Andrea Molesini, "siamo molto di più della polvere che ci avvolge"

03-20MolesinitavoloNOCI (Bari) - Ha avuto inizio domenica 18 marzo il primo incontro letterario organizzato dalla neonata associazione nocese "I Presidi del libro", promosso in collaborazione con il Comune di Noci, assessorato alla cultura. Un primo appuntamento che ha visto la partecipazione diretta dell'autore Andrea Molesini, vincitore del premio Campiello 2011 con la sua ultima fatica letteraria intitolata "Non tutti i bastardi sono di Vienna".

A moderare la serata, i due giovani iscritti all'associazione Marilina Notarnicola e Francesco Galassi (foto in alto). Una prima domanda rivolta all'autore, divenuta pretesto per una lunga divagazione sui personaggi del libro, ha permesso di capire quale sia stata l'ispirazione per questo romanzo storico-realista ambientato durante la guerra del '15-'18. "Il primo spunto nasce con la lettura del Diario dell'invasione" esordisce Molesini, "uno scarno diario tenuto dalla sorella del mio nonno materno durante quel terribile 1918 che vide i tedeschi, gli austriaci, gli ungheresi e la fame spadroneggiare nel Veneto orientale. Un anno che vide decine di migliaia di persone morire tragicamente. Poi tutto è avvenuto da sé: una folla di personaggi ha cominciato ad affollare e inquietare le mie notti e a premere dentro di me per essere narrata. Alla fine ho ceduto e ho scritto. Bisogna sempre provare a tacere prima di abbandonarsi a quel che preme per essere detto."

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La storia infatti è narrata da Paolo, un diciasettenne che diventa uomo con la guerra e che riesce a conoscere tutto ciò che c'è di tragico e di meno tragico per ogni nazione, sia essa vincitrice o perdente. "Noi siamo molto di più della polvere che ci avvolge" ha commentato l'autore e qualsiasi tragedia, qualsiasi decisione o cambiamento deciso dall'alto ci rende purtroppo oggi ospiti anche della nostra stessa cultura. Così come la famiglia di Villa Spada finisce per sentirsi ospite in casa propria nel corso della narrazione, nello stesso modo oggi noi uomini del XXI° secolo ci sentiamo ospiti di una cultura che non ci appartiene. Ed allora, perchè non raccontare la mera individualità dei personaggi che vivono la loro storia e il loro tempo? "La letteratura", ha commentato ancora Molesini (foto a lato) "serve a raccontare il mistero dell'individualità proprio perchè dobbiamo morire e morire non ci piace per niente". Paolo allora affronta ogni cosa a mano armata e racconta tutto attraverso l'utilizzo dei cinque sensi e con un linguaggio pieno di metafore della civiltà contadina del tempo, consapevole dei dei suoi limiti.

Leggere questo romanzo significa oggi trarre notevoli spunti di riflessione soprattutto all'indomani della chiusura delle celebrazioni per il centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia, così come ha giustamente commentato il sindaco di Noci Piero Liuzzi. Ottime le riflessioni sulla ricerca dell'utilizzo del linguaggio unitario nel corso della seconda metà del XIX° secolo ed ottima la considerazione della figura femminile. Così come il titolo suggerisce, la guerra rimane sempre e comunque motivo di imbastardimento dei rapporti sociali, ma un motivo in più per riqualificare tutto ciò che c'è di meglio in noi. Un libro da leggere e che suscita emozioni.

 

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