Adolfo Rollo: un saggio di Padre Gennaro Antonio Galluccio sull’artista e le sue opere

12 07 AdolfoRolloNOCI – Chi ama l’arte non potrà certamente esimersi dalla lettura di questo saggio scritto da Padre Gennaro Antonio Galluccio (archivista presso l’Abbazia) e pubblicato da “Edizioni La Scala”, con Angelo Martellotta e un intervento di Carmelo Ponti sui luoghi e percorsi latenti relativi a sei opere di Adolfo Rollo.

L’Abbazia della Madonna della Scala non è solo un luogo di pace e di culto, ma anche culla di arte. Per Adolfo Rollo e per la sua arte (della quale l’Abbazia vanta una cospicua e variegata testimonianza) fu un vero e proprio trampolino di lancio. Il saggio di Padre Galluccio, affiancato nel suo lavoro da Martellotta e da Carmelo Ponti ripercorre non solo la biografia e la formazione di Rollo, ma guida il lettore nella comprensione più autentica di cosa fosse per lui l’arte. Il volume, con l’aiuto di bellissime fotografie dal forte impatto, mostra le opere di Rollo presenti all’interno dell’Abbazia, che sono davvero numerose. Dal medaglione di San Benedetto, a quello raffigurante “Maria Madre di Dio”, passando per la statua “Sedes sapientiae”. Ed ancora la formella con l’effige della Madonna della Scala nella quale, sulla destra, appare il volto dello stesso Rollo. Ci sono inoltre la “Vergine Regina del mondo”, scolpita sul monumento funebre dell’Abate Emanuele Caronti e il medaglione con il volto di Donna Laura Lenti Bacile apposto sul monumento funebre della nobildonna. E come tralasciare il Crocifisso nell’Aula Paolo VI dell’Abbazia? L’exursus artistico illustrato prosegue prendendo in esame anche le opere di Rollo ad Alberobello e per comprendere meglio l’uomo dietro l’artista, sono riportate anche cinque lettere da lui indirizzate all’Abate Egidio Zaramella, al quale lo legava un profonda e rispettosa amicizia. Rollo, dal carattere “orgogliosamente spigoloso” e apparentemente un po’ burbero e “orso”, nascondeva intrinsecamente quella grande sensibilità senza la quale gli sarebbe stato impossibile amare e coltivare l’arte. Un tipo “tosto” con le idee ben chiare, insomma. Uno a cui non piaceva nella maniera più assoluta seguire ottusamente e pedissequamente le mode. Per lui, l’arte sacra doveva restare un qualcosa che fosse sinonimo di bellezza, grazia e perfezione.
Diceva lo stesso artista in una sua intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno “L’arte sacra non deve seguire la moda, altrimenti diventa ridicola”. Rollo quindi, considera la sua arte un “dono ricevuto dall’alto” e la utilizza per rendere visibile l’invisibile, per onorare quella Energia Creatrice che tutto può. Sarebbe meraviglioso, per gli amanti dell’arte ma non solo, leggere il libro e successivamente fare una visita in Abbazia, sotto la guida esperta dei confratelli, per ammirare da vicino e con piena consapevolezza le opere in questione.

 

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