Case e cose del passato a Noci, un libro d’altri tempi

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NOCI (Bari) - "Case e cose del passato a Noci", un libro per scoprire la vita quotidiana e la crescita di un paese che oggi conta quasi 20.000 abitanti nel cuore delle murgie. Nella presentazione svoltasi nel rinnovato chiostro di San Domenico, una volta  sede del complesso conventuale dei frati domenicani, gli autori Francesco Giacovelli e Filomena Plantone, assieme al giornalista Nicola Simonetti e al Direttore del gruppo Umanesimo della Pietra Domenico Blasi, hanno raccontato i retroscena, gli umori e le motivazioni che hanno spinto a mettere nero su bianco quasi tre secoli di storia locale.

Storia raccontata attraverso due caratteristiche fondamentali del paese murgiano e che a tutt'oggi risultano ancora pilastri portanti dell'economia locale: l'edilizia e l'artigianato. Il lavoro dell'arch. Giacovelli abbraccia tre secoli dal 1400 alla fine del 1700, e racconta dell'espansionismo urbano che ha interessato il territorio nocese sia in maniera orizzontale che verticale. Noci nasce urbanisticamente intorno ad un triangolo costituito dai poli della collegiata maggiore e le due maggiori torri collocate nei punti nevralgici dell'allora territorio nocese tra via Porta Barsento e via Porta Putignano. Poi la costruzione di case basse e la difesa delle mura. La società avanzava, le idee di progresso anche, unitamente alla espansione demografica, e così le case si sviluppano su più piani. Al sottano, si aggiunge il mezzano ed il soprano. Vengono chiusi alcuni accessi per dar vita alle gnostre, vengono costruite le cosiddette vie aeree. A queste si affiancano le case domenicali costituite da un atrio d'accesso che si frappone tra la strada e la dimora, quest'ultima il più delle volte sopraelevata.

 

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Il processo di evoluzione diviene ormai inarrestabile tanto che le poche famiglie ricche del tempo iniziano la costruzione di importanti palazzi tutt'ora visibili. È l'ora degli Albanese, dei Pace, dei D'Onghia, dei De Tintis, dei Lenti. Dall'evoluzione intra moenia si passa a quella extra moenia, ovvero all'espansione al di fuori della cinta muraria. I soliti nobili fanno a gara per accaparrarsi i pezzi migliori di terra che si protendono a nord verso il convento dei Cappuccini e la vicina Putignano. Nasce Piazza Garibaldi cinta dai palazzi dei signorotti. A due passi emerge la tipografia Cressati. "Il mio studio- spiega Giacovelli- si conclude allorquando l'evoluzione geografico-umanistica di Noci non permette più una netta divisione tra la città, luogo di consumo, e la campagna, luogo di produzione".  Più umanistica la chiave di lettura fornita da Filomena (chiamata Memena) Plantone sugli aspetti quotidiani della vita nocese. Gli utensili adoperati, gli usi, le credenze, i costumi degli antenati nocesi descritti a memoria con lucidità incredibile. Interessante è la vita delle gnostre. Un microcosmo dove ci si aiuta gli uni con gli altri sia dentro che fuori dalla casa per fare le cose più disparate, come stendere i panni oppure appendere la lana. Poi gli eroi della pietra che accomuna il primo studio al secondo, e gli eroi della terra. Foto, poesie, aneddoti, sulla vita e sulle opere dei nocesi che ancora oggi sono ben visibili se qualcuno li vuole vedere. Descrizioni di scorci di borgo antico ed antichi mestieri. In definitiva un lavoro a quattro mani che premia innanzitutto la passione e successivamente lo studio di due persone che amano la propria città. Bene ha fatto quindi la commissione giudicatrice ad assegnare il primo premio di Noci per la Storia Locale ad un'opera che si staglia di sicuro all'interno di un circuito culturale che deve essere patrimonio dell'identità nocese.
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