Michele Pettinato, direttore responsabile della rivista "Il Sud-Est" e Nicola Putignano, editore.

 

03 26 libroGianfratebriganti2L' evento è stato inaugurato dal discorso di presentazione della rivista "Il Sud-Est "di Nicola Putignano , il quale ha definito il libro scritto da Gianfrate: "sulla stessa linea etica ed editoriale operata dalla rivista, che possiamo definire progressista, riformista, che ha come impostazione quella di partire dal particolare per giungere all' internazionale."
La parola è subito passata al docente universitario Nicola Colonna il quale ha inquadrato e chiarito dal punto di vista storico, politico e sociale, il fenomeno del brigantaggio ancora poco conosciuto ai più giovani, sottolineando però la necessità di conoscere questa "embrionale guerra civile considerata dallo Stato come un esclusivo fatto di ordine pubblico, invece diventata protagonista negli anni '60-'70 di un inasprimento del conflitto sociale, che ha assunto forme di carattere eversivo." - ha continuato - " I briganti nel Mezzogiorno sono poveri tanto quanto i soggetti toccati dall' imposizioni fiscali operate dallo Stato, l'obiettivo quindi di questo libro è quello di vedere l'evento non dal punto di vista dei vincitori, ma degli sconfitti ed in particolare delle donne che già all'interno della società vivono una vita di sottomissione. Per alcune di queste, la sorte vuole l' incontro con storie di disperazione come le proprie e di conseguenza l' intreccio delle loro vita."

03 26 librogianfratebriganti3Successivamente, Michele Pettinato ha presentato la carriera dello scrittore Mario Gianfrate, per poi chiedere a quest'ultimo se di fatto ci fosse una storia, raccontata nel libro, che l'avesse particolarmente emozionato.
Lo scrittore Mario Gianfrate non ha perso l'occasione per definire la grande differenza tra le donna dei briganti e le brigantesse, spiegando che la maggior parte delle donne da lui raccontate nel libro siano donne di briganti le quali: "furono costrette a periodi di latitanze, affiancando il brigante, allontanate dai vezzi, dagli amici e dai parenti. Quasi sempre furono donne molto belle, giovani e sole, sedotte e costrette in schiavitù. Differente da quello che invece riguardava le brigantesse che scelsero da sole di schierarsi in questa forma di resistenza." Uno dei tanti esempi riportati da Gianfrate è stata la storia di Domenica Rosa Martinelli e il sanguinario brigante Francesco Monaco che riparatosi in una masseria per la pioggia, incontra la contadina di appena vent’anni che, di ritorno da Francavilla insieme al cognato, ha trovato anch' ella rifugio in quella masseria. Il brigante se ne invaghisce: la ragazza, in un primo momento, rifiuta la corte del suo spasimante ma, quando Francesco Monaco – come lei stessa, in seguito sosterrà – minaccia di ammazzarla, si arrende e trascorre con lui una appassionata notte d’amore. Il brigante ha così deciso il destino di Menica: lo seguirà nelle sue imprese, divenendo essa stessa una brigantessa. Per questo, le taglia i capelli e le fa indossare abiti maschili ponendogli un berretto sul capo. Agli altri uomini della banda, però, non sfuggono le grazie della ragazza che, malgrado vesta da brigante, è piuttosto belloccia; ritengono che anche loro abbiano il diritto di approfittare della donna. Scoppia una violenta lite tra il Monaco e i suoi seguaci, il quale però, a sorpresa, sarà colpito alle spalle da pugnalate infertegli da un paio di briganti. Il crimine, determina la fine del capobanda e della sua banda. Gli assassini fuggono mentre Menica si consegnarà ai carabinieri. Questi ultimi, peraltro accettando l’idea che la giovane fosse stata costretta a seguire il brigante contro la sua volontà, la assolvono.
Ha concluso l'evento un' ulteriore domanda posta da Michele Pettinato al professor Colonna : " E' di fatto possibile individuare una componente idealistica in questa forma di resistenza o no?", secca e precisa la risposta del professore il quale ha immediatamente risposto che: " No, questa forma di resistenza ebbe connotati reali e politici che però non furono adeguatamente riconosciuti dalla politica del tempo."

 

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