L’antico legame tra “la Terra delle Noci” e la “Villa di Alberobello” in un saggio di Pasquale Gentile sull’annuario “Fatti di Pietra”

01 11 Fatti di PietraNOCI - Sull’annuario “Fatti di Pietra... oltre i confini” 2020, edito a Alberobello dall’Associazione Gianni Bimbo, appare un saggio del nostro Pasquale Gentile riguardante l’antico legame della Terra delle Noci con la Villa di Alberobello. Pasquale Gentile, ormai un’istituzione in materia di storia locale, parte dal 1923, quando il Governo Mussolini, volendo elevare Taranto alla dignità di provincia, contempla l’annessione ad essa di cinquantuno Comuni, tra i quali Locorotondo del circondario di Bari e Alberobello del circondario di Altamura, nel mandamento di Noci. Gli Alberobellesi non ci stanno. Si dissociano immediatamente: sentono di non avere nulla a che spartire con Taranto, non soltanto per ragioni territoriali (quindi geografiche), ma, soprattutto, per ragioni storiche, economiche, culturali e spirituali.

Scrive con fermezza lo storico alberobellese Pietro Lippolis sulla Gazzetta di Puglia nell’agosto del 1923: "La breve storia civile di Alberobello è intimamente legata alla storia di Terra di Bari, alla Contea di Conversano (di cui è Feudo fino al 1797) e alla parrocchia di Noci dalla quale dipende spiritualmente ... sì da essere ritenuta una villa di Noci". La gente di Alberobello, infatti, priva di una parrocchia, istituita soltanto nel 1815, si reca a Noci per ricevere i sacramenti. Gli affari, le occupazioni, i rapporti umani degli alberobellesi sono strettamente legati con i Comuni confinanti per cui il passaggio alla provincia di Taranto creerebbe una frattura incolmabile, mettendo in enorme difficoltà gli abitanti circa gli aspetti pratici, morali e affettivi. I toni perentori con i quali lo storico Pietro Lippolis si erge contro l’annessione di Alberobello alla costituenda Provincia di Taranto, sortiscono l’effetto sperato. Senza colpo ferire il relativo progetto di istituzione e di annessione dei Comuni redatto dal soprintendente alle opere di antichità e d’arte di Puglia e Basilicata Quintino Quagliati viene modificato unitamente al taglio della relazione di accompagnamento al provvedimento governativo. Nel regio decreto con cui si istituisce la provincia di Taranto, firmato da Vittorio Emanuele il 2 settembre 1923 e pubblicato sulla Gazzetta del Regno d’Italia il successivo 22 settembre, Alberobello e Locorotondo non figurano. I due comuni restano nella Provincia di Bari. Alberobello esulta: alzare la voce per far valere un loro diritto, per opporsi a qualcosa di percepito come profondamente inviso alla propria identità storico culturale, porta al raggiungimento dell’obiettivo. Soddisfazione esprime anche Noci, la “Terra delle Noci” nella cui storia - scrive Gentile – ‘la Villa di Alberobello’ penetra con le proprie radici. E qui, il discorso si allarga a tante ‘questioni’: territoriali (Barsento e Alberobello appartenenti a Monopoli), demografiche (il conteggio della popolazione di Noci comprende anche tutti i ‘salviesi’ battezzati nella nostra chiesa), religiosi (l’organizzazione ecclesiastica gestita dalla Chiesa nocese), civili (le relazioni economiche e umane individuabili nel ‘Catasto onciario’ di Noci del 1754).
Una nostra semplice considerazione finale. La storia ci impartisce ancora una volta una lezione importantissima: bisogna sempre lottare per quello in cui si crede.

La passività rassegnata, il “Tanto non si può fare nulla” e “il credere che ogni sforzo sia inutile” dovrebbero essere un atteggiamento e un mantra da eliminare dalla nostra mentalità. Altrimenti, senza prender parte, senza un pizzico di coraggio e di fermezza, non potremo approdare a nulla di significativo; non potremo scrivere anche noi belle e interessanti pagine di storia. L’edizione dell’annuario, curata come sempre da Donato Bimbo e da Salvatore C. Perrini, è impreziosita anche dai saggi di Angelo Panarese e di Giovanni Liuzzi. Il primo tratteggia con grande efficacia la figura di Pietro Campione, leader del Partito Socialista Riformista nei primi anni del Novecento in Terra di Bari e Sindaco di Alberobello (1919/1925). “Enfiteusi di alberobellesi descritte nei Catasti onciari di Martina e di Monopoli del 1753 e del 1754 a la Coreggia e a Malvisco, concesse dal convento monopolitano di San Domenico” è invece  il titolo del saggio di Giovanni Liuzzi.

 

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