Giacomo Puccini, la Turandot e l'eredità musicale: l'omaggio dell'Uten

12 21vincenzaturandotNOCI (Bari) - A 90 anni dalla morte anche Noci ha voluto rendere omaggio al grande Maestro. Lo scorso venerdì 19 dicembre, nel Chiostro di San Domenico, in compagnia della dottoressa Vincenza D'Onghia, l'Uten, associazione da sempre vicina ed interessata al panorama musicale, ha ripercorso alcuni momenti della carriera e della meravigliosa attività di Giacomo Puccini. "Puccini e la fiaba senza fine. Turandot e l'eredità musicale del Maestro a 90 anni dalla sua morte", questo il titolo conferito al convegno- seminario, organizzato in collaborazione con il Comune di Noci ed il Centro Studi Puccini di Lucca e col patrocinio del Senato della Repubblica.

Definito "traghettatore" del melodramma nel XX° secolo, Giacomo Puccini veniva a mancare esattamente il 29 novembre di 90 anni fa (1924) all'interno di una clinica di Bruxelles. Questo fu il luogo in cui, ha spiegato la dott.ssa D'Onghia, il Maestro lasciò incompiuta una delle sue più grandi opere, la Turandot. Suddivisa in tre atti, la nota opera teatrale che si svolge a Pechino "al tempo delle favole", si è da sempre distinta, oltre che per la sua incompiutezza, soprattutto per la sua novità di linguaggi e trasmissione di sentimenti, come l'ultimo struggente momento di melanconia che si viene a creare con la morte di Liù.

La Dott.ssa D'Onghia, collaboratrice del più autorevole centro di ricerca a livello internazionale sul musicista toscano, ha così sapientemente ripercorso tutti i motivi fondamentali dell'opera descrivendone l'organico orchestrale, i personaggi, gli attori e così via. Giunta a descrivere infine gli ultimi attivi finali della vita di Puccini legati all'inferno che lui stesso dichiarava avere in gola, si è anche soffermata a descrivere l'eredità pucciniana di cui oggi possiamo godere: una eredità tutto sommato non molto ricca ma davvero significativa. 10 opere, 7 composizioni sacre e corali, 14 composizioni per voce sola e pianoforte, 14 composizioni strumentali. "Se Giuseppe Verdi" ha infine dichiarato, "era stato colui che aveva dato voce alle speranze di un'Italia che stava nascendo e aveva dato ad un popolo affamato di identità nazionale la sua colonna sonora, Giacomo Puccini fu colui che divenne il simbolo della musica di quell' Italia giovane, ambiziosa e un po' decadente nel mondo". Il seminario presieduto dalla D'Onghia è stato infine molto seguito, interessante e dettagliato.

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