"Tenere alta la vita". Pagine di spiritualità di don Stefano Mazzarisi

04 06librodonstefanomazzarisiNOCI - Da diverse settimane in libreria “Tenere alta la vita. Sfrattare vizi, abitare stagioni”, il nuovo libro di spiritualità pubblicato da Tau editrice e scritto da don Stefano Mazzarisi, parroco della Chiesa Madre di Noci. Un piccolo volume, con la prefazione di padre Ermes Ronchi, in cui sono consegnati al lettore alcuni strumenti necessari ad affrontare la quotidiana “lotta spirituale” contro i vizi e in cui sono suggeriti diversi consigli per «scegliere di abitare stagioni […] della vita e della fede».

Con un linguaggio moderno e figurato, arricchito da efficaci metafore, don Stefano affronta il tema dei vizi capitali, su cui i più grandi filosofi e teologi nel corso dei secoli hanno dedicato la loro speculazione. Nelle pagine dedicate ai «vizi da sfrattare», affiorano le tante umane sfumature che questi possono assumere nella quotidianità e nell’intimo dell’animo umano. La presentazione di ogni vizio si conclude con l’individuazione di una serie di «semplici, pratiche e buone risoluzioni», frutto di «intuizioni personali». Sintesi di questi consigli spirituali è certamente la «medietà», vera “protagonista” dell’opera. Vissuta da Gesù, la medietà è la virtù che il lettore è invitato a «scegliere, raggiungere e custodire».
«Ma, per tenere alta la vita, - scrive l’autore – non basta sfrattare vizi, abbiamo bisogno di scegliere di abitare stagioni». La seconda parte del libro è, infatti, dedicata alle stagioni della vita. Don Stefano, con abilità comunicativa, affronta il tema associando paesaggi, profumi, colori, tradizioni e caratteristiche stagionali alle primavere, estati, autunni e inverni del cuore.

Abbiamo posto all’autore alcune domande. Le risposte che il presbitero castellanese ci ha fornito presentano ancor meglio la sua opera, che aiuta il pubblico a «scendere in profondità» e a rilanciarsi verso «il possibile della vita buona», quella del Vangelo.

Che cosa significa parlare dei vizi e delle virtù ad essi contrapposti nel panorama storico-sociale attuale?

Ho scritto sui vizi capitali perché sollecitato da più parti, particolarmente dalla richiesta di approfondimento da parte di alcuni giovani e per percorsi formativi con loro. Di vizi ne ho annotati anche altri due (e ce ne sono altri...): likeismo e selfieismo. Due vizi contemporanei che chiamo social-vizi. Credo che soprattutto nel nostro contesto attuale, dove si fa molta fatica a scendere all'ascolto di se stessi, sia importante parlare di vizi per offrire un invito e un aiuto a leggersi dentro e a liberarsi. Ed è necessario parlare di virtù - soprattutto con la vita - per far venire la voglia di una esistenza bella.

La via per superare il vizio è il «giusto mezzo del Vangelo». Perché ripeti spesso che la medietà va “custodita”?

Perché la medietà non è una conquista da fare una volta per tutte, ma una scelta da fare ogni volta. È lasciando allargare il Vangelo dentro in noi che possiamo custodire il desiderio costante di medietà, che per noi cristiani non è equilibrismo spirituale, ma cammino sulla Via-Gesù. "Uscire fuori Strada" non porta gioia. La medietà, inoltre, nelle sue declinazioni sociali, non è "la via di mezzo" per accontentare tutti, ma il "giusto mezzo" di fronte al quale chi non condivide il Vangelo resta scontento. La medietà non è per "una vita media", ma per una vita alta.

La tua vita sacerdotale e il tuo ministero di parroco come ti hanno aiutato nell’ispirazione e redazione di quest’opera?

"Tenere alta la vita" nasce da tante riflessioni fatte a partire dall'ascolto delle persone che incontro nel mio servizio pastorale, dalla passione per l'evangelizzazione e l'accompagnamento spirituale. Attraverso l'ascolto ho raccolto domande, desideri, fatiche, arrese, ingenuità, confusione... riguardo alla vita spirituale ed ho provato a condividere chiarimenti ed incoraggiamenti.

Il tuo libro è un invito a “Tenere alta la vita”. È peculiare il fatto che gran parte di tale invito sia sviscerato attraverso la trattazione di quanto più umano e “basso” possa esserci: i vizi e gli “alti e bassi” delle stagioni. Ci spieghi questo “ossimoro”.

Il primo abbassamento per "tenere alta la vita" è l'umiltà, che non ci fa mettere al di sopra dei valori, del Vangelo, ma ci aiuta a tendere sempre alla misura proposta. Così si cresce. Un altro abbassamento importante per "tenere alta la vita" è il servizio: ricurvarsi sugli ultimi per rialzarli... e noi con loro. Il trampolino di lancio per "tenere alta la vita" è la realtà. Sì, non si tratta di "vivere con la testa fra le nuvole", ma con il cuore alto nella storia. Una vita "alta", poi, è sempre, allo stesso tempo, una vita "larga": un abbraccio di bene in cui tutti si ritrovano fratelli.

Abbiamo ascoltato i tuoi brani liturgici, letto queste pagine di spiritualità. Cosa c’è in cantiere ora?

Sto cerando di lavorare ad una Via Crucis, lavoro costantemente per piccole rubriche di spiritualità e, ogniqualvolta il cuore me lo suggerisce, annoto appunti e testi per canti liturgici (ne ho un po' conservati). Nelle ultime settimane ho consegnato ad un bravissimo compositore un testo per il "nostro" inno a San Rocco. Spero, poi, di realizzare particolarmente due desideri editoriali: un romanzo e un musical.

 

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