I bambini e la cucina di Noci negli anni '50 nel libro di Gabriele e De Grazia

05 07gabrieledegraziaNOCI (Bari) – È stato ufficialmente presentato al pubblico, lo scorso venerdì 5 aprile nel chiostro delle clarisse di Noci, il nuovo volume edito dalla casa editrice Aga ed inserito nella collana “Memorie” dell’associazione Centro studi sui dialetti apulo baresi, intitolato “A fème. I bambini e la cucina negli anni ’50 del Novecento”. La presentazione de libro, scritto a quattro mani dal prof. Mario Gabriele e dall’artista Antonio De Grazia (che ne ha curato anche le illustrazioni), è stata introdotta dal giornalista Gianni Tinelli e impreziosita dalle note del maestro Enantino, fedelmente reinterpretate da Giuseppe Liuzzi.

04 07pubblicoafemeTraghettando il pubblico nel mondo degli anni 50, il prof. Gabriele ha subito voluto sottolineare quanto i bambini dell’epoca non stessero – a suo dire - “proprio morendo di fame”. “Sarebbe stato più corretto intitolar il libro con la parola “A lope” ma questo avrebbe dato adito a a fraintendimenti”. “I protagonisti” ha continuato "sono essenzialmente i maschietti poiché all’epoca era quasi impedito giocare con le femminucce e devo dire che sarebbe bello se una bambina degli anni 50 riportasse le sue esperienze a riguardo. Noci, negli anni 50, era il paese dei bambini. Basti pensare che dal 1951 al 2018 c’è stato un tremendo calo di natalità. Si ricorda anche un periodo in cui la scuola Positano non riuscisse a contenerli tutti. Le strade e la piazza erano un prolungamento della casa e l'infanzia veniva protetta anche per strada”.

Dello stesso avviso è stato anche l’illustratore del libro Antonio De Grazia, il quale ha voluto commentare quell’età ricordando quanto “La speranza del futuro più ricco e solidale fosse negli occhi di chiunque. Una speranza che, purtroppo, la storia si è incaricata di distruggere”.

Spazio dunque ai contenuti presenti nel testo: i dipinti di De Grazia, legati alla memoria dei luoghi e dei personaggi, l’elenca dei giochi di quel tempo, le tradizioni a tavola sulla quale non doveva mai mancare il pane – condito con qualsiasi cosa la dispensa suggerisse – e il vino (offerto ai bambini addirittura anche dall’età di tre anni “Prime nanz o’ nese e po' nanz a vocc” perché “fesce scì sanghe e latte”. E ancora: tanti buoni detti legati ai cibi più strani e ai modi più colorati di recuperare il cibo come la famosa moda di “andare a zii estranei” (raccogliere frutti da alberi e coltivazioni altrui).

Il libro, oggi recuperabile in edicola o contattando la casa editrice AGA, racconta insomma la genuinità del cibo di un tempo e la spontaneità d'animo con cui prima ci si accingeva alla tavola. Un libro che mette nero su bianco i ricordi di un tempo ancora vivi nella mente di chi oggi è pienamente consapevole di quanto sia l’infanzia, sia la tavola, sia la società sia profondamente mutata.

 

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