La storia di Ciccepàvele u Capone fra musica ed inediti

10-01librociccepaveleNOCI (Bari) - Non era mai capitato che la storia di un compaesano morto agli inizi del '900 potesse arrivare al cuore della gente in così poco tempo. E tanto meno nei confronti di una canzone che, ancor prima di essere conosciuta qui a Noci, aveva già scalfito il cuore di mezza Italia. Parliamo del libro presentato lo scorso sabato intitolato "Vi saluto e sono Ciccepàvele u Capone".

 
10-01autoriUn libro (quello rappresentato in fotografia) che non racconta solo la storia politica e le battaglie vissute dall'ormai noto Francesco Paolo Cazzolla, ma anche gli aneddoti, le leggende e le dicerie che ancor oggi nel cuore degli anziani nocesi continuano a rimanere indelebili. Tutto ciò è stato reso possibile da quattro autori straordinari, vogliosi di approfondire una figura così intensa come quella di Ciccepàvele u Capone. Ci riferiamo al professor Giulio Esposito, all'avvocato Antonello Roberto, al professor Vittorino Curci e al cantante dei Folkabbestia Lorenzo Mannarini che con tanto amore ha anche voluto riportare sul sito del proprio gruppo  musicale "parte della recensione" che in precedenza Noci24.it ha voluto pubblicare.
 
"Con questa pubblicazione" ha commentato Esposito nel corso della presentazione, "abbiamo voluto risarcire un martire del socialismo". Un martire che addirittura, stando ad una carta inedita presentata da Curci e che permette ancora di approfondire la posizione di Cazzolla, era l'unico in grado di essere considerato tale dai fascisti dell'epoca appartenenti al Comitato d'Azione. Risale infatti al 22 aprile 1921 questa loro pubblicazione rivolta al Comune di Noci e che reputa, fra le righe, coloro che si definivano socialisti non come tali. 
 
Molti sono stati i punti interessanti su cui gli autori si sono voluti soffermare  lo scorso sabato nel Chiostro di San Domenico dinanzi ad un pubblico vasto. Partendo da Antonio Natile infatti, moderatore e membro dell'associazione organizzatrice della serata I Presidi del Libro di Noci, si è potuto conoscere la storia di un vero uomo vicino ai contadini che, forse a causa di strategie politiche o forse a causa di varie disavventure, concluse il resto della sua vita nel manicomio di Nocera Inferiore lontano dalla sua bottega di ciabattino e più tardi di caffettiere, lontano dalla sua calandra (allodola), lontano dalla sua Noci. Ciò che resta oggi di lui non sono le ossa, non sono i luoghi in cui viveva, ma lo spirito combattivo, la speranza, la voglia di denuncia e le poesia satiriche attuali come non mai.
 
La serata si è conclusa con l'intonazione dei 4 versi più significativi di tutta la vita di Francesco Paolo Cazzolla: "Cicceàvele u Capòne/ ha perdut u calandròn/ chiù nun sape ce fè/ cicce pe cicce pe."
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