Darf: Milton Fernandez racconta la poesia, la bellezza ed il coraggio di essere donna

09 23 DarfMiltonFernandez 2NOCI (Bari)- Ancora una bella e intensa iniziativa quella organizzata dall’associazione culturale Darf lo scorso 22 settembre. La serata si è tenuta all’interno del Chiostro delle Clarisse, a partire dalle 19:00.
Ospite d’onore è stato Milton Fernandez, poeta, scrittore, attore, regista coreografo, editore e maestro d’armi uruguayano. Con Fernandez, (che tra l'altro è anche direttore artistico del festival della letterautra di Milano)  ha dialogato la professoressa Giulia Basile, fondatrice e storica presidente Darf per diversi anni. Tema della serata? La bellezza, la poeticità e la visionaria capacità di guardare oltre dell’essere donna. Essere donna però, richiede anche una straordinaria dose di coraggio ed è un coraggio che ha fatto storia: una storia che merita di essere riscoperta.
Nel suo ultimo libro, intitolato “Donne – pazze, sognatrici, rivoluzionarie”, Milton Fernandez ha raccolto 34 storie di donne che ancora oggi possono far riflettere ed essere d’esempio. Le profonde riflessioni sono state intervallate dagli altrettanto intensi intermezzi musicali di Pietro Verna, che ha proposto alcuni bellissimi brani.

 09 23 DarfMiltonFernandez 1Fernandez è un uomo che aborrisce il maschilismo proprio perché nella sua famiglia (come del resto in tantissime), era considerato all’epoca una cosa naturale. Anche uomini perbene come suo padre, restavano comunque figli di quei preconcetti che inducevano ad affermare: “Questo una donna non può farlo, è una cosa da uomo!”. Milton ha confessato apertamente che il suo primo approccio alla poesia è stato clandestino, per timore che il padre potesse considerarla una perdita di tempo più consona alle donne e non ad un uomo che doveva essere forte ed integerrimo, avvezzo al lavoro. Quasi come se per il sesso maschile non fossero ammessi spazi per la delicatezza e per la riflessione. Per rendere l’idea di quanto forte sia stato da sempre il potenziale della poesia, Fernandez, che ha vissuto sulla sua pelle la dittatura, ha ribadito che “I primi ad essere cacciati via erano i poeti, perché le loro parole non erano condizionabili”. Se la censura si appellava al significato del verso di una poesia o di una canzone, l’autore dichiarava candidamente di aver voluto esprimere tutt’altro. Il messaggio però, nei cuori e nelle menti della gente, arrivava forte e chiaro: ciò di cui si parlava era la libertà. Fernandez, nella sua poliedricità è anche editore, e prima di addentrarsi in maniera particolareggiata nelle tematiche del suo ultimo libro, ha accennato ad un suo progetto che vogliamo citare perché veramente originale e interessante, sperando che sempre più editori possano abbracciarlo. L’iniziativa avrà il suggestivo nome di “bosco dei poeti” e consisterà nel piantare un albero ogni volta che viene pubblicato un libro. Ogni albero trarrà il nome dal titolo del libro pubblicato dall’autore che lo pianterà e che dovrà naturalmente averne cura. Senza svelare troppo per non usurpare il lettore di quella vitale curiosità, Giulia Basile e Milton Fernandez hanno parlato delle tematiche centrali dell’ultimo libro dello scrittore uruguayano.

In “Donne – pazze, sognatrici, rivoluzionarie”, Fernandez ha raccolto 34 storie di donne, tutte assolutamente veritiere. Come sempre accade, se non c’è chi va a scavare con passione e pazienza nelle piccole storie personali, neanche una parta importante della storia globale può essere scritta in maniera compiuta.
Si parla di giovani donne costrette a vendere perfino i loro capelli, unico bene che possedevano in periodi storici in cui la povertà imperava. Donne che miravano ad ottenere in cambio della loro chioma un biglietto per il luogo in cui speravano di trovar lavoro, e che quasi per un’amarissima ironia della sorte, sarebbero state rifiutate proprio per via del capo rasato. Tra le protagoniste, anche donne vittime di violenze e vendute ripetutamente come oggetti di poco conto, donne che avrebbero potuto morire di dolore e che si sono invece rimesse in piedi, lottando strenuamente come fenici appena risorte dalle loro ceneri. Sono storie personali che suscitano naturalmente importanti interrogativi.
“In molti casi sono rimasto basito anch’io, non potendo fare a meno di chiedermi cosa avrei fatto al loro posto”- ha ammesso Fernandez.
Una di queste particolari storie, è quella di una madre che ha visto suo figlio ucciso con una coltellata da un malvivente. Nonostante il lacerante dolore personale, ella va trovare in carcere l’assassino del figlio: appuntamento fisso una volta a settimana. La donna vuole andare a fondo, risalendo all’origine di tanta efferatezza. Scopre cos' che l’uomo era diventato un criminale perché aveva conosciuto solo odio e cattiveria. Quando vivi in un contesto dove se non vuoi essere ammazzato devi ammazzare, il tuo destino è segnato. Questa coraggiosa madre, riesce a toccare le corde giuste e ad aprire il cuore dell’assassino, fondando un’associazione avente per obiettivo proprio il recupero di questi soggetti avviati sulla strada della delinquenza. Il minimo comun denominatore di ogni vicenda narrata è il coraggio: un coraggio che ha fatto storia. Non è una storia che merita solo di essere riscoperta: bisogna prendersi l’impegno di continuare a scriverla, intingendo la penna nello stesso inchiostro di coraggio usato dalle nostre antenate. I tempi fortunatamente sono cambiati e tantissimi uomini si schierano apertamente al fianco delle donne nelle loro battaglie. Perché dunque non apprezzare e non accogliere la loro proposta di “scrittura a quattro mani” della nostra storia?

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