“Sia fatta la volontà del silenzio”: le poesie di Valentino Losito per la rassegna “Io leggo, tu leggi, noi leggiAmo”

02 10 SiaFattaLaVolontàDelsilenzio 3NOCI (Bari) - Lo scorso 9 febbraio, presso il Chiostro di San Domenico, a partire dalle ore 18:00 si è tenuto il primo appuntamento della rassegna “Io leggo, tu leggi, noi LeggiAmo”, diretta da Gabriele Zanini, presidente dell’Associazione “Vivere D’Arte Eventi”, con il patrocinio del Comune di Noci e in collaborazione con la libreria “Mondadori Point” e con il mensile “Noci Gazzettino”. La rassegna, che prevede una serie di suggestivi e costruttivi incontri con i personaggi più importanti del panorama letterario nazionale, ha avuto come primo ospite dell’anno il giornalista Valentino Losito, che ha presentato il suo libro di poesie “Sia fatta la volontà del silenzio”. Con l’autore ha dialogato Nicola Simonetti, direttore di “Noci Gazzettino”.


02 10 SiaFattaLaVolontàDelsilenzio 1Chissà quante volte, ciascuno di noi si sarà sentito ripetere il motto “Il silenzio vale di più di mille parole!”. Ci siamo mai realmente soffermati sulla sua importanza? Queste le tematiche toccate dai componimenti di Losito, di cui l'autore ha discusso durante la serata assieme a Nicola Simonetti. Oggi, il silenzio appare quasi come uno “spauracchio” da cui fuggire: lo temiamo perché ci costringe all’introspezione, a guardarci dentro, trovandoci a cospetto di problematiche che preferiremmo accantonare, ma che è tuttavia necessario affrontare. Il silenzio è anche uno spazio adibito al recupero del rapporto con noi stessi e con gli altri.

Secondo studi a cui Simonetti (da sempre appassionato di medicina) si è interessato, parrebbe che il silenzio agevoli il processo di neurogenesi. Sappiamo che i neuroni, una volta morti, tendono a non riprodursi, ma a quanto sembra, la scienza sta contemplando anche altre possibilità. Dovremmo essere capaci di ritagliarci un “silenzio interiore” che ci isoli all’occorrenza dal chiasso improduttivo che ci circonda.
02 10 SiaFattaLaVolontàDelsilenzio 2“La Puglia è una terra che avvicina ad una riconciliazione con il silenzio, ed è una cosa bellissima”- ha esordito Valentino Losito.
Il giornalista ha spiegato il motivo che ha indotto proprio chi si occupa di comunicazione a scrivere un libro in cui il protagonista è il silenzio: “In un mondo in cui le parole sono gusci vuoti, il silenzio fa sì che esse si rigenerino acquistando spessore. Ogni parola è una parabola: nasce dal silenzio e tra le braccia del silenzio muore!”
Losito ha paragonato inoltre il silenzio ad una terra straniera dove spesso la vita ci spinge. Il silenzio non va confuso con il mutismo, che è una sorta di suo “cattivo alter-ego”.
Il silenzio non è una cesoia che ci separa dal mondo esterno, ma è inteso piuttosto come “setaccio”, che ci consente di filtrare la parte migliore della realtà che ci circonda. Tacere significa porsi in ascolto, e solo chi sa ascoltare può poi avere qualcosa di realmente importante da dire.
Non a caso, molti intellettuali si attengono alla filosofia di vita del “rompere il silenzio solo per dire qualcosa che valga più di esso”.
Chi sa tacere, ha maggiori possibilità di essere visitato dall’ispirazione, in tutte le sue declinazioni possibili. Saranno le parole e le idee ad andare a trovarlo. Nell’era dei social media, dove le notizie trapelano addirittura prima che l’evento si verifichi. A questo proposito, Losito avverte:“Non è detto che un mondo maggiormente informatizzato sia necessariamente più informato!”
Delle sue cinque storiche “W”, quella che salverà il giornalismo è il “why” (perché). Un perché che vuol dire approfondimento; vuol dire scavare dentro la notizia. E l’approfondimento è anch’esso figlio di un lavoro condotto nel silenzio.
Nelle poesie di Valentino Losito, oltre a quello umano, abbiamo anche un silenzio del territorio e degli elementi che lo compongono. E’ il caso ad esempio di un secolare albero d’ulivo, di quelli che simboleggiano appunto le radici della nostra Puglia. Un ulivo testimone della terribile strage ferroviaria di qualche anno fa, con i rami che appaiono come mani di padre intrecciate in una disperata preghiera per i figli morti.
Un silenzio che dovrebbe essere eletto patrimonio dell’umanità, perché mai freddo e sterile, ma sempre gravido di qualcosa: di una nuova poesia, di una bella idea, di una nuova melodia.

 

 

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