Arminio e la poesia del “paesologo”, dialogo sulla parola

Franco_Arminio_nociNOCI (Bari) - "Quando vado a parlare del mio lavoro in un paese in cui c'è molta gente che si dedica all'agricoltura ho sempre una bella accoglienza. Non è che a sentirmi vengono i contadini, ma è come se nei paesi dove si lavora la terra ci fosse una maggiore vicinanza al lavoro poetico. È accaduto anche ieri a Noci, nel cuore della Puglia. Stamattina ho visitato una masseria dove oltre alle mucche c'erano anche tanti cavalli della robusta razza murgese.

Ci ha accompagnato un giovane urbanista che ha deciso di lasciare il nord per tornare in Puglia a fare il paretaro, cioè quello che costruisce i muretti a secco. Di cavalli non so molto, ma era bello vederli, neri come le nuvole nel verde basso di gennaio. A Noci si mangia benissimo, le cose che arrivano in tavola sono quasi tutte prodotte sul posto. Parlando ieri sera a cena coi gli amici che mi avevano invitato, mi è venuta l'idea che potremmo organizzare una giornata che potrebbe chiamarsi "Noci a Cairano". In questo caso un paese piccolo adotterebbe un paese grande. Arriverebbero da Noci artisti, poeti, musicisti, ma anche un grande chef e i prodotti della loro terra. Noci è pur sempre un punto del nostro sfinito occidente, ma lì la terra assicura reddito e una buona tenuta morale. Non ci sono mafie e camorre. C'è un sindaco (di centrodestra) che assiste con attenzione alla presentazione di un libro, mettendosi in fila per acquistare la sua copia. So che viviamo in un mondo di colpevoli e che l'innocenza è sempre un'innocenza relativa: l'uomo che allevava i cavalli e le mucche alla fine comunque partecipa della nostra violenza sul resto della natura, ma questo è un altro discorso.

So che l'ebbrezza è andata via dalle nostre giornate, però Noci mi pare un buon esempio di un'Italia almeno decente. Ci saranno anche lì tanti che girano coi suv anche se non è montagne, ci sarà la quota parte dell'egoismo piccolo borghese. Volendo si possono trovare i difetti di tutta la nazione, ma ci sono ci cavalli, ci sono masserie in cui si produce, non villette per i disertori dei centri storici. E poi c'è un poeta e un musicista come Vittorino Curci. Tanto basta per tirare fuori dal groviglio di questa mesta stagione un filo di lietezza".

Quello che avete appena letto è il commento apparso in Comunità Provvisoria il 16 gennaio, dopo che Franco Arminio (foto in alto) è venuto in visita a Noci per presentare il suo ultimo libro. Una presentazione poco presentabile a parole, un'esperienza che è valsa la pena di averla vissuta. Testimone oculare di una situazione a metà tra letteratura e sogno. In questa occasione sono stati stravolti tutti i canoni convenzionali delle presentazioni e dei dibattiti. Sovvertito ogni possibile programma presentato alla vigilia. Niente tavoli dei relatori, niente professori e dottori. Fa colpo invece la poesia raccontata dalla gente, da quelle "anime contadine" apparse inviso ad Arminio a Noci sabato pomeriggio al Palazzo della Corte e che forse scorrettamente passa sotto il nome di "poesia popolare".

info_letterarie-presentazione_arminioSi è così instaurato un dialogo diretto tra lettori e poeta. Lo stesso Antonio Natile (nella foto), curatore ed organizzatore della serata per il ciclo Parole Ambulanti, sembrava avere un ruolo marginale rispetto allo scambio di battute diretto tra chi scrive e chi legge. Un "dialogo sui massimi sistemi" della poesia ma condotto in maniera del tutto semplice, comprensibile anche a chi non ha mai letto un libro di poesia in vita sua. Uno scambio di vedute sull'uso della parola nel vivere sociale moderno, sulla sua egocentrica posizione di accusatrice formulata "per togliere fiato agli altri", ma anche sul suo rapporto con i dialetti e i detti vernacolari che hanno spinto Arminio a pensare ad una possibile comunione culturale Noci-Cairano. Sotto i quattro pezzi di "Natura", la nuova collezione di Carlo Vicenti ispirata al paesaggio e mostrati in anteprima proprio in questa occasione, chiunque si poteva sentire protagonista della poesia di Arminio. Frutto certo dell'inventiva organizzativa di Natile, ma anche dell'estrosità dei nocesi. Il resto è rapportabile al commento pubblicato su Comunità Provvisoria.

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