Incontri in Libreria, Vittorino Curci riedita "La ferita e l'obbedienza"

12 06laferitaelobbedienza1NOCI (Bari) - Non poteva che iniziare con l’omaggio al giornalista e scrittore infaticabile e rigoroso, nonché redattore scrupoloso e intelligente Alessandro Leogrande, la rassegna di incontri letterari della libreria nocese Mondadori Point. Non poteva tanto meno non ricordarlo proprio in questa occasione, a poco più di una settimana dalla sua scomparsa, il poeta nocese Vittorino Curci, che in questo cartellone (Incontri in libreria – organizzato in collaborazione con l’associazione "Vivere d’arte eventi" di Gabriele Zanini) è stato scelto per l’appuntamento inaugurale.

L’incontro con Curci, organizzato in libreria la scorsa domenica 3 dicembre, è stata un'occasione ghiotta per parlare della riedizione di una sua raccolta pubblicata esattamente 9 anni fa (in foto a lato la copertina delle edizioni I voli di Icaro del 2008). Con “La ferita e l’obbedienza”, Vittorino Curci è ritornato ufficialmente in libreria: e la notizia è qui, di fronte alla decisione che l’autore ha avuto di ripresentarsi con alcuni pensieri aggiunti all’interno di un testo che prende in considerazione l’importanza della parola che ci salva. Un testo in cui si narra della poesia in quanto medium utile alla percezione delle vibrazioni, in quanto suono che rimanda all’irriducibile verità delle origini, in quanto strumento nelle mani di chi scruta, si avvicina, saggia il terreno, esplora con lo sguardo, è convinto di non sapere niente e si sforza, spera di conoscere.

Il segmento che congiunge l’esperienza privata della poesia a quella pubblica (istituzionalizzata) della stessa è un ponte che non posso attraversare” scrive infatti Vittorino in un suo estratto intitolato “Foglianze”. “Tutto questo nei miei versi si traduce in una accentuata tendenza alla quiete. Ciò che rimane sulla carta è il ricordo di tante piccole battaglie che si sono spente sotto i miei occhi. Più che una forma o una vaga idea, io ho nella testa un suono. È difficile spiegare certe cose, ma penso al tono confidente e rilassato della mia voce, all’accento con cui parlo, ai paesaggi che mi hanno formato. Non solo. In quel suono vi è pure una verità che inseguo dal primo istante che sono venuto al mondo. Assoluta e compatta, la sola verità che mi spiega e che io, con un po’ di fortuna, ma senza pretese, potrei spiegare agli altri. Tutta la speranza, per me, si riduce a questo. Forse, anche qui, alla fine, è soltanto una questione di rifiuti (insomma, gli stessi problemi che abbiamo con l’ambiente). Questo lo getto? Sì. Quest’altro magari lo tengo un altro po’, lo getto domani. L’anno prossimo. Tra cent’anni. Alla fine cosa rimane? La poesia”.

A dialogare con l’autore, in questa circostanza, è il sen. Liuzzi, il quale lo induce a riferire chiaramente il rifiuto nei confronti della classificazione della poesia: “La poesia non merita di essere ripartita per le sue diverse funzioni” racconta. “Il vero poeta deve, al contrario, difendere il valore della poesia: quello legato alla bellezza e alla giustizia. Ogni aggettivo non mi convince”.

Il prossimo incontro previsto nella libreria di Marghe e Marvi si terrà il 17 dicembre: la scrittrice Gabriella Genisi presenterà il suo ultimo romanzo “Dopo tanta nebbia” edizioni Sonzogno.

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